Dichiarazioni

Venerdì è stato l’ultimo giorno di scuola. Mia figlia, assieme ai suoi compagni di classe e un paio di genitori assortiti, si ferma a mangiare un hamburger in un bar poco distante, poi, con tre amichette e la mamma di una di loro va a fare compere al Fiordaliso di Rozz Angeles (luogo orribillimo, con una densità di XP spaventosa). Alle 16:30 vado a riprenderla (trattenendomi non più di qualche attimo) e nel viaggio di ritorno, venti minuti scarsi, mi racconta come è andata la giornata. “Papà, lo sai che Giorgia si è dichiarata a uno di terza (media)?”. Così, pur intuendolo, le chiedo il significato di quel “si è dichiarata” e lei mi spiega che si fa così: se ti piace una ragazza o un ragazzo la/lo raggiungi e le/gli dichiari la cosa. Pare che oggi l’inizio di un fidanzamento avvenga con queste modalità/regole. Di buono c’è rimasta l’esperienza del rifiuto (questa Giorgia è stata rifiutata), ma senza più nulla di bello, romantico o passionale intorno. Non so come era per voi, ma ai miei tempi c’era tutto il rituale del corteggiamento, dell’approccio nel momento giusto, della comprensione del quando e del se era il caso di scambiarsi il primo bacio. Poi, a un certo punto, il fidanzamento prendeva vita da solo, anche se nessuno sapeva esattamente quale fosse il momento giusto; a volte poteva essere il primo bacio, altre volte parecchio dopo; in ogni caso non c’era un vero e proprio tempo zero che fungesse da spartiacque tra il prima e il dopo: c’era piuttosto un intervallo di tempo non ben definito, che poteva durare minuti, ore o giorni. Penso che fosse molto meglio allora.

5 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. blogdibarbara
    Giu 09, 2024 @ 11:12:04

    Ai miei tempi gli approcci alle medie non esistevano proprio. Anche se un amico di un paio d’anni più vecchio di me mi narra di una personaggia oggi molto famosa, sua compagna di scuola appunto alle medie, che già in prima ne faceva di cotte e di crude. Però non si trattava di fidanzamenti bensì di prestazioni a pagamento.

  2. Nautilus
    Giu 09, 2024 @ 11:18:21

    @ blogdibarbara

    Ai miei tempi i fidanzamenti alle medie riguardavano una frazione davvero piccola della popolazione scolastica (a cui non appartenevo). I veri fidanzamenti sono arrivati al liceo.

    Mi viene in mente una cosa curiosa. Alle elementari, almeno in quarta e in quinta, non si diceva che “ad A piace B”, ma “A vuole B”. Ricordo ancora qualche zia che mi chiedeva cose del tipo “tu chi vuoi?” e “a te chi ti vuole”. L’uso del verbo volere mi è sempre sembrato strano, anche se esprime un concetto bello come quello del desiderio.

    Chissà se era un modo di dire solo della mia zona o se fosse in voga anche a Milano città e in altre zone del Paese.

  3. blogdibarbara
    Giu 09, 2024 @ 11:30:42

    Beh, in spagnolo amare si dice querer, che letteralmente significa volere. Mentre in Emilia – non so se si usi ancora – per fare l’amore, o i più prosaici scopare trombare ch*, si diceva adoperare: stanotte ho adoperato mia moglie, questa settimana ho adoperato mia moglie tre volte. A me è stato riferito come ancora in uso una trentina d’anni fa. Notare che mentre fare l’amore richiede la preposizione con se coniugato al singolare, oppure si coniuga al plurale (noi facciamo spesso l’amore, stanotte abbiamo fatto l’amore), il che implica condivisione, reciprocità, gli altri tre verbi se usati al singolare hanno il complemento oggetto, cioè la controparte è appunto l’oggetto del tuo trombare. Però adoperare lo trovo ancora più squallido anche del più volgare degli altri tre.

  4. Nautilus
    Giu 09, 2024 @ 12:09:07

    blogdibarbara

    Uhm, “adoperare” in effetti mi suona malissimo, ma non l’avevo mai sentito.

  5. blogdibarbara
    Giu 09, 2024 @ 13:40:32

    Me l’ha raccontato un tizio della provincia di Bologna, di una ventina d’anni più vecchio di me, cioè una quarantina più di te.

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