Dopo la litigata di ieri mia suocera si è messa in modalità quiete-dopo-la-tempesta. Mi ha parlato molto di meno e lo ha fatto più lentamente, anche perché ieri sera mia moglie le ha dato una bella strigliata telefonica in questa direzione.
E visto che stasera sono anch’io più tranquillo posso parlare di una delle caratteristiche principali di mia suocera: quella di essere un “attrattore” di danni e pericoli.
Gauss… chi era costui. La curva che prende il nome dal matematico della Bassa Sassonia è talmente famosa che dovrebbe essere nota a chiunque abbia terminato una scuola superiore decente; e se non doveste ricordarvene è questa roba qui. Quello che però è più utile ai nostri fini è una gaussiana con dominio a due dimensioni, perché la sua rappresentazione grafica è tridimensionale (ne potete veder un esempio qui, verso metà pagina).
Non è che voglio fare un post sulle funzioni di densità di probabilità e di statistica in generale, che poi è anche abbastanza il mio pane quotidiano: quello che mi interessa è solo la forma della curva, cioè il fatto che il grafico della gaussiana ha un picco centrale che si attenua man mano che si procede verso la periferia; e tutto quel c’è da sapere è questo.
Proviamo a vedere le cose in questi termini: il centro della curva è dove si trova mia suocera, o meglio, dove si trovano le sue mani; l’altezza della curva, invece, misura la probabilità che mia suocera combini qualche danno*.
Esempio; siamo seduti a tavola; più un oggetto (piatto, bicchiere, posata, bottiglia, accessorio, …) è vicino alle mani di mia suocera e più elevata è la probabilità che l’interferenza tra oggetto e suocera provochi qualche guaio (di solito il rovesciamento dell’oggetto); la situazione di massima probabilità di danno è quando mia suocera ha in mano qualcosa: prima o poi sai già che lo farà cadere; e se non cade è l’eccezione che conferma la regola; e comunque significa che cadrà la volta dopo.
Come ho già detto più volte (nei giorni e negli anni scorsi), mia suocera ha addosso un’iperattività che è raro scorgere in persone di una certa età. Non riesce mai stare ferma un attimo e, anzi, uno dei suoi motti è che “devi sentire che le mani ti bruciano”; che poi uno lo può pensare anche in termini di una versione sarda, questo motto, e supporre che in Toscano standard suonerebbe come “devi sentire che ti bruciano le mani”, nel senso di qualcuno che ‘ste mani te le brucia.
Sospetto da tempo che mia suocera soffra di ADHD (Attention Deficit & Hyperactivity Disorder), solo che ho sempre pensato che questa sindrome colpisse unicamente i bambini. Invece mi sono un po’ documentato e ho scoperto che l’ADHD è presente anche in età avanzata; le pubblicazioni che si occupano di questo problema e coloro che ne soffrono da adulti sono entrambi in aumento.
Un altro aspetto della vicenda è la difficoltà nel gestire le relazioni con l’ambiente circostante, anzi, questa cosa è proprio alla base del comportamento che ho descritto sopra.
Quando compiamo un’azione il nostro cervello non coordina solo i nostri muscoli ma contestualizza i nostri movimenti in relazione a quel che abbiamo intorno. Ciò significa che, nell’eseguire un determinato compito motorio, vengono evitate una serie di situazioni pericolose o inutili; questo perché il nostro cervello, appunto, è in grado di prevedere alcuni eventi e dunque di escluderne l’occorrenza.
Un esempio chiarirà meglio. Siamo sempre seduti a tavola e indossiamo una camicia con le maniche molto larghe e con i bottoni ai polsi slacciati. Vogliamo mettere qualcosa nel piatto della persona di fronte a noi** e in mezzo alla tavola c’è un’insalatiera che strabocca di insalata. Anche se non ce ne rendiamo conto, nel calcolare tutti i possibili movimenti, il nostro cervello ci porterà a escludere quello che consiste nel passare il braccio sopra l’insalatiera perché sa già in anticipo che, così facendo, la nostra manica finirebbe per toccare l’insalata sporcandosi. Eppure mia suocera passa esattamente il braccio sopra l’insalatiera e si sporca la camicia.
Il fatto che, nel muoversi, rovesci sempre qualcosa è proprio perché non è in grado di controllare l’interazione con l’ambiente esterno. Che non è che devi dire che non bisogna stare fermi perché devi sentire le mani che ti bruciano, è che hai un problema.
Esempi come quello sopra ne capitano in continuazione. Ecco l’ultimo di questa sera. Siamo stati, come sempre, a comprare il latte e il formaggio a Nevieriškė. Di ritorno, mia figlia ha voluto bere un po’ di latte e così mia suocera mi ha chiesto di versarglielo in una tazza. Allora ho preso una tazza, ho preso un piccolo mestolo, ho aperto il vasetto (occhio che qui non si dice che i vasetti si aprono, ma devi usare il verbo “svitare”*** altrimenti non capiscono) e ho versato il latte. Mia suocera si è stupita della mia procedura, ma visto che il vasetto di latte da due litri era pieno fino all’orlo non avrei potuto fare altrimenti. Mezzo minuto dopo la nonna Milda ha detto che un po’ di latte lo avrebbe voluto volentieri anche lei, così mi sono offerto di riempirgliene una tazza, ma lei non ha voluto: anche se ha 90 anni la nonna Milda vuole fare tutto da sola, perché non le piace dipendere da nessuno. Però è intervenuta mia suocera e il latte ha voluto versarglielo lei. Allora ho fatto per darle il mestolo ma la sua risposta perentoria è stata “nereikia” (non ce n’è bisogno). Ecco la scena. Vasetto di latte appoggiato sul tavolo, mia suocera lo apre (ops, lo svita), si posiziona davanti allo stesso, busto chinato in avanti, gambe larghe, leggermente piegate, tre movimenti di assestamento degli arti inferiori tipo golfista prima di colpire la pallina con la mazza, respirone, e poi… pronti, via e il latte viene versato nella tazza della nonna Milda con un movimento rapidissimo. Che un movimento così lo fai se devi versare qualcosa dentro una betoniera o in una cisterna, mica in una tazza. E infatti cosa pensate che sia successo? Metà del latte è finito sulla tovaglia. Ora, il fatto è che il cervello di una persona normale lo avrebbe saputo in anticipo quello che sarebbe successo; il cervello di mia suocera invece no.
Se questo post è un po’ meno comico dei precedenti è perché molte delle cose che ho raccontato qui (e sopratutto molte di quelle che non ho raccontato) hanno a che fare con il pericolo, sopratutto nei confronti di mia figlia. Lasciare un coltello appoggiato sul manico con la lama verso l’alto (trovatemi voi un altro dei sette miliardi che siamo che fa così), lasciare un pentolino sul fuoco con il manico che sporge verso l’esterno, lasciare la frusta dell’impastatrice vicino a mia figlia che fa colazione con la spina ancora infilata nella presa, lasciare delle ciabatte elettriche volanti fuori in giardino dove mia figlia gioca con l’acqua sono tutte situazioni che, quando ci penso, mi fanno stare male come solo un padre può stare male.
Ore residue: 296 (ancora un’infinità!).
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* una funzione di densità ha area (o volume, nel caso di dominio bidimensionale) pari a 1, ma qui non ci atteniamo a questa regola; inoltre una gaussiana a dominio bidimensionale è simmetrica nel piano, e anche questa condizione non è necessariamente vera nella rappresentazione che ne faccio in riferimento a mia suocera
** bruttissima abitudine di mia suocera che spessissimo – senza chiederlo – ti mette qualcosa nel tuo piatto se pensa che la sua porzione per lei sia troppa
*** atsukti
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