Claudio Santori, dalle Marche alla Lituania

Startupper in Lituania. “Giovani, andate all’estero. Ma non a Londra e Dublino” è questo il titolo di un interessante articolo di Ludovica Liuni apparso due giorni fa su Il Fatto Quotidiano. Trasferirsi in Lituania non solo è possibile ma è sempre più desiderabile, specie se la propria attività è basata sul web. Io stesso quest’estate ho trascorso cinquanta giorni in buona parte di lavoro tra Vilnius, Švenčionys e Palanga e senza dubbio ripeterò l’esperienza (più che positiva) anche il prossimo anno. La società menzionata è la Bliu Bliu, di cui ho aggiunto il link.

Kotletas

Falso amico tra Lituano e Toscano; “kotletas” non è la cotoletta ma la polpetta. Il vocabolo è penetrato come forma gergale dal Russo, sopratutto in epoca sovietica. È usato quasi unicamente nel parlato mentre nello scritto si predilige il termine lituano ufficiale “maltinukas” (letteralmente: piccola cosa macinata).

Infodump

Neologismo nato dall’unione di “information” e “dump” che ben sintetizza, nell’ambito della narrativa, una serie di dettagli che possono essere eliminati senza compromettere l’essenza del racconto. Un modo diverso per descrivere il superfluo declinato nelle più disparate forme di riempitivo (o, come avrebbe detto mia nonna, l’arte di allungare il brodo).

Tri, dü, vün, minga

Quando ne hai tre ne hai tre. Quando ne hai due ne hai due. Quando ne hai una non ne hai. Di cosa si tratta?

Nuca araba

Nuca deriva dall’arabo nukhā’ (midollo spinale). Se la nuca “moderna” designa la cervice, ai tempi di Dante essa coincideva ancora perfettamente con l’accezione araba originaria.

La donna in gabbia

In fatto di letture questo sembra un periodo particolarmente fortunato; dopo la scoperta di “Misterioso” di Arne Dahl (1999, titolo originale “Misterioso”, traduzione di Carmen Giorgetti Cima)* mi sono imbattuto in un altro gran bel “crime” scandinavo: “La donna in gabbia” dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen (2007, titolo originale “Kvinden i buret”, traduzione di Maria Valeria D’Avino).

Questo è il primo di una serie di lavori che hanno per protagonisti l’ispettore Carl Mørck e la sua minuscola sezione Q. La Danimarca è relativamente piccola e ho avuto la fortuna di visitarla più volte, quindi molta della toponomastica mi era nota, cosa che ha semplificato la lettura. Adler-Olsen, a differenza di altri autori scandinavi, mi ha tuttavia sorpreso (in positivo) per la vena a tratti comica che ha saputo instillare nel protagonista del romanzo.

“La donna in gabbia” è un ottimo esordio che si distingue per ritmo e originalità. Oltre 450 pagine che ho letto in quattro giorni. L’attrazione esercitata dalla vicenda narrativa è davvero notevole tanto che non sono stati necessari riempitivi di alcun tipo. A livello personale è tra i migliori romanzi letti in questo 2014. Impossibile non consigliarvelo.

_____
* ne ho parlato qui

Lavati, sei così graveolente!

Ecco un altro termine, un aggettivo, che non conoscevo. Deriva dal latino “graveŏlens”, composto di “gravis” (grave, pesante) e “olens”, participio presente del verbo “olere” (odorare). Si dice di cosa o persona che ha un odore particolarmente fastidioso e sgradevole.

Impelagarsi in un mare di guai

Qual è l’etimologia di “impelagarsi”? La spiegazione è piuttosto semplice: il verbo deriva dal latino “pelăgus” e dal greco “πέλαγος”, che significano “mare”.

Vizio di forma

Incapacità di resistere al Parmigiano Reggiano.

Italiota esiste

“Italiota”, aggettivo e sostantivo (sia maschile che femminile), esiste. Ma non nel senso contemporaneo di Italiano/italiano + idiota (purtroppo per ora non attestato nei dizionari), ma come denominazione in uso tra i Greci, a partire dal 5° secolo PEV, per designare i coloni greci trapiantatisi in quella che oggi è l’Italia meridionale (Magna Grecia). “Padaniota”, invece, ha solo un’accezione moderna.

Non fare l’idiofono!

Idiofono (pronunciato idiòfono, non idiofòno) è parola poco nota, ma che a me piace molto. Gli idiofoni sono quegli strumenti musicali in cui suono è prodotto unicamente dalla vibrazione del materiale di cui essi sono costituiti, cioè senza l’impiego di corde, membrane o altri dispositivi. Possono essere a percussione, a scuotimento, a pizzico, ad aria, a raschiamento e a frizione.
Esempi? Il triangolo, la campana, il campanaccio, il gong, la marimba, il ghatam, le maracas, i piatti, i legnetti, la frusta, le nacchere, lo scacciapensieri, la celesta, il vibrafono, lo xilofono, la quijada.
Quest’ultimo è di antiche origini africane ed è particolarmente interessante. Quijada è termine spagnolo che significa “mandibola”*; lo strumento, nella sua forma originale, era infatti costituito da una mandibola di asino. Nella sua versione moderna, invece, ha cambiato forma, materiali e anche nome: oggi si parla di vibraslap. Tuttavia è possibile costruirselo anche a casa. Data la difficoltà nel reperire una mandibola d’asino suggerirei di optare per una meno impegnativa mandibola di suocera.

_____
* in Inglese è chiamato “jawbone”

Poliomielite o poliomelite?

Per molti anni ho pensato che il termine “poliomelite” fosse quello giusto. Ancora oggi l’errore è tuttavia largamente diffuso. Ecco, per esempio, quanto risulta da una semplice analisi delle occorrenze in Google.

poliomielite: 903.000
poliomelite: 217.000

Bambino lebbrifero

L’aggettivo “pestifero” significa alla lettera “portatore di peste”. Per estensione indica anche cosa o persona che arreca grave danno alla salute, che ha effetti nocivi, che è malsana, che ha odore sgradevole. Più raramente viene definita “pestifera” una persona perfida e malvagia. Senza dubbio, però, l’uso più frequente in tempi moderni (e nel mondo occidentale) è quello con significato attenuato e tono scherzoso in riferimento a chi – tipicamente un bambino – è molesto, fastidioso, iperattivo.
Soffermandomi su quest’ultima accezione mi domandavo cosa abbia portato a preferire la peste rispetto ad altre gravi malattie infettive. Si dice che un bambino è pestifero, ma non che è colerifero, lebbrifero, vaiolifero, malarifero, tubercolisifero, poliomielitifero, ecc. Anzi, questi aggettivi non sono nemmeno attestati sui principali dizionari.

Via Leone Sbrana

Per chi non è di Viareggio Leone Sbrana può sembrare un nome alquanto strano per una via. Invece non c’entrano né il re della foresta né il verbo apparentemente associato al felino: Leone Sbrana, come ci dice questa paginetta di Wikipedia, è stato uno scrittore e un uomo politico viareggino; amato al punto tale che nella sua città natale oggi c’è una via a lui dedicata (e non solo quella).

Inscemistica

Mentre pensavo alla logica e al comportamento tenuto dai miei vicini di casa durante una tipica riunione di condominio è saltata fuori questa parola qui.

Io affrango, tu affrangi, …

“Affrangere” è verbo rarissimo di cui però usiamo con una certa frequenza il participio passato “affranto”.

Moscherino

Pare che “moscherino” sia una variante poco comune di “moscerino”. Proviamo a capire cosa significa “poco comune” attraverso le occorrenze in Google.

moscerino: 248.000
moscherino: 11.300

Tri-tr-tr-tri-tr-triangolo

Qual è il triangolo di cui si parla nel titolo?

Arancini di pianto

Gli arancini di riso in tempo di crisi.

Il mio vicino è tiptologo

Avete presente quei vicini che usano battere sui muri, sul soffitto o sul pavimento per segnalarvi, ad esempio, di abbassare il volume della televisione o di spegnere la lavastoviglie? Ebbene, potremmo definirli dei tiptologi.
Il termine tiptologia esiste per davvero e ha due significati: (a) nelle sedute spiritiche, la comunicazione medianica ottenuta attraverso i colpi battuti dalle gambe del tavolino*, (b) il sistema di comunicazione tra carcerati consistente in piccoli colpi battuti sul muro.

_____
* inutile ricordare che nulla di tutto ciò ha validità scientifica

Lira di Dio

L’errore è più comune di quanto si pensi. Ecco le occorrenze in Google (metodo delle virgolette).

l’ira di Dio: 153.000
lira di Dio: 12.700

Etnologi miti

Cosa sto anagrammando?

Altri suggerimenti:

getto milioni
limo in Egitto
olmi in Egitto
miglio inetto
temono litigi

Comignolo

Quinto della serie; prima di lui: copollice, coindice, comedio, coanulare

Si svegliò con il sogno che le si scioglieva nella coscienza

Questa frase, a mio giudizio bella e originale, compare nella parte iniziale del romanzo “La donna in gabbia” di Jussi Adler-Olsen (2007, titolo originale “Kvinden i buret”, traduzione di Maria Valeria D’Avino).

Albo corto

Il nome commerciale di quale sostanza si ricava anagrammando il titolo?

Voci precedenti più vecchie