Ma se è fatta di alluminio perché si chiama stagnola?

Se lo è chiesto mia figlia l’altro giorno. Non difficile la risposta: perché in passato (un secolo fa) era fatta di stagno, poi la tecnologia ha sostituito lo stagno con l’alluminio, ma il nome è rimasto.

La cosa interessante (almeno per me) l’ho però scoperta quando ho cercato di capire in quali altri contesti venisse usato l’aggettivo stagnolo. Gli aggettivi derivati da stagno sono infatti stannico e stannoso. Ebbene, stagnolo non esiste, ma solo stagnola, che dunque è un sostantivo. Cioè, nella locuzione “carta stagnola” stagnola è un’apposizione, come lo è regina nella locuzione “regina Elisabetta”.

-menta

Ferramenta, fondamenta, giumenta e tormenta dovrebbero essere le uniche parole a termimare in -menta. Un Genovese aggiungerebbe anche rumenta.

Petricore

Il profumo che si diffonde nell’aria sùbito dopo la pioggia.

La Cati e la Vale

Caterina e Valentina sono nomi in qualche modo simili: iniziano con la presenza delle vocali “a” ed “e” e terminano in “ina”. Eppure a me viene naturale usare le abbreviazioni Cati e Vale, non Cate e Vale. Una tizia a cui sono stato molto affezionato tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90 (tizia che oggi è una affermata manager dell’industria musicale e che quindi non cito espressamente) amava farsi chiamare Cate. Nonostante ciò l’ho sempre chiamata Cati perché Cate mi suonava (e tuttora mi suona) in qualche modo volgare e poco fine. Succede anche a voi?

I fratelli Bàresi

Ve li ricordate? Uno nel Milan, l’altro nell’Inter. Bene, abbiamo sempre sbagliato il loro cognome: non Barési (nessuna relazione con la Puglia), ma Bàresi, dall’omonima frazione del comune bergamasco di Roncobello.

Cagliàri

Càgliari è la città, ma il cognome è Cagliàri (anche se tutti lo sbagliano). Cagliàri erano i calzolai (o, secondo altri e meno verosimilmente, i produttori di caglio). Infatti diciamo correttamente Callegàri, Caligàris e affini, che hanno la stessa origine.

Còssiga

Seguite questa breve sequenza di storpiature: Còrsica, Còssica, Còssiga. Oppure: Còrsica, Còrsiga, Còssiga.

Abbiamo sempre chiamato l’ex presidente italiano in modo sbagliato, cioè posticipando l’accento.

Sei -mitico! Anzi, sedici!

Adamitico
Annamitico
Antisemitico
Camitico
Camitosemitico
Dinamitico
Dolomitico
Elamitico
Eremitico
Islamitico
Palmitico
Preadamitico
Protosemitico
Semitico
Sodomitico
Stalagmitico

Nei meandri del meandro

E così scopro dopo 53 anni che il nome meandro deriva da un fiume dell’odierna Turchia chiamato Meandro (Büyük Menderes in Turco). Tecnicamente siamo nell’ambito dei deonimici, più specificamente dei detoponimici, ancor più specificamente dei deidronimici (il più famoso dei quali è l’aggettivo/sostantivo carioca, dal nome di un fiume di Rio De Janeiro).

Non troverete, oggi, deidronimico sui dizionari: dovrete attendere ancora qualche anno.

Italocapra

Busso e ribusso

Scusa se insisto

Voglio che tu mi apra

Italocapra

Variazione di Italodisco dei The Kolors appena partorita nel bagno della nostra stanza all’Iseo Lago Hotel di Iseo.

Diffondere tra il volgo

Divulgare

Aspartame possibilmente cancerogeno

Notizia apparsa in questi giorni su vari siti (es. ANSA). Mi pare evidente che l’originale fosse “aspartame possibly carcinogenic”, ma tradurre possibly con possibilmente è davvero uno schiaffo all’uso della nostra lingua. E sì che qui non c’è nemmeno bisogno di un traduttore automatico.

Aspartame possibly carcinogenic significa questo: è possibile che l’aspartame sia cancerogeno, ma al momento non abbiamo abbastanza prove (quindi si invitano i ricercatori a proseguire nel loro lavoro).

Non è che se in Inglese c’è un avverbio dobbiamo mettere per forza un avverbio anche in Toscano. Dipende. In Inglese è tipico iniziare alcune frasi con degli avverbi (actually, eventually, hopefully, possibly), ma la traduzione si fa in maniera diversa. Per esempio una frase come “hopefully next year we will travel to Sweden” non si traduce mica “sperabilmente l’anno prossimo andremo in Svezia”.

Giornalisti, va be’…

-morfo

Ne conoscevo meno della metà.

actinomorfo
adelomorfo
allelomorfo
allomorfo
allotriomorfo
amorfo
antropomorfo
attinomorfo
biomorfo
brachimorfo
delomorfo
dimorfo
dolicomorfo
emimorfo
enantiomorfo
endomorfo
esomorfo
eteromorfo
ginandromorfo
idiomorfo
isomorfo
lagomorfo
mesomorfo
morfo
omeomorfo
omomorfo
polimorfo
protomorfo
pseudomorfo
rizomorfo
selacimorfo
teomorfo
teriomorfo
tetramorfo
zigomorfo
zoomorfo

-gonale

Quale dei termini sotto è l’intruso e perché?

agonale, diagonale, ennagonale, eptagonale, esagonale, ettagonale, isogonale, ortogonale, ottagonale, pentagonale, poligonale, tetragonale, trigonale

Diagonale

“Che attraversa l’angolo”. Chi non lo sa non lo sa. Chi lo sa non ci pensa.

Isoscele, triscele, tetrascele, …miscele

Isoscele, tutti sappiamo come è fatto un triangolo isoscele, compresa mia figlia undicenne, ma – almeno nel mio caso e in quello di tutte le persone che conosco direttamente – mai è stato spiegato il significato di questa parola. Isoscele significa “con le (due) gambe uguali”.

Penso che triscele sia noto ai più, almeno nella versione siciliana, chiaramemte non l’unica. La sua estensione tetrascele (di cui la svastica, il simbolo millenario del sole rotante, può essere considerata una versione stilizzata) è forse meno nota.

Quasi sconosciuto il tetrascelo, termine tecnico che definisce il feto malformato con quattro arti inferiori.

Miscele, invece, non è che il plurale di miscela, ovviamente con etimologia scollegata da quella dei vocaboli precedenti. Non credo esistano altre parole che terminano in -scele. Certo, è facile coniare pentascele, esascele, …

Quattro signorine

Miss Ava

Miss Ile

Miss Ina

Miss Iva

Mis?celare

Cosa succederebbe se volessi applicare il prefisso mis- (lo stesso di misantropo, misfatto, miscredente, …) al verbo celare? Che otterrei miscelare. Peccato che la nostra lingua, dei cui grandi limiti di gestione dei rapporti fonemi/grafemi poco si dice (quasi fosse un tema di lesa maestà), in un caso come questo non permette di distinguere tra mistšelare e mišelare. Problema analogo, come già segnalato in passato, lo si ha per scervellarsi, scentrare, sciabattare.

Mi()schierò in()difesa

Mi schierò in difesa

Mi schierò indifesa

Mischierò in difesa

Mischierò indifesa

Zombigrado

Proprio perché il suffissoide -grado non è molto produttivo, aumentiamone la produttività noi. A me è venuto sùbito in mente zombigrado. Lo trovo addato a definire chi cammina come uno zombie, sia in senso letterale, sia sopratutto per riferirsi a coloro che oggi, e sono tantissimi, procedono immersi nello schermo del loro smartofono, incuranti di ciò che va accadendo intorno. Abitando al terzo piano ne vedo di continuo; adolescenti, ovviamente, ma anche tante mamme con bambini piccoli al séguito (in fondo alla mia via c’è un asilo nido); tutti deambulano apaticamente con l’immancabile braccio semiestroflesso in avanti, angolo di 150° all’altezza del gomito, occhi incollati al video.

Le vostre invenzioni?

-grado

Suffissoide non molto produttivo ma che a me piace molto.

anterogrado/retrogrado/tardigrado

centigrado/decigrado/ottantigrado

digitigrado/plantigrado/unguligrado

ortogrado/pronogrado

Non credo ne esistano altri, nel caso vi invito ad ampliare la lista.

Falsi falsi alterati

Uno di questi non è un falso alterato. Quale?

agone

aquilone

bacchetta

barone

bottino

bottone

bullone

burrone

cerotto

focaccia

fumetto

gazzetta

girino

gradino

lampone

latino

limone

lupino

mattone

merletto

montone

mulino

nasello

polpaccio

pulcino

rapina

rubinetto

spaghetto

tacchino

tifone

torrone

visone

Premesse conigliesche

Nei commenti al post Senza offesa, … Mauro citava un’espressione con caratteristiche simili. In effetti le espressioni di questo tipo sono molto numerose. Ne riporto un piccolissimo campione; voi sarete certamente bravi a integrare:

“Non voglio certo farti i conti in tasca, ma…”, “Non mi permetterei mai di giudicarti, ma…”, “Non voglio darti lezioni di vita, ma…”, “Con tutto il rispetto…”, “Non sono affari miei, ma…”, “Non voglio spettegolare, ma…”.

Tutte hanno la medesima caratteristica: nella premessa viene esposta una negazione che è disattesa immediatamente dopo. Probabilmente l’intento in buona fede è quello di preparare l’interlocutore a ricevere un’osservazione negativa, ma questo modo di agire è tanto falso quanto inelegante. Ci sono casi in cui si può certamente preparare il nostro destinatario a ricevere un messaggio non gradito, ma i modi da scegliere sono ben diversi: devono essere diretti e privi di equivoco. Vi cito un esempio di qualche giorno fa in cui ho detto quel che leggerete al mio cliente più importante (da cui proviene poco meno del 40% del mio fatturato annuo):

Roberto, alt. Questa è la terza telefonata in due giorni su questo tema ed è la terza volta che vai nella direzione di complicare il modello di pianificazione dei target. Sai che non ti piace sentire queste parole, ma il mio compito è anche quello di dirti cosa penso, a differenza dei tuoi sottoposti che invece fanno gli yesmen a comando. Ti ricordo che mi paghi per questo. Te l’ho detto dozzine di volte: devi resistere alla tentazione di introdurre complicazioni laddove non servono. Guarda Ivan, guarda Jacopo: modelli semplici, chiari, veloci, che i loro area manager compilano in modo accurato e nel giusto tempo. E i loro risultati sono stabilmente migliori dei tuoi; la loro produzione è spalmata in modo più uniforme sul mese, la loro curva di Pareto è più equilibrata della tua; la rete vendita è meno stressata e quindi più produttiva. Chi ha fatto i loro modelli? Io. Non mi vuoi ascoltare? Fai pure, ma ti dico già ora che tra due o tre settimane, quando gli AM non avranno compilato il file dei target nel modo che ti aspetti, perché ti diranno appunto che ci vuole troppo tempo e le info sono troppo dettagliate, mi scriverai per dirmi che dobbiamo semplificare il modello. Bottiglia di whisky?

Un esempio in cui sono stato meno diplomatico e che riguarda un cliente più piccolo (15% del fatturato):

Giorgio, è arrivato Marzo e come spesso accade a Marzo e a Ottobre entri in questa tua famosa modalità EA: emergenza-assenza. Ti diventa tutto urgente, mi chiedi una marea di cose, poi le lasci lì per settimane. A volte non è che non sono lavori urgenti: sono lavori inutili, che non utilizzi nemmeno. Non puoi mettere sempre tutte le cose in alto a destra nella matrice importanza-urgenza. Le cose non possono essere tutte contemporaneamente urgenti e importanti. Infatti non lo sono, le stai mappando in modo sbagliato, perché sei arrivato all’ultimo e ti sta salendo il panico. Poi mi chiami, non mi ascolti, e vuoi che ti faccia tutto in poche ore. Ma non è che non posso lavorare per gli altri per fare tutto per te. Ti ho già detto una volta che l’unica agenzia di cui posso fare a meno è la tua, e sai che è così.

Sotto la stessa cappella

Lunedì scorso ho fatto una riunione con delle persone di Roma. Una tizia sulla quarantina, per venire incontro a una mia esigenza di riorganizzare dei dati per il mio cliente di Milano, ha accolto la richiesta riassumendo il flusso operativo come segue: OK, allora prendiamo i dati di tipo A, li uniamo a quelli di tipo B e mettiamo tutto sotto la stessa cappella. Nel corso della mezz’ora successiva quel “sotto la stessa cappella” è ritornato un’altra mezza dozzina di volte. Non so se a Roma si dica così, ne dubito. Quindi, o la tizia è estremamente devota oppure guarda troppi video di un certo tipo.

Senza offesa, …

Avete presente quando qualcuno vuole dirvi qualcosa e inizia il discorso con “senza offesa”? Ecco, potete stare certi che ciò che seguirà la premessa sarà qualcosa di variamente offensivo. E allora che bisogno c’è di cominciare con un qualcosa che viene sùbito negato? Forse ho capito: mi sa che quel “senza offesa” non significa “non sto per dire qualcosa per offenderti”, ma “sto per dirti qualcosa di offensivo, ma tu vedi di non offenderti”. Insomma, non è colpa mia che sono offensivo, ma tua che ti offendi.

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