La Tenuta San Martino di Altavilla Monferrato (Alessandria) è stata la destinazione prescelta tra quelle offerte dal catalogo del pacchetto Wonderbox, ricevuto come regalo per il nostro recente matrimonio da un gruppo di amiche di mia madre. La formula, denominata “gustosa evasione”, prevedeva una notte con prima colazione e una cena tipica. Ci siamo stati questo venerdì (8 Luglio 2011).
Abbiamo scelto in base alle caratteristiche della struttura e alla descrizione dei suoi servizi, e abbiamo controllato il sito internet. Tutto lasciava pensare a un luogo da favola, ma le cose sono andate in modo diverso. Colpa mia che, chissà perché e chissà da cosa ipnotizzato, questa volta ho omesso di controllare le recensioni e le opinioni in Rete. Errore imperdonabile: se avessi perso soltanto cinque minuti in più alla ricerca di qualche parere altrui ci saremmo certamente risparmiati una simile delusione.
Se il buongiorno si vede dal mattino… Una buona accoglienza, si sa, è fondamentale, qui invece ne abbiamo ricevuta una pessima. Alla reception abbiamo trovato una ragazza bionda (tinta), svogliata e per nulla sorridente, che – dopo aver gestito in modo imbarazzante le lamentele di una precedente ospite – ci ha accompagnato in camera senza quasi proferire parola e non fornendo alcuna delle indicazioni utili che è invece logico attendersi, specie in una struttura così vasta e dispersiva: per esempio dove si sarebbero svolte la cena e la colazione e a che ora, o dove avremmo pututo trovare i lettini per la piscina. La mattina successiva c’era una ragazza diversa, dai capelli neri e dall’aspetto tutt’altro che piemontese; invariato invece l’atteggiamento di freddezza e scortesia. A dire la verità qualche sospetto avrei dovuto nutrirlo subito: ricordo che durante la prenotazione telefonica la mia interlocutrice aveva insistito sul concetto di… non si può fare il check-in prima delle 14:00 e le camere devono essere lasciate non oltre le 10:00… come dire… non esattamente un messaggio di benvenuto (tra l’altro, sia il check-in che il check-out hanno orari decisamente anomali rispetto a qualunque hotel, bed & breakfast o agriturismo).
La nostra camera. Molto ampia e riccamente arredata, quasi una mini suite. Nonostante ciò si avverte un che di negativo (la Indrė lo ha detto subito: “questo posto non ha una buona aura”). Un attimo di riflessione e comprendi che cosa stona: è il contasto tra l’eccesso di alcuni elementi inutili (vasi, tavolini, divanetti, tappeti, quadri, riviste, minibar, TV satellitare) e la scarsità di altri ben più importanti (sapone insufficiente, mancanza di bicchieri per alloggiare dentifricio e spazzolini da denti, mancanza di almeno metà delle lampadine, assenza di una connessione wi-fi). Una disarmonia di fondo che contrasta in modo evidente con la semplicità e la sobrietà che ci si aspetterebbe da un ambiente rurale e contadino come quello di un agriturismo immerso tra le verdi colline del Monferrato. Almeno era tutto pulito. O così sembrava… perché quando la mattina successiva sono andato alla ricerca di un orecchino sotto il letto ho visto le cose da una prospettiva ben diversa.
La piscina. Non sono un amante del genere (alla Indrė invece è piaciuta, anche se non del tutto pulita); credo che le piscine mal si accompagnino alla particolare atmosfera degli agriturismi; e poi attirano come mosche Milanesi e Varesini spandimerda tutti intenti alla loro imprescindibile tintarella (lo dico da Milanese DOC).
La cena. Per prima cosa è stato necessario trovare la sala giusta: ce ne sono talmente tante che è inevitabile sbagliare, ed è comunque fastidioso e imbarazzante dover chiedere continuamente a chi passa (ecco perché – a posteriori – il giudizio sull’accoglienza è ancor più negativo). Trovata la sala, questa si presenta piuttosto buia e mal arredata, soprattutto per la presenza – del tutto fuori luogo – di sedie e tavoli addobbati a mo’ di matrimonio che certo non si adattano al resto degli elementi. In quanto alle portate vere e proprie, queste sono risultate scarse e poco interessanti, molto lontane dagli standard qualitativi di questa regione (e parlo di “standard” non di “eccellenza”). Acqua e vino si pagano a parte, ma non all’atto del check-out, come logico, bensì direttamente al bar del ristorante (dove ci è stato detto che bancomat e carte di credito erano momentaneamente fuori servizio). Pessimo il servizio di sala, con personale freddo e impreparato che dà l’idea di forte improvvisazione (alla Indrė è stato addirittura portato via il secondo mentre aveva ancora le patate nel piatto e le posate appoggiate esternamente sui bordi; insomma, qui non si conosce nemmeno l’ABC). Agli occhi della Indrė i camerieri apparivano come vampiri, e in effetti a volte c’è stata la sensazione di trovarsi dentro uno di quei vecchi film – tipo Dèmoni di Dario Argento – dove da un momento all’atro gli umani si trasformano in mostri (questa descrizione può apparire poco seria, ma la si consideri valida solo ai fini di rendere una sensazione di stranezza e disagio).
La colazione. Se pensavate di aver già toccando il fondo con la cena vi sbagliavate: il vero picco negativo arriva con la colazione. Stessa sala (che di giorno appare ancor più fuori contesto), stessi camerieri tristi, ma livello qualitativo inferiore. Quello che abbiamo trovato noi è stato un tavolo self-service con un vassoio di prosciutti e formaggi (per la precisione, un tipo di prosciutto cotto e un tipo di formaggio) che credo nessuno si sia azzardato ad assaggiare, un paio di succhi molto annacquati e per il resto unicamente prodotti confezionati. Proprio il tipo di roba fresca che ci si aspetta di trovare in un agriturismo, no?
Girovagando per la struttura abbiamo notato una zona molto ampia dove si celebrava un matrimonio, con numerose sale e una seconda piscina; nella parte retrostante è ospitato un piccolo zoo con daini, pony, capre e altri animali. Insopportabili le zanzare, anche in pieno giorno.
In conclusione, il nostro soggiorno presso la Tenuta San Martino si è rivelato essere una delle peggiori esperienze di sempre. Di questo luogo balza all’occhio (e al cuore) il suo essere totalmente privo della benché minima connessione con il territorio circostante. Nel modo in cui è strutturata, arredata e gestita, questa tenuta non ha nulla a che fare con il Monferrato, con il Piemonte e – più in generale – con lo stile, la cultura e le tradizioni padane. Un luogo alieno, gelido, privo di radici e di passione.
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