Non si affitta agli juventini

Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere l’episodio di una signora di Malvaglio (frazione di Robecchetto con Induno), rea di non aver voluto affittare il proprio appartamento a una ragazza XP.

Traggo spunto da questa vicenda per alcune considerazioni di carattere generale.

Prima considerazione. Quello di locazione è un contratto di natura consensuale tra due soggetti: il locatore (il proprietario del bene) e il locatario (chi ne usufruisce per il tempo specificato nel contratto stesso). Se manca il consenso di una delle parti la locazione non può avere luogo. Il proprietario del bene ha tutto il diritto di scegliere l’affittuario che desidera. Nessuna autorità può obbligare un privato cittadino ad affittare i suoi beni a un soggetto inviso alla proprietà. Se il proprietario non gradisce affittare a degli XP – piaccia o non piaccia – ha tutto il diritto di farlo. Così come può decidere di non affittare il proprio appartamento agli juventini o ai sostenitori della medicina ayurvedica.

Seconda considerazione. Ancora una volta si è assistito allo spettacolo pietoso di chi ha finto di scandalizzarsi per qualcosa che conosce benissimo. A molti Lombardi (e non solo) gli XP non piacciono e probabilmente non piaceranno mai. Questa non è una novità o un ritorno al passato: è sempre stato così. Non è qui una questione di cosa sia giusto o sbagliato: è che il far finta di dimenticarsi di certi problemi non è condizione sufficiente a eliminarli.

Terza considerazione. I sentimenti di odio così come quelli di amore, declinati in tutte le loro sfumature, sono parte della natura umana; pensare di eradicarli (come vorrebbe qualcuno) non è nemmeno un bene, anzi, è profondamente pericoloso. Finché la cosa non costituisce reato non si può impedire a un soggetto A di provare avversione per un soggetto B (come non si può impedire ad A di provare amore per B). Non a caso i verbi “amare” e “odiare” non si costruiscono mai all’imperativo.
Potreste mai pensare di obbligare qualcuno ad amare gli juventini? Ovviamente no. Allo stesso modo toglietevi dalla testa l’idea – fascista – di impedire ad alcuni Lombardi di non amare gli XP.

Alaskizzazione

Quella del Friuli Venezia Giulia se il Veneto secede dalla cosidetta Italia.

PISS

Stavo meditando sul fatto che usare un acronimo per indicare la cosidetta Italia, cioè Padania + Italia propriamente detta + Sicilia + Sardegna, produrrebbe PISS; usando un criterio cartesiano si avrebbe invece SIPS o SSIP.

Quando i Corleonesi venivano dalla Padania

Il titolo di questo post è il titolo di questo articolo pubblicato oggi su Il Tirreno da Vittorio Emiliani. Non conosco il giornalista, non ho capito il vero senso dell’articolo e quindi non faccio commenti.

Quando mi danno del leghista

Non è una questione che essere etichettato come leghista possa essere considerato offensivo, il fatto è che io sono un indipendentista, dunque cosa c’entro con la Lega? Già dal nome Lega Nord si capisce che c’è qualcosa che non va: per capirci, in Catalonia mica c’è un movimento del sud-est o in Scozia un movimento nordista. La parola “nord” presuppone un sud all’interno di uno stesso ambito territoriale e questo fatto, da solo, la dice molto lunga su una certa mentalità. Io sono un Lombardo e con l’Italia non voglio avere nulla a che fare. Il che significa quello che ho detto, non che in quanto Lombardo mi reputo superiore o reputo inferiori gli Italiani. Un po’ come se una cosa è un motore elettrico non è che la puoi chiamare motore a scoppio.

Comunque, per tornare a noi, quando qualcuno mi dà del leghista faccio sempre questo esempio (tratto dalla realtà). Anni fa un mio amico era andato a studiare nel sud della Svezia e il suo compagno di stanza era un Norvegese del Finnmark. Un giorno stavano parlando di distanza (non dal punto di vista emotivo, ma metrico) e questo mio amico faceva notare al Norvegese che era parecchio lontano da casa. Allora il Norvegese ha tirato fuori una mappa d’Europa, ha preso un righello e ha tracciato due linee rette a matita. Risultato: questo mio amico Stefano era più vicino a Milano di quanto non lo fosse il Finnmarkese dal suo villaggio sperduto sul tetto del continente. Ergo, quando qualcuno (solitamente di sinistra o di estrema destra) mi dà del leghista, e di solito lo fa in senso dispregiativo, io gli racconto questa storia e alla fine gli dico: il senso è che sei più vicino tu alla Lega Nord di quanto lo sia io.

La kitsch-Padania de Il Visuario Padano

Ne parla Riccardo Conti su Vogue in questo serissimo articolo di oggi.

La guerra diplomatica tra Catalogna e Spagna raggiunge le aule dell’università di Vilnius

Le ultime schermaglie tra diplomazia catalana e spagnola si sono consumate nelle aule dell’università di Vilnius, come riferisce questo articolo recentemente pubblicato dal Wall Street Journal.

Anche nella capitale lituana i sostenitori dell’unità tra Spagna e Catalogna non hanno mancato di proporre le solite idee trite e ritrite, e – sopratutto – prive di qualunque fondamento logico: la costituzione spagnola vieta la secessione; bene, peccato che quello alla secessione sia un diritto fondamentale; come tale, dunque, viene prima di qualunque costituzione e, anzi, in un impianto costituzionale serio dovrebbe fungere da cardine.

Va in ogni caso lodata l’instancabile intraprendenza dei fratelli catalani, i quali hanno perfettamente compreso la necessità e l’importanza di allargare il dibattito a una platea internazionale (europea e non solo).
Anche la scelta della Lituania non è casuale. Il primo Paese al mondo a riconoscere l’indipendenza di Vilnius è stata l’Islanda e ora in Lituania alcuni importanti intellettuali suggeriscono (saggiamente) che la Lituania sia il primo Paese al mondo a riconoscere l’indipendenza della Catalogna. Anzi se io fossi Dalia Grybauskaitė anticiperei i tempi riconoscendo l’indipendenza già oggi.

Se questo post vi ha per caso (ma proprio per caso) spinto a domandarvi cosa stia facendo la Lega Nord (si chiama ancora così?) per sostenere il processo di indipendenza della Padania (ma anche solo del Veneto)… ehm, sì lo so, vi state mettendo a ridere (o a piangere).

Ecco un modo pessimo di affrontare il tema del diritto all’autodeterminazione dei popoli e di parlare di Padania

È tutto scritto qui, firmato da Matteo Zola. Un articolo banale, frettoloso e con una conclusione talmente priva di logica che voglio trascrivere per intero:

«E i padani? Beh, quelli nemmeno esistono, non hanno una lingua comune, non hanno nessuna forma di autonomia e soprattutto, vivendo nelle regioni più ricche del paese, non soffrono certo di discriminazione o “apartheid”. Nel loro caso, più che di autodeterminazione, si tratta di egoismo».

E pensare che, in risposta a un garbato e attento lettore, il signor Zola ammette di non aver nemmeno mai sentito parlare di Gilberto Oneto.

L’autodeterminazione è un diritto naturale: è il diritto internazionale che deve adeguarsi a questo principio, non il viceversa. Come accade per gli individui anche i popoli (che sono appunto un aggregato di individui) hanno il diritto (naturale) di scegliere con chi stare e da chi separarsi. Non comprendere questo fatto sarebbe come sostenere che una donna o un uomo possono ricorrere al divorzio solo se vengono malmenati dal partner, se il partner è più ricco di loro e amenità simili.

Il mio ricordo di Gilberto Oneto

Nell’indifferenza generale se ne è andato Gilberto Oneto. I giornali italioti e padanioti, con la loro tipica, prevedibilissima e traboccante superficialità, lo hanno definito uno dei massimi, principali, ultimi (scegliete voi) ideologi della Padania e della padanità. Oneto era sopratutto un uomo che amava studiare.
Non l’ho mai incontrato, ma una quindicina d’anni fa ho avuto il piacere di intrattenere con lui uno scambio di lettere (lettere cartacee, non mail). All’epoca stavo preparando un breve scritto avente per oggetto le proprietà matematiche del Sole della Alpi. Oneto, che nelle sue lettere ricordo come persona piena di entusiasmo, aveva molto apprezzato e – saputo della mia avversione per il colore verde – mi aveva persino spedito una spilletta con un Sole delle Alpi blu (il mio colore preferito).
Il minimo che si possa fare, ora, è una fondazione in suo nome.

Le spoglie di Riemann riposano in Padania

Bernhard Riemann, celebre per la sua omonima congettura, è sepolto nel cimitero di Biganzolo, frazione di Selasca (Verbania). La cosa è poco nota.

30 milioni di euro per un sondaggio?

Roberto Maroni, presidente della Lombardia, è intenzionato a indire un referendum consultivo per conoscere il parere di noi Lombardi circa la possibilità di trasformare il nostro territorio in una regione a statuto speciale. Tempo perso e soldi buttati (tanti soldi). Lo Stato italiano, che ci occupa e preleva le nostre risorse (non sapendole nemmeno spendere), non può concedere lo statuto speciale perché ciò equivarrebbe a un suicidio economico (e subito dopo politico). Se dunque si vuole fare un referendum si seguano strade più serie, come nel caso di Veneto e Catalogna. Un referendum, anche se solo a livello di consultazione, dovrebbe contenere quattro quesiti, non due:

(a) mantenere lo statuto ordinario
(b) adottare lo statuto speciale
(c) costituire uno Stato indipendente
(d) richiedere la confederazione con la Svizzera

Va da sé che io sono favorevole all’opzione (c) e sopratutto a uno scontro frontale con l’Italia, nel quale si faccia appello e ricorso a tutti gli organismi e a tutte le convenzioni internazionali possibili. Ma sono certo che Maroni andrà per la sua strada, dimostrando per l’ennesima volta che la Lega Nord, nei suoi organi dirigenti, non è interessata all’indipendenza della Padania.

Un referendum con quattro quesiti sarebbe interessante anche in termini di psicologia statistica. Ci si potrebbe chiedere se l’ordine con cui vengono presentate le opzioni può avere un impatto significativo sull’esito referendario. Scoprirlo non sarebbe difficile. Dal momento che quattro quesiti possono essere presentati secondo 24 ordinamenti diversi*, si potrebbero scegliere 24 campioni casuali di individui cui sottoporre le scelte. Un’analisi statistica elementare permetterebbe di isolare facilmente, se esiste, un eventuale effetto-ordinamento.

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* 4! = 4*3*2*1 = 24: il primo quesito può essere scelto in 4 modi diversi, il secondo in tre modi diversi, il terzo in due, l’ultimo è determinato di conseguenza

Ci sarebbe da inventare la bandiera della Padania

Diciamocelo apertamente, la bandiera della Padania, così come è oggi, lascia alquanto a desiderare. Basterebbe già solo invertire il bianco con il verde per ottenere notevoli miglioramenti. Ma in realtà andrebbe creata una bandiera tutta nuova che, prima di tutto e sopra tutto, generi un ancoraggio positivo a livello di subconscio. Inutile negare che ci sono bandiere (mi vengono in mente quelle di Veneto, Norvegia e Islanda) oggettivamente belle; bandiere con motivi e cromatismi gradevoli e bilanciati. A mio parere una bandiera “giusta” porterebbe alla causa padana più vantaggi di quanto si potrebbe immaginare.
E quindi come si fa? Si chiama un team di grafici indipendenti, li si riunisce assieme per un certo periodo e si fa loro realizzare un certo numero di prototipi, che poi devono essere gradatamente ridotti a quello finale. Per fare selezione ci si può anche avvalere di un piccolo campione causale di persone comuni, ignare di quel che stanno facendo. Quest’ultimo, per esempio, è un metodo seguito da alcuni gruppi rock all’atto di scegliere le 10-12 tracce, tra le numerose composte, che dovranno essere incise su un album.

Come la Padagna

Da alcuni giorni, specialmente quando siamo in macchina, mia figlia (quasi due anni e sette mesi) ha cominciato a creare delle filastrocche cantate la cui struttura principale è “come” + articolo determinativo + sostantivo. Ieri sera, per esempio, mentre tornavamo da una cena e attraversavamo i semafori di Vilnius si è inventata sequenze del tipo “come il giallo, come il rosso, come il verde”. Parte delle cose che dice non sono comprensibili, altre sono parole inventate, e poi – di tanto in tanto – butta lì un “come la Padagna” (con una “gn” che è praticamente doppia).

Dall’Italia alla Padania

Voltiamo patria!

VisitPadania.com

Video e sito. Sarebbe interessante studiare il cervello di chi li ha realizzati (ammesso di trovarlo, il cervello).

Sei tedesca? No padanese

Una citazione indiretta e non sospetta di Padania è contenuta nel romanzo di fantascienza Virtual Light (1994) di William Gibson. Ecco il passo originale:

“You German?”
“Padanian.”
Chevette knows that’s part of what used to be Italy. The northern part, she thinks.

Ed ecco la traduzione in Toscano di Delio Zinoni:

– Sei tedesca?
– Padanese.
Chevette sa che è una parte della vecchia Italia. Quella a Nord, le pare.

Sarebbe interessante capire il perché di quel “padanese” al posto di “padana”. Considerando che era il 1994 è difficile comprendere, almeno per me, le ragioni di questa scelta.

La Padania Avenue, Las Vegas, Nevada

L’ho scoperto per caso: a Las Vegas esiste una via chiamata La Padania Avenue. Fate klik su questo link di Google Maps e verificate voi stessi.

Guido Lévera lascia il Consolato Onorario della Lituania

Lo ha reso noto lo stesso Lévera pochi minuti fa. Nel comunicato si fa riferimento a “inerzie burocratiche” e a una strana normativa italiana. Lato mio ringrazio il console per la capillare presenza e per l’assidua partecipazione alle numerosissime iniziative della comunità lituana di Lombardia.

La lunga crisi economica e l’insopportabile ingessatura e inefficienza delle istituzione italiane mi fanno sempre più propendere per la creazione di una comunità lombardo-padana in Lituania, per dare un futuro migliore a mia figlia, a mia moglie e a me stesso.

Sole delle Alpi (Fiore della Vita)

Questa pagina di Wikipedia è un buon inizio per capire le origini di quel simbolo che oggi è noto come Sole delle Alpi. La sua diffusione è tale che articoli di questo tipo non possono che fornire una rappresentazione parziale e lungi da qualunque pretesa di esaustività. Per esempio personalmente possiedo numerose fotografie in cui ho ritratto il Fiore della Vita (questo il nome con cui il simbolo è conosciuto in matematica) nei posti più svariati di Lituania ed Estonia. Se avete un po’ di tempo date un’occhiata anche a questo video.

Rinsalvinimento?

Ieri sera ho sentito Matteo Salvini a Porta A Porta. Parlava di indipendenza della Padania. Un leghista che parla di secessione era cosa che non si sentiva da anni. Evidentemente il nuovo papa sta facendo miracoli anche su questo fronte. Buono a sapersi, ma noi che indipendentisti lo siamo per davvero per ora il voto non te lo diamo. Prima devi dimostrare che a certe cose ci credi per davvero, e secondo noi tu non ci credi.

Padanimarca

Un’alternativa a quelli che… sì all’indipendenza della Padania, ma ci vorrebbe un nome che suoni meglio.

C’era una volta l’indipendentista Salvini

Ieri sera Matteo Salvini, intervistato da Dietlinde Gruber (detta Lilli), ha sostenuto che se la Lombardia fosse uno Stato indipendente sarebbe la quarta economia d’Europa, ma si è subito affrettato ad aggiungere: “noi non vogliamo questa cosa qua, noi vogliamo restare in Italia”.

Salvini è ai vertici di un partito chiamato Lega Nord per l’Indipendenza della Padania. Suggerimento: sostituire “indipendenza” con “autonomia” (in tutti questi anni dovrebbe aver imparato la differenza tra i due termini). Verrebbe inoltre da chiedergli – a lui che sul pratone di Pontida indossava orgoglioso una bella maglietta con la scritta “Padania is not Italy” – che cosa intenda per Padania. Cos’è la Padania oggi? Una macroregione, che per ora non esiste? O nemmeno più quello?

Questo è il dramma di noi veri indipendentisti. Da una parte c’è la maggioranza degli esponenti leghisti affetti dal complesso di colpa (quella di pensare che l’indipendenza sia una cosa brutta e cattiva, ergo di cui vergognarsi); dall’altra c’è la corrente secessionista della Lega e tutti i micro-partitini non rappresentati nelle istituzioni che soffrono del complesso di superiorità etno-nazionalistica (altro modo di chiamare una grave forma di ignoranza dei rudimenti della biologia). In pratica siamo circondati da complessati. Qualcuno sano, no?

Lega Nord come la Ferrari

La Lega Nord, un partito che dovrebbe occuparsi di trovare qualunque mezzo e strategia pur di ottenere l’indipendenza della Padania (ma che da alcuni anni è dedito a tutt’altro) dovrebbe essere come la Ferrari: non importa quale sia il pilota, si tifa in ogni caso per la squadra. Se Maroni, Tosi e Zaia volessero mai recuperare le pecorelle smarrite e far tornare gli elettori verso il loro movimento, la ricetta è piuttosto semplice. Basta applicarla.

Questa Padania non s’ha da fare (3)

Un’argomentazione antipadana consolidata (sebbene non la più diffusa) è riassumibile in frasi del tipo “Ma come, vogliamo andare in Europa e dividiamo l’Italia?”, “Ma come, vogliamo fare l’Europa unita e dividiamo l’Italia?” e “Ma come, abbiamo fatto l’Europa unita e adesso vogliamo dividere l’Italia?”.
Al di là di un diverso incipit, strutturalmente siamo di fronte al medesimo tipo di ragionamento; tuttavia, per comprensibili motivi di imbarazzo, mi sarebbe piaciuto occuparmi solo della terza.

Le prime due tesi hanno conosciuto una certa diffusione all’epoca della nascita dell’euro. A sorprendere è il fatto che chi era solito pronunciarle evidentemente pensava all’Unione Europea come a un qualcosa ancora da realizzare e all’Europa non come a un luogo dove si è ma verso cui si va. La terza argomentazione pone finalmente rimedio allo sconcerto delle prime due (ricordiamo che il nucleo dell’attuale Unione Europea, seppur con nomi diversi, ha avuto in origine negli anni cinquanta del secolo scorso, e in ciò la cosidetta Italia ha giocato un ruolo determinante).

Veniamo ora alla relazione tra Unione Europea e nascita della Padania per secessione dall’Italia. Stando alle tesi di cui sopra sembrerebbe che i due elementi debbano essere in contrasto, cosa chiaramente infondata. Al di là dell’illogicità di certe affermazioni, vale qui la pena osservare i due diversi tipi di visione europea oggi circolanti: certi antipadani (per fortuna non tutti) sembrano pensare a un’Europa concepita come un unico Stato; una specie di blocco monolitico che sa tanto di Unione Sovietica; dall’altra parte (e qui mi ci metto anch’io) c’è chi invece pensa all’Europa come a una federazione (o confederazione) di Stati, con l’idea che, maggiore è il loro numero, maggiore è la ricchezza che ne deriva (parlo qui di ricchezza a tutti i livelli). Anche da un punto di vista grafico le cose sono molto diverse: una visione del primo tipo implica una mappa geografica con un solo colore (apppunto in stile Unione Sovietica ieri e Russia oggi), nel secondo caso si avrebbe invece una mappa multicolore simile a quella degli attuali Stati USA.

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Questa Padania non s’ha da fare (1)

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Questa Padania non s’ha da fare (2)

Questa Padania non s’ha da fare (2)

I detrattori della Padania amano dire che la Padania non esiste, lasciando con ciò intendere che, non esistendo oggi, essa non potrà esistere nemmeno domani (anzi, già che ci siamo, non ha neppure senso parlarne). In effetti oggi uno Stato padano non esiste, e questa è un’osservazione facile, addirittura banale o, come direbbe qualcuno, priva di valore aggiunto (dunque del tutto inutile, un po’ come chi ogni estate vi ricorda immancabilmente che il problema non è il caldo, ma l’umidità). Leggermente più difficile, invece (ma solo poco poco poco), è comprendere che ciò che non esiste oggi non è detto che non debba esistere domani; allo stesso tempo ciò che c’è oggi potrebbe non esserci domani. La provincia di Monza e Brianza, per esempio, un tempo non c’era, oggi c’è e domani molto probabilmente sparirà di nuovo. Viceversa esisteva una volta uno Stato chiamato Prussia, e oggi questo Stato non c’è più.

Oggi non si hanno elementi sufficienti per poter affermare se e quando nascerà uno Stato padano, vi è tuttavia la certezza logica che un’eventualità di questo tipo non può essere esclusa a priori. Chi dunque nega la futura esistenza della Padania sulla base della sua inesistenza presente commette una grossolana fallacia deduttiva.

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