Come sempre ho un’infinità di ottimi motivi per dire che è un peccato dover lasciare questa vita proprio ora che, a quasi cinquant’anni, ci avevo preso gusto. Ma, pazienza, prima o poi succederà.
Penso*, per esempio, a come sarebbero lo sviluppo e la diffusone di un nuovo virus nel 2120. Come potrebbero andare le cose tra cent’anni? Mi viene da supporre che i tempi per trovare un vaccino e una terapia saranno molto più rapidi, ma non è questo su cui voglio soffermarmi. Parliamo di mappatura del contagio. Io la vedo così: tra cent’anni avremo tutti la possibilità di identificare l’insorgenza di un virus già noto (ad esempio quello dell’influenza stagionale o – molto peggio – quello della meningite) in tempo reale; magari tramite un’analisi casalinga della saliva o di una goccia di sangue, o addirittura sfruttando la traspirazione del nostro corpo, letta e rielaborata dai nostri indumenti. I dispositivi attorno a noi o dentro di noi avranno una memoria con le sequenze genetiche di tutti i virus esistenti; quando si diffonderà un virus sconosciuto ci vorrà giusto il tempo affinché qualcuno nei tracci il profilo genetico e – una volta trovato – ne faremo il download e avremo la possibilità di trattarlo come tutti gli altri virus. Se un nuovo virus si diffondesse in Lombardia avremmo la possibilità di testare tutti i Lombardi, senza pensare se occuparci di fare un (a quei tempi anacronistico) tampone a chi sviluppa o non sviluppa i sintomi.
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* penso anche: nel 2120 Ozzy Osbourne sarà ancora vivo?
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