«Facciamoci una siga», propose Kaja

La frase che compare nel titolo è contenuta nel romanzo “Il Leopardo” di Jo Nesbø (2009, titolo originale “Panserhjerte”, traduzione di Eva Kampmann). Ero curioso di sapere quale fosse l’equivalente in lingua inglese. E l’ho scoperto: «Let’s have a smoke», Kaja suggested. In linea con la versione francese: «Fumons», proposa Kaja. A ben guardare mi pare di poter dire che in questo caso la Kampmann si sia spinta verso un eccesso di personalizzazione.

Fourteen sugar cubes into three cups of coffee

“Can you divide fourteen sugar cubes into three cups of coffee so that each cup has an odd number of sugar cubes in it?”

“That’s easy: one, one, and twelve.”

“Hey, but twelve isn’t odd!”

“Believe me, twelve is an odd number of cubes to put in a cup of coffee!”

Intraducibile in lingua toscana.

Liina Siib

Le opere di Liina Siib mi fanno pensare una cosa sola: la quantità distrugge la qualità.

Aritmomaniaci

Ogni volta che salite o scendete le scale non potete fare a meno di contare il numero di gradini? Vi capita spesso di contare il numero di lettere che compongono una parola o il numero di parole che compongono una frase? Ci sono azioni specifiche che ripetete un numero prefissato di volte nel timore che possa accadervi qualcosa di grave? Siete soliti contate le piastrelle dei pavimenti? O i paletti ai bordi delle strade, o i ponti o i cartelloni segnaletici in autostrada? Se sì, allora soffrite di aritmomania. Ma siete in buona compagnia. Per esempio di un genio come Nikola Tesla.

Quadrati ondulati

I quattro numeri 121, 484, 676, 69.696 sono detti “quadrati ondulati” (undulating squares). Che siano dei quadrati è cosa immediata (per rendersene conto basta elevare alla seconda potenza 11, 22, 26 e 264), l’aggettivo “ondulati” deriva invece dall’alternanza delle loro cifre. Come dimostrato da David Moews non ce ne sono altri.

Oretta

Oretta è un nome femminile che non avevo mai sentito. L’ho scoperto poco fa grazie a un programma radiofonico a cui è intervenuta una certa Oretta di Cremona (ma dall’accento non proprio cremonese). Dal suo racconto sarebbe stata chiamata così perché nata all’una di notte (un’ora piccola).

La mela di Leopoldo esiste?

La “mela di Leopoldo” è un terribile strumento di tortura belga-congolese al centro del romanzo “Il Leopardo” di Jo Nesbø (2009, titolo originale “Panserhjerte”, traduzione di Eva Kampmann). Verrebbe da supporre che lo strumento sia esistito per davvero, e a dire la verità inizialmente l’ho pensato anch’io. Una breve ricerca (multilingue) in Rete, tuttavia, è sufficiente a svelare che si tratta di un puro artificio narrativo. D’altra parte Nesbø in alcune delle sue opere precedenti ci aveva già abituato a invenzioni del genere. Personalmente sono convinto che la cosa sia da considerarsi più un punto debole che un elemento di forza. L’abilità mostrata dallo scrittore norvegese nel costruire e nello sviluppare trame complesse non ha infatti alcun bisogno di ricorrere a espedienti eccessivamente distanti dalla realtà.

12, 144, 21, 441, 13, 169, 31, 961

Prendiamo il numero 12. Se lo eleviamo al quadrato il risultato è 144. Ora leggiamo il numero da destra a sinistra: 21. Elevando 21 al quadrato otteniamo 441, che è esattamente 144 letto da destra a sinistra. La stessa sorprendente proprietà (che chissà perché non si mostra nemmeno a scuola) vale anche per il numero 13.

Panicked, panicking, panicky

Le tre forme riportate nel titolo sono ottenute da “panic” mediante l’aggiunta di una “k” dopo la “c”. Una cosa un po’ strana a pensarci bene, ma al tempo stesso così naturale da passare del tutto inosservata. A questo punto è probabile che vi stiate domandando se nella lingua inglese esistono altre parole che si comportano allo stesso modo. Certo che sì; eccone alcune: bivouac, colic, frolic, garlic, havoc, magic, mimic, mosaic, picnic, plastic.

A numeratore

Due studentesse di matematica:

– qual è la posizione che ti eccita di più quando fai l’amore con il tuo ragazzo?
– quando sono a numeratore!

1432, 2013, 2031

Cos’hanno in comune questi anni?

Un 8 tagliato in due

Se chiedessimo a un bambino “cosa si ottiene tagliando un 8 in due?” potremmo trovarci di fronte a tre risposte diverse: quattro, due zeri, due tre. Ecco, io credo che il tipo di risposta dica moltissimo sulla creatività di quel bambino.

La strana prova

Procuratevi carta e penna. Scrivete 1 come una barretta verticale e il segno di divisione come una barretta orizzontale.

1. punto di partenza
∞ = 1/0

2. ruotare entrambi i membri dell’uguaglianza in senso antiorario
8 = -10

3. sottrarre 8 da entrambi i membri
0 = -18

4. ruotare entrambi i membri in senso orario
0 = 1/∞

Mille dormiglioni fanno un dormigliardo

Lo stesso gioco di parole si potrebbe applicare alla sfilza di vocaboli qui sotto, alcuni dei quali rari e curiosi.

ardiglione
bagaglione
bargiglione
battaglione
biglione
bottiglione
buglione
ciglione
curculione
elione
faraglione
gorgoglione
imbroglione
maglione
medaglione
modiglione
moriglione
muraglione
padiglione
paglione
pigmalione
porciglione
postiglione
pungiglione
ribellione
scaglione
stellione
stranguglione
tabellione
taglione
torciglione
tortiglione
veglione
vermiglione
zabaglione

Chabillion

1.000 chameleons? A chabillion!

Anatroccolo o anitroccolo?

Continuazione del post precedente.

anatroccolo: 450.000
anitroccolo: 3.320

Io però anitroccolo non l’avevo mai sentito.

Anatra o anitra?

Come noto sono possibili entrambe le forme. Ecco le occorrenze secondo Google.

anatra: 711.000
anitra: 574.000
anatre: 980.000
anitre: 46.100

Inturbantato

Aggettivo mai incontrato prima di cinque minuti fa.

Non cercatemi, soprattutto non nel Nord Africa

Quella che compare nel titolo sarebbe una battuta fatta da Marty Feldman in uno dei suoi film. Questo almeno è quanto sostiene Jo Nesbø nel penultimo paragrafo del suo fortunato romanzo “L’Uomo di Neve” (2007, titolo originale “Snømannen”, traduzione di Giorgio Puleo). Della battuta in questione, però, non sono riuscito a trovare alcuna traccia. Qualcuno ne sa qualcosa in più?

Combinatoria dei colori di una bandiera

Chi ha letto i due post scritti oggi sulla corretta disposizione della bandiera estone e di quella lituana (qui e qui) potrebbe chiedersi qual è la probabilità di indovinare la disposizione dei tre colori senza aver mai visto quelle bandiere. Da un punto di vista matematico siamo nel sotto-ambito della combinatoria che si occupa di permutazioni semplici senza ripetizioni. Bene, ora che avete letto questi paroloni astrusi, dimenticateli e seguite quanto sto per scrivere. Prendiamo una qualunque bandiera a tre colori distinti e supponiamo che sia una bandiera a strisce orizzontali*. Supponiamo inoltre di procedere dall’alto verso il basso (io procederei al contrario, secondo il verso cartesiano, ma lasciamo perdere). Quante alternative ho a disposizione per la scelta della banda superiore? Tre. Una volta fissato il colore della striscia in alto quante scelte ho a disposizione per la banda centrale? Due. La terza è ovviamente una scelta obbligata. Se prendiamo come esempio la bandiera lituana e indichiamo con G, R, V i tre colori ecco quale sarebbero le alternative possibili:

GRV
GVR (corretta)
VGR
VRG
RGV
RVG

Procedendo dall’alto al basso ho cioè 3*2*1 = 6 possibilità. Questa espressione si scrive 3! e si legge “tre fattoriale”. Se anziché la bandiera lituana avessimo preso in considerazione quella delle Mauritius (quattro bande orizzontali) le possibilità sarebbero state 4*3*2*1 = 4! = 24.

In conclusione: se chiedeste a qualcuno di scommettere 100 euro sul fatto che indovini o meno l’ordine di una bandiera a tre elementi poco nota avreste il 16,7% (= 1/6) di probabilità di perdita e l’83,3% (= 5/6) di probabilità di vincita. La cosa difficile è trovare qualcuno disposto ad accettare la scommessa. Ma la cosa è più semplice di quel che potete pensare: basta ridurre l’importo da 100 euro a 10 o 5 euro.

_____
* la cosa è matematicamente ininfluente: potrebbe essere una bandiera a strisce verticali o una bandiera a tre elementi come quella norvegese, svedese, islandese, beninese, ceca, …

Come ricordare la posizione dei colori della bandiera lituana

La bandiera della Lituania consiste di tre strisce orizzontali: giallo in alto, verde al centro e rosso in basso.

Quesito rivolto a chi non conosce il significato simbolico dei tre colori (resistete almeno per qualche minuto a fare la solita ricerca su Wikipedia): quale strategia escogitereste per ricordare l’ordine? Fate volare la fantasia.

Eva Sepping

Artista estone che segnalo, senza fare commenti.

Capro espiatorio baltico

atpirkėmo uožys* (Samogiziano)
atpirkimo ožys (Lituano)
grēkāzis (Lettone)
kozioł ofiarny (Polacco)
patuoinas (Estone)
sündenbock (Tedesco)
syndabock (Svedese)
syndebuk (Danese)
syntipukki (Finlandese)

L’idea per il post è nata dopo aver letto, ieri, questo articolo apparso sul blog Parole al Vento. Approfondendo il tema del “capro espiatorio” ho anche scoperto che, secondo il rito ebraico compiuto nel “giorno dell’espiazione” (kippūr), i capri erano in realtà due: quello che veniva ucciso come sacrificio e quello che, caricato dei mali e delle colpe della comunità, veniva allontanato e lasciato vagare nel deserto (su questa pagina di Wikipedia in Toscano il capro verrebbe invece fatto precipitare da una rupe, ma la cosa non trova riscontri nelle versioni in altre lingue). Questo secondo capro, detto “emissario”**, è il vero capro espiatorio (anche qui la già citata pagina di Wikipedia sembra fare un po’ di confusione).

Interessante anche l’evoluzione del concetto di “capro espiatorio” dall’antichità a oggi. Il capro espiatorio antico ha due caratteristiche: non è umano ed è innocente. Oggi, invece, entrambi gli elementi vengono persi.

_____
* grazie all’amica Gerda per il contributo

** in Francese il capro espiatorio è detto “bouc émissaire” (direttamente da “caper emissarius”, in Latino)

Come ricordare la posizione dei colori della bandiera estone

Il problema è simile al seguente: so che Helsinki, Oslo e Stoccolma sono le capitali di Finlandia, Norvegia e Svezia ma non riesco mai ad abbinarle correttamente. Quello appena citato è un caso reale. Conosco moltissime persone che incontrano esattamente questo tipo di difficoltà. Supponiamo dunque che sappiate che i colori della bandiera estone sono il bianco, il blu e il nero ma che non riuscite a ricordare quale colore sta sopra, quale sotto e quale in mezzo.
Quel che serve è trovare un qualche appiglio mnemonico per favorire gli abbinamenti. Diciamo innanzitutto che gli abbinamenti da ricordare sono due e non tre: vale in fatti lo stesso principio di cui ho parlato poco fa nel precedente post Ennemenouno pizze. Il metodo non può che essere personale, mi limito dunque a suggerire quel che farei io: il bianco è la neve, che sta in basso e il blu è il cielo, che sta in alto. Oppure potreste tenervi a mente il disegno di un bambino chiamato Alois Andreas Põdra*: questo.

_____
* vedi anche il post L’Estonia, nei disegni dei suoi bambini

Ennemenouno pizze

Immaginate di essere in pizzeria. Arriva il cameriere a prendere le ordinazioni. Supponiamo che siete in cinque e avete optato per una margherita, una capricciosa, un’ortolana, una diavola e una napoletana. Più tardi lo stesso cameriere si ripresenta al tavolo con le prime pizze, e qui comincia il solito per-nulla-professionale balletto delle domande:

cameriere: margherita?
Ariele: per me
cameriere: diavola?
Brunilde: mia
cameriere: ortolana?
Clodoveo: qui

Questa cosa mi ha sempre dato fastidio. Mi piacciono invece quei locali in cui il cameriere non fa domande e serve le pizze dandole esattamente a chi le aveva ordinate. Anzi, per dirla tutta, trovo molto raffinati quei locali in cui – in un caso come quello sopra – i camerieri sono due e servono le pizze contemporaneamente a tutti i commensali.

La memoria richiesta in situazioni del genere non è certo fuori dall’ordinario, anzi. Inoltre c’è un piccolo aiuto che viene dalla matematica. Se un cameriere deve servire n pizze gli abbinamenti che deve ricordare sono n – 1: l’n-esimo, infatti, è dedotto per esclusione.

Voci precedenti più vecchie