Nei giorni scorsi ascoltavo alcuni colleghi del mio ufficio scandalizzarsi per la vicenda dei rimborsi elettorali della regione Lombardia che ha coinvolto un gran numero di consiglieri di PDL e Lega. Ho ascoltato in silenzio, senza intervenire, memore – sopra tutto – della saggezza di Arthur Bloch e della sua inestimabile massima “non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza”. Discutere della cosa in questi termini, infatti, è pura idiozia. Il mio titolo potrebbe irritarvi, lo so; e potrebbe farvi pensare: ecco il solito saccente che, di fronte a un fatto concreto, anzi concretissimo, tenta – con vizio tutto italico* – di sviare la questione pensando che il problema sia sempre un altro. In effetti il problema è splendidamente un altro: ha a che fare con la natura umana.
I colleghi di cui sopra sono in buona parte di sinistra, ma non tutti. Tutti, in ogni caso, non hanno colto il cosidetto nocciolo della questione. È ragionevole scommettere un rene, una milza o qualche altro organo interno che il fenomeno dei rimborsi riguardi anche l’opposizione; al limite potrà cambiare qualche percentuale, qualche dettaglio, qualche sfumatura. Ma la verità è che siamo esseri umani, e come tali soggetti a vizi, tentazioni, ruberie ecc. Gli umani siamo noi, non gli altri. In ciò – altro elemento fondamentale da comprendere – non c’è nulla di male, e nemmeno di bene. È la natura. La natura non si giudica: si osserva e si impara a conoscerla, perché cambiarla è impossibile.
Che noi uomini siamo fatti così lo sappiamo da sempre, da ben prima dell’avvento di psicanalisi, psicologia, psichiatria e discipline affini. L’uomo ha iniziato a filosofeggiare migliaia di anni prima di Freud e Jung.
E allora qual è questo famoso nocciolo del problema? È talmente ovvio e banale che ci si vergogna quasi a doverne parlare. Perché le aziende mettono regole e controlli (regole e controlli, lo ripeto) sui rimborsi chiesti dai dipendenti? Perché nei negozi e nei supermercati esistono dispositivi per controllare che un prodotto sia stato passato allo scanner prima che il cliente esca? Perché i distributori di bibite o quelli per l’accesso alle pompe di benzina in modalità self-service hanno sistemi per la verifica delle banconote immesse? La lista è lunghissima, ma il concetto è sempre lo stesso: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Ma, sopratutto, il funzionamento di certi sistemi non può dipendere dalla buona volontà e dall’onestà delle persone.
Il vero scandalo, dunque, è il fatto che non esistano regole di buon senso e controlli.
Giovedì scorso ho chiesto alla mia azienda il rimborso per un intervento dentistico. La regola dice che, a seconda dell’intervento, avrò diritto a un contributo compreso tra il 60% e l’80% della spesa sostenuta, a patto di restare entro un certo massimale annuo. Ho inviato alla mia azienda la fattura del dentista e una documentazione interna (compilata dallo stesso dentista) sul tipo di intervento. Nei prossimi giorni alcune colleghe che si occupano di questo settore vaglieranno il mio caso, faranno i dovuti conteggi e provvederanno a trasferire sul mio conto corrente la cifra risultante. Cosa succederebbe se chiedessi di farmi rimborsare gelati, cartucce da caccia, videogiochi, libri e lecca-lecca? Al di là del fatto che non verrei rimborsato probabilmente si aprirebbe una procedura a mio carico che potrebbe essere il viatico per il mio licenziamento. Domanda: perché in regione Lombardia non esistono regole e controlli di questo tipo?
Mi pare evidente che il vero scandalo è questo. Tuttavia, se io fossi a capo di uno dei partiri politici coinvolti nella vicenda – giusto per capire qual è il mio pensiero – vieterei la candidabilità dei consiglieri indagati e – a inchiesta conclusa – provvederei alle espulsioni dovute (che però, per dirla in termini logico-matematici, costituirebbero un’azione necessaria ma assolutamente non sufficiente).
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* io, che italico non sono, sulla cosa ci avevo fatto persino un post: Il problema vero è… (1 Ottobre 2011)
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