Insaporiamo ortaggi pugliesi (7, 2, 4)

Scaliamo vette.

Apriamo i regali (9, 1, 8)

Escludiamo quelli che sono qui.

Sedarono (7, 2, 6)

Proviamo senza aiuti.

Chiese delle sette sorelle

Vi lancio lì una frase che può avere almeno una mezza dozzina di significati diversi.

Abbazie di francescani (6, 3, 10)

Domandò alcune bevande per colazione.

Domandò info sui francescani.

Sebbene sia la prima frase trisenso che presento immagino che qualcuno l’abbia già proposta più volte nell”ultimo secolo.

Obepta

Era davvero obesa, praticamente obepta.

Il piccolo Carl

Più il piccolo Carl cresceva, più mostrava comportamenti effemminati. I suoi genitori, il signor e la signora Otta, non si davano pace: temevano di aver sbagliato qualcosa.

Urta il boiler (5, 6, 11)

Sfida tra due ragazze brutte.

OKI

Sono l’unico (e non sarebbe comunque un problema) che non sopporta quelli che dicono OKI al posto di OK?

Roccia calcarea metamorfica a struttura cristallina e strato adiposo sottocutaneo del maiale (5, 1, 5)

Mi equipaggio con strumenti d’offesa e gli/le do fuoco (1’4, 1, 1’4).

Al culmine della rabbia della nonna (3, 5, 1, 3, 1, 3)

Sulla sommità della testa i capelli cominciavano a farsi meno folti.

Suggerimento 1: ci sono degli apostrofi (tre in un caso, uno nell’altro).

Suggerimento 2: una delle due espressioni usa un linguaggio un po’ poetico e datato.

Anagrammi di Lettonia

In totale

Tè latino

Lei tonta

Lite NATO

Lite nota

Lo tentai

Telonati

Tali note

Anagrammi di Estonia

Esitano

Fin là

– ah, ma davvero sei andato fin là?

– sì, sono andato in Finlandia

Sento ancora l’oceano dentro

Quando incontri un Pugliese lo capisci, lo senti dalla lingua, ma magari non sai esattamente da che zona proviene. A meno che non sia di Barletta, perché uno di Barletta te lo vuole far sapere lui che viene da lì, ancora prima che tu possa domandarglielo. Per chi viene da Barletta, infatti, quello è il centro del mondo.

Così ci sono voluti pochi minuti per capire che i due Pugliesi ospiti nel nostro albergo non lontano dal Lago di Iseo sono di Barletta.

Ieri sera al ristorante. Daniel, uno dei camerieri, fa sapere ai commensali che come fuori menù hanno dei filetti di rombo (che io ho poi preso). Quando arriva dai due di Barletta, una coppia sui 65 anni, l’uomo fa a Daniel: ah u rombo; una volta ho mangiato un rombo e adesso sento ancora l’oceano dentro (e mentro lo dice si accarezza l’enorme pancia), ancora l’oceano sento (il Pugliese tende a ripetere le frasi invertendo l’ordine di alcuni termini).

(5, 5) = (2, 8)

Fucili automatici neri

Non hai abbastanza tempo per me

Oscuri

Semioscuri

Semi oscuri

Semi o scuri

Se mi oscuri

Giorgia ed Enrico

Giorgia: Gli immigrati clandestini rubano il lavoro ai nostri connazionali, quindi dobbiamo bloccare il loro ingresso nel Paese.

Enrico: il tuo modo di ragionare è errato, quindi non è vero che dobbiamo bloccare il loro ingresso nel Paese.

Quello descritto sopra è lo stesso schema, volutamente ridotto all’osso, dei due post precedenti e identica è la fallacia logica sottostante. Il fatto che il ragionamento di Giorgia sia errato (ed è ovviamente errato) non permette di dire nulla sulla conclusione cui perviene. La conclusione, infatti, può essere vera o falsa.

La tabella di verità dell’implicazione logica dice proprio questo: è vero che partendo da qualcosa di falso si può pervenire a qualcosa di falso ed è vero che partendo da qualcosa di falso di può pervenire a qualcosa di vero.

Combattere l’illegalità (in questo caso quella dell’immigrazione) è cosa sacrosanta al di là del fatto che qualcuno faccia dei ragionamenti sbagliati per arrivare a quella stessa conclusione.

La fallacia logica descritta nello schema iniziale (nelle parole di Enrico) è uno dei modi tipici (ed errati) di argomentare da parte di moltissimi esponenti della sinistra di questo Paese.

Giulia e Zelindo. 2

Giulia: Poco fa dietro quella porta ho sentito un miagolio, quindi dietro quella porta c’è un gatto.

Zelindo: il tuo modo di ragionare è errato, quindi dietro quella porta non c’è un gatto.

Quattro domande. Tre le possibilità di risposta: sì, no, non si può stabilire.

D1. Il ragionamento di Giulia è corretto?

D2. Il ragionamento di Zelindo è corretto?

D3. Dietro la porta di cui parlano Giulia e Zelindo c’è un gatto?

D4. Questo caso differisce da quello del post precedente?

Giulia e Zelindo. 1

Giulia: Vedi quel tizio al cellulare vicino al bancone? Parla in Polacco, quindi è un Polacco.

Zelindo: il tuo modo di ragionare è errato, quindi quell’uomo non è un Polacco.

Tre domande. Tre le possibilità di risposta: sì, no, non si può stabilire.

D1. Il ragionamento di Giulia è corretto?

D2. Il ragionamento di Zelindo è corretto?

D3. L’uomo di cui parlano Giulia e Zelindo è un Polacco?

Effe-bi-ai

O dici ef-bi-ai o dici effe-bi-i. Se dici effe-bi-ai sei una capra.

Denomina e numera

Se vi chiedessi cosa sono il denominatore e il numeratore di una frazione sono sicuro che mi rispondereste dicendo che sono i numeri scritti rispettivamente sotto e sopra la linea di frazione. E questo è certamente vero. Se vi chiedessi cosa indicano, mi rispondereste altrettanto bene che il denominatore ci dice in quanti parti dobbiamo suddividere un intero e il numeratore ci dice quante di quelle parti dobbiamo considerare. Bravi, avete fatto il compitino senza errori. Ma…

Vi siete mai chiesti perché il denominatore e il numeratore si chiamano così? No, vero? Infatti, per quanto possa sembrare strano, questa – che è la più elementare delle cose – a scuola non viene nemmeno insegnata. Se un insegnante non la insegna l’alunno non l’apprende, ma – sopratutto – l’alunno che da grande farà l’insegnante a sua volta non potrà insegnarla ai suoi alunni.

Proviamo a colmare questa lacuna allora.

Il denominatore si chiama così perché denomina, cioè dà il nome, ovvero ci dice qual è la natura di un certo oggetto. Ci dice, in altri termini, se abbiamo a che fare con delle metà, dei terzi, dei quarti, dei quinti, ecc.

Il numeratore, invece, si chiama così perché numera, cioè conta. Conta cosa? Conta gli oggetti definiti dal denominatore. Cioè conta le metà, i terzi, i quarti, i quinti, ecc.

Un po’ come quando andiamo allo zoo. Troviamo diversi recinti. Prima di tutto individuiamo il tipo di animali all’interno del recinto (leoni, tigri, giraffe, zebre, …) e poi li contiamo.

Ecco perché a me piace dire denominatore e numeratore e non il viceversa. Perché in qualche modo il denominatore viene prima. A me viene naturale prima definire e poi contare.

Terrestrial:Earth = x:Jupiter

Trovare x.