Šokoladinė dainelė (la canzoncina del cioccolato)

Ultimamente, dopo Mr. Crowley di Ozzy Osbourne, questa Šokoladinė dainelė è il brano preferito di mia figlia.

Quello che l’archeologia sta svelando sull’olocausto degli ebrei lituani

Una scoperta tutt’altro che secondaria di cui è possibile leggere in questi due interessanti articoli: X-Ray Vision Archaeology Reveals Holocaust Escape Tunnel e New tech reveals forgotten Holocaust escape tunnel in Lithuania.

Giovanni Matano espone a Kaunas

Qui l’articolo apparso ieri su La Sentinella del Canavese.

Autointervista sulla Brexit

Cosa ne pensi della Brexit, sei felice?

Felicissimo, anzi, a dire la verità ho sperato in un risultato più forte di quello uscito dalle urne; avrei preferito uno scarto più netto tra Brexit e Bremain, ovviamente a favore della prima.

Cosa ti porta a essere così felice? In fondo la reazione delle Borse è stata piuttosto pesante.

Ecco, cominciamo proprio dal secondo aspetto: l’idea che ognuno di noi debba prendere una decisione pensando ai possibili effetti sui mercati o sugli andamenti di Borsa è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Questo non è il tipo di mondo e di Europa in cui voglio vivere e non è il tipo di futuro che desidero lasciare a mia figlia e alle nuove generazioni.
Ma i motivi di felicità sono due. Come cittadino europeo mi auguro che, alla luce di quanto è successo, l’Unione Europea sappia invertire la rotta folle e miope intrapresa negli ultimi anni, anche se confesso di essere molto pessimista in proposito. Come indipendentista, poi, mi auguro che la Brexit possa tradursi nell’avvio, il prima possibile, del processo di indipendenza della Scozia, che attendiamo da secoli.

I cittadini del Regno Unito hanno potuto votare, cosa che a noi e agli abitanti di molti altri Stati europei è preclusa. In passato, tuttavia, più volte hai espresso la convinzione che non sempre far votare i cittadini, specie su questioni molto tecniche, è cosa così indispensabile.

Anche questa volta la cultura britannica, in fatto di libertà di espressione e cosidetto esercizio della democrazia, ha dato una grande lezione ai governanti dell’Europa continentale.
La permanenza di uno Stato nella UE è certamente un elemento non tecnico su cui è giusto chiamare i cittadini al voto. Molto più giusto di quanto non sia, per esempio, farli decidere su questioni come il nucleare o gli OGM.
Abbiamo avuto epoche del passato – penso al Rinascimento – in cui il popolo non votava, eppure quello è stato uno dei periodi più floridi della civiltà europea, un fenomeno – il Rinascimento – che si è sviluppato principalmente nell’area padana e in altre piccole nicchie geopolitiche d’Europa. Sai qual era la differenza tra oggi e allora? Allora si erano create tre condizioni perfette che oggi non sussistono più: la presenza di piccoli regni, in competizione più che in guerra tra loro, governati da sovrani illuminati.

Oggi non ci sono più governanti illuminati?

Chi ci governa oggi sembra uscito da un processo di selezione al contrario. Le Merkel, gli Hollande, i Renzi sembrano più delle caricature che dei politici in grado di plasmare il futuro del nostro continente. Basta guardarli: non sarebbero perfetti con il grembiulino delle scuole elementari e con in testa il tipico cappello con le lunghe orecchie da asino?

Qual è il tipo di Europa che vorresti?

Quello che ho già descritto prima quando ho parlato di Rinascimento: piccole realtà geografiche, inserite in un contesto di competizione e scambi a tutti i livelli, coordinate – in forma federale o meglio ancora confederale – da istituzioni che siano elette dai popoli, ma che sopratutto siano espressione delle volontà, delle esigenze, dei desideri e delle speranze di quei popoli.
Se ne diamo una visualizzazione grafica penso a una mappa con duecento regioni colorate in modo diverso, che fa da contrasto a una triste carta monocromatica che sa tanto di epoca sovietica.

Converrai con me, però, che in epoca di globalizzazione essere piccoli è negativo e controproducente.

Non ne convengo proprio per nulla: questa è una delle balle più colossali che vanno di moda oggi. Gli esempi di Lituania e sopratutto Estonia sono lì a dimostrarlo. Uno Stato di pochi milioni abitanti è certamente più semplice da organizzare e da ammodernare. Buon senso e logica, nulla di più, nulla di meno.

Pensi anche tu che la Brexit possa innescare una specie di effetto domino?

Più che pensarlo lo spero. Maggiore è la pressione sulle istituzioni dell’Unione Europea e più alte sono le probabilità di un cambiamento reale.

In Europa negli ultimi anni stiamo assistendo alla diffusione crescente, a volte persino impetuosa, di movimenti razzisti, estremisti, xenofobi e populisti; potrebbero approfittare della Brexit per aprire scenari disastrosi.

Innanzitutto io non tollero l’uso giornalistico della parola “razzismo”. Razzismo significa sostenere la superiorità di una o più razze sulle restanti, e la scienza ha già ampiamente dimostrato che ciò è privo di qualunque fondamento biologico. Dirsi razzisti oggi è come negare la validità del teorema di Pitagora o la legge di gravitazione universale di Newton o pensare che preso un cubo di lati interi sufficientemente grande questo possa essere scomposto in due cubi più piccoli anch’essi di lati interi, o che si possa realizzare la quadratura del cerchio, ecc. Parlare di queste cose, tuttavia, distrae e fa perdere tempo. E dal momento che viviamo in un mondo dove il tempo è limitato se lo usiamo per discutere di idiozie simili significa che non lo stiamo impiegando per argomenti più seri.
La crescita dei movimenti estremisti non è che la diretta e prevedibilissima conseguenza dell’incapacità delle istituzioni europee di risolvere i problemi che stanno a cuore ai cittadini, come lavoro, salute, benessere, sicurezza, immigrazione. Questi movimenti sono come la spia rossa che si accende sul cruscotto della nostra auto quando ci siamo dimenticati di sostituire o di rabboccare l’olio. Quando questa spia si attiva ci si ferma dal primo carrozziere e si fa quello che si deve fare. L’Unione Europea, per contro, vede la spia accesa e la ignora o, peggio, la maledice prendendola a calci e pugni. Ma se fai così prima o poi il motore fonde e tu resti a piedi.
Se la UE saprà ricoprire il ruolo che le spetta e per cui è stata creata questi movimenti si sgonfieranno.
Anche l’uso di un termine come “populismo” meriterebbe cautela; pensa ai movimenti definiti populisti qui da noi. Lega Nord e M5S non fanno altro che proporre, molto spesso, soluzioni di buon senso, fin quasi banali nella loro formulazione. A livello istituzionale, invece, la risposta è che le cose non possono essere così semplici, che il mondo è più complesso, ecc. E questo è un grave errore, perché nella maggior parte dei casi i problemi e le soluzioni sono davvero semplicissime. Solo che danno fastidio ai poteri forti.

Resta il fatto che molti dei movimenti che fanno leva sulla Brexit sono dichiaratamente antieuropeisti.

Resta piuttosto il fatto che voi giornalisti siete maestri di quello che, in statistica, è chiamato “bad sampling”. La maggioranza di chi oggi critica l’Unione Europea lo fa perché animata da un profondo spirito europeistico. Queste persone vedono un sistema europeo che non funziona e ne vorrebbero uno migliore. Questi individui chiedono più Europa e un’Europa migliore, non di tornare indietro. Chiedono meno burocrazia, meno sprechi, più efficienza, più snellezza, più velocità, più lungimiranza. Naturalmente ci sono poi anche coloro – ma si tratta di minoranze che la stampa ama amplificare – che si dimostrano incapaci di comprendere i cambiamenti del tempo. C’è chi vede nell’Europa un problema e pensa di risolverlo tornando agli Stati-Nazione, cioè facendo un salto indietro di due o tre secoli. Un po’ come chi dice: il capitalismo non funziona, torniamo al comunismo. Movimenti di questo tipo ci saranno sempre, si tratta solo di mantenerli a un livello di minimo fisiologico.

Tu però proponi un modello opposto basato su tanti piccoli “regni moderni”, ma non è questo il caos e la frammentazione?

Io propongo un modello di Europa basato su un concetto che potremmo definire di biodiversità sociale, geografica e culturale. La biodiversità è uno dei valori più preziosi che esistono e questo principio di fondo ha la caratteristica di essere così profondo e universale da funzionare praticamente sempre e ovunque. Non a caso oggi dobbiamo proteggerci da una preoccupante riduzione della biodiversità delle forme di vita che abitano il nostro pianeta. Spostando il concetto di biodiversità dalla natura animale e vegetale a quella umana e sociale si capisce quello che intendo.
Mettiamola in questi termini, pensiamo a Vallonia e Fiandre; non è un valore che in questi due piccoli Paesi si producano centinaia di varietà di ottime birre? E non è un valore che qui da noi esista una diversificazione immensa di salumi, formaggi, vini, piatti e ricette in generale? Bisogna puntare sulla diversità e combattere ogni elemento che vada nella direzione di ridurre o eliminare le differenze.
In questo senso le istituzioni europee dovrebbero solo definire la cornice, i principi, le regole generali, e ognuno deve poi avere le possibilità di disegnare il quadro che vuole.

Penso alla pagliacciata delle dimensioni delle vongole.

In realtà non è una pagliacciata. Il principio di fondo è corretto perché consiste, saggiamente, nel tutelare un eccesso di pescato che nel medio e lungo periodo potrebbe avere conseguenze dannose per l’ambiente e, a cascata, per l’uomo stesso. Quello che è folle è pensare che un principio del genere possa e debba tradursi in una regola uguale per tutti e dappertutto. Le dimensioni “limite” delle vongole non sono le stesse nel Mar Adriatico e negli altri mari europei; addirittura questo valore critico è diverso tra Adriatico settentrionale e meridionale. Ci sono altri ambiti, invece, in cui è corretto che le regole siano applicate in modo uniforme sull’intero territorio continentale; per esempio se pensiamo alle limitazioni su pesticidi, inquinanti, sostanze tossiche o stupefacenti è evidente che non vi possono essere diversità tra Paese e Paese.

Guardando al futuro pensi che sia giusto far entrare nell’Unione Europea Paesi come Israele e Turchia? Una Turchia dentro l’Europa potrebbe essere meno peggio di una Turchia lasciata fuori. Inoltre, se è vero che la Turchia di oggi non rispetta molte delle libertà di base che noi Europei diamo per scontate è altrettanto vero che il suo ingresso nella UE potrebbe accelerare questo processo.

Sono contrario. Solo poco più del 3% del territorio turco – la regione della Tracia orientale – appartiene geograficamente all’Europa. Turchia e Israele semplicemente non sono Europa e questo è il motivo imprescindibile per cui non possono far parte dell’Unione. Se non si rispettano nemmeno più la logica e la geografia siamo arrivati al punto di non ritorno, dunque meglio trasferirsi in Canada o in Nuova Zelanda. Con Israele e Turchia si possono benissimo instaurare delle partnership commerciali e culturali, anzi è bene farlo.
Pensa a un concorso di bellezza femminile in cui le candidate devono rispettare una serie di requisiti; supponiamo che uno di questi sia l’aver compiuto diciotto anni. Si presenta la rappresentante della Turchia che ha diciassette anni. Le viene detto: non puoi partecipare, sei troppo giovane, ma puoi tornare l’anno prossimo. L’anno successivo la candidata è maggiorenne, si ripresenta e viene ammessa al concorso. Poi però si scopre che è un uomo, un travestito, ma alla fine viene accettata lo stesso. Ecco, il requisito dei diciotto anni equivale al rispetto delle libertà e dei diritti umani, l’essere donna è ciò che viene ancor prima, una regola non scritta, ma implicita nel fatto che stiamo parlando di un concorso di bellezza femminile. Se domani improvvisamente la Turchia fosse uno Stato così avanzato da far sembrare la Norvegia un Paese di trogloditi io continuerei a sostenere l’impossibilità di un suo ingresso nella UE. In altre parole, deve valere un prerequisito geografico, altrimenti domani potremmo pensare di tirar dentro anche il Giappone, no? O cambiamo il nome del club, una roba tipo Unione Euroasiatica, o Turchia e Israele devono restare fuori. Come sempre, per quanto mi riguarda, prima di tutto è un fatto di rispetto della logica.

La Turchia creerebbe quasi certamente problemi di integrazione religiosa. A tuo parere la costituzione europea dovrebbe contenere un riferimento alle radici cristiane del nostro continente?

Questo è uno dei cavalli di battaglia della Lega Nord, e anche una delle più incredibili panzane di tutti i tempi. Se vogliamo cercare delle radici continentali queste sono quelle del paganesimo. Il cristianesimo, come l’ebraismo e l’islam, è roba che non ci appartiene. Il cristianesimo è stato importato nel nostro continente duemila anni fa dal vicino oriente, con una scia di sangue spaventosa – cosa che tendiamo a dimenticare – e sarebbe il caso che ce ne liberassimo una volta per tutte. Le tre grandi religioni monoteiste hanno tutte una caratteristica di base: sono l’espressione della prevalenza e della superiorità dell’uomo sulla natura. Una caratteristica non propria dell’ambiente europeo del passato, dove l’uomo si è sempre sentito al pari e in comunione con la natura, anche per via della forza immensa di quest’ultima. Il paganesimo di una volta, d’altra parte, non è che l’approccio ecologista e ambientalista di oggi.

Pensi a un’Europa laica, dunque.

Niente affatto: penso a un’Europa atea.

E l’ateismo andrebbe imposto dall’alto e scritto in costituzione?

Questo è quello che pensavo una volta, poi mi sono ricreduto.

Per quale motivo?

Mia moglie è lituana. Durante l’occupazione sovietica in Lituania, come altrove, era vietato il culto religioso, l’ateismo era appunto “di Stato”. La conseguenza di ciò è che la popolazione, pur di contrastare il potere, ha finito per vedere nell’espressione della religiosità un mezzo di lotta al regime. Dopo l’indipendenza del 1991 c’è stato un risveglio del sentimento religioso che oggi va fortunatamente scemando.

Sei sicuro che uno Stato senza Dio oggi possa essere un punto di riferimento?

Oggi l’Estonia è il Paese dove la popolazione ha il più basso senso religioso di tutta Europa. Allo stesso tempo è, a mio avviso, la nazione più avanzata, o potenzialmente più avanzata, di tutto il continente. Coincidenze?

Questo Papa a detti di molti è il migliore di sempre. Sei d’accordo?

Se avessi vissuto per venti secoli e avessi visto tutti i Papi potrei formulare un giudizio completo, ma non è così. Senza dubbio questo Papa è migliore dei suoi predecessori, ma la mia idea di miglior Papa è molto diversa; un Papa di questo tipo direbbe: ragazzi, abbiamo scherzato per duemila anni, è giunto il tempo di sbaraccare il circo.

Insomma, secondo te può esistere un’Europa senza religione.

Penso che sia auspicabile e che questa sia la direzione da intraprendere. Capisco il senso di religiosità dell’uomo, lo capisco dal punto di vista antropologico, ma come i bambini crescono e smettono di credere alle favole, altrettanto dovrebbero fare gli adulti.
Scienza e conoscenza sono ciò che fa progredire l’uomo; le religioni, invece, tranne rari casi per i quali sarebbe più opportuno parlare di filosofie, sono degli straordinari strumenti di ignoranza, buoni solo per prepararsi a combattere inutili guerre.
Non troverai mai uno scienziato israeliano e uno scienziato palestinese in disaccordo su questioni scientifiche, tipo la termodinamica o le leggi di Keplero.
Qualcosa di simile alla scienza risiede nella bellezza e nell’universalità della musica, ma già per le arti figurative si torna a dividersi. In poche parole, la scienza è sviluppo, pace e tolleranza. E sai perché? Perché il motore della scienza è il dubbio e la consapevolezza che il mondo non è conoscibile in senso classico. Lo hanno insegnato, in ambiti diversi, Gödel, Heisenberg e Bell con i loto teoremi e principi. La religione è l’esatto opposto; ci parla di verità, addirittura di verità rivelata, che viene dal passato. E così ognuno ha la sua verità su misura, i suoi profeti, la sua giustizia; e tutto ciò è un succulento pretesto di scontro continuo e un formidabile generatore di odio.

Ritorniamo alla Brexit, cosa pensi succederà in termini economici?

Poco o nulla. Ci sarà qualche scossone iniziale e poi il colpo verrà riassorbito. Come andranno le cose lo capiremo tra qualche anno. Può darsi che la Brexit porti nuova linfa e nuovo sviluppo agli abitanti del Regno Unito, ammesso che continuerà a esistere una realtà statuale con quel nome, e io – come detto – mi auguro di no.
Nel breve periodo, invece, la sterlina si è deprezzata molto. Per quanto mi riguarda, da appassionato di musica, valuterò quanto sarà più conveniente comprare i prossimi CD oltremanica anziché qui.

La Brexit potrebbe facilitare il processo di indipendenza della Padania?

Direi proprio di no e non vedo come.

Dunque, non c’è futuro per la Padania secondo te?

La Padania è un’area geografica, come per esempio lo sono la Svevia e la Scandinavia. Difficile che la Padania possa esistere come Stato. La famosa frase del torinese Massimo D’Azeglio “Abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italiani” è rivelatrice dell’artificiosità di quella operazione. La Padania-Stato rischia di essere un concetto altrettanto artificiale. E poi il processo dovrebbe essere quello inverso: prima di fare la Padania si dovrebbero fare i Padani. Cosa che tuttavia ha poco senso. Ciò che si dovrebbe ricercare, invece, è l’indipendenza delle regioni – brutto termine in questo caso – che compongono l’attuale Padania geografica. Lombardia e Veneto hanno alle spalle secoli di storia che la cosidetta Italia si sogna. E le genti si sentono lombarde e venete ben prima che padane. Quindi non ha senso sostituire a concetti con un altissimo senso di appartenenza – Lombardia e Veneto, appunto – un qualcosa di molto più debole – la Padania. Anche in termini di dimensioni e di demografia è molto più intelligente avere uno Stato lombardo e uno veneto. La Padania è un concetto sacrosanto, ma più a livello di macro-regione europea. Quello che è intollerabile è l’ostracismo nei confronti del termine Padania da parte di politici, giornalisti, intellettuali ovvero di ciò che io preferisco chiamare “Sub-Intelligencija”, e che voi giornalisti scrivereste ovviamente Sub-Intellighenzia.

Vedo che non ami particolarmente la categoria dei giornalisti.

Assieme a giudici e insegnanti, voi giornalisti siete, nella maggioranza dei casi – perché è ovvio che le eccezioni ci sono – una delle cause dell’arretratezza di questa specie di Paese in cui viviamo. Avete un ruolo importantissimo e delicato nella formazione delle generazioni future, ma non ne avete alcuna consapevolezza; piuttosto siete una dinamo di inesauribile ignoranza. Anziché fare inchieste vi dedicate alla più comoda e poltronara attività di copia-e-incolla, non verificate le fonti, abboccate a bufale che definire ridicole è poco, distorcete le informazioni, ne omettete altre. Non conoscete la distinzione tra Olanda e Paesi Bassi, tra Stati Uniti e America, per non parlare di Inghilterra, Gran Bretagna e Regno Unito; credete che la Finlandia sia un Paese scandinavo e che le Repubbliche baltiche siano est Europa al pari dell’area balcanica. Fa appena appena freddo e parlate di temperature polari; parlate di colonnine di mercurio quando il mercurio non si usa più da anni; gli Austriaci per voi sono turisti del nord Europa. Non sapete scrivere né tanto meno pronunciare i nomi stranieri, per i quali non avete alcun rispetto. Addirittura non sapete nemmeno scrivere correttamente la vostra lingua, che chiamate Italiano quando invece è Toscano: mettete apostrofi al posto degli accenti e quanto azzeccate gli accenti scambiate quelli acuti con quelli gravi, e viceversa. E non parliamo degli acronimi. Così come non parliamo di scienza, fisica, logica, matematica, biologia, nuove tecnologie. Può bastare?

Forse è meglio tornare all’argomento base. Cosa ne pensi dell’euro? Un bene o un male?

L’euro è la giusta evoluzione del concetto di Unione Europea, quindi quello che posso dire è: in teoria è una cosa giustissima, nella pratica è stato realizzato male. Non sono un esperto di questioni economiche, ma mi pare di poter affarmare che abbiamo una moneta comune che però non ha annullato certi meccanismi differenziali tra Paese e Paese. E se esistono queste “crepe” ci saranno sempre degli speculatori pronti a infilarvisi dentro per generare profitto, per sé o per pochi, a svantaggio del benessere collettivo. La mia opinione è che ciò non sia un qualcosa di non previsto o sfuggito di mano, ma scientemente pianificato sin dal principio.

Nella parte conclusiva di questa intervista vorrei affrontare un tema complesso come quello dell’immigrazione, che in questi anni ha cominciato a premere fortemente sull’Europa; immagino questo sia un argomento che ti sta molto a cuore.

A dire la verità è un tema che mi interessa abbastanza poco; mi interessa di più, ancora una volta, capire come fate voi giornalisti a definire complesso un tema di una semplicità disarmante. Ovviamente si tratta di utilizzare il corretto modello interpretativo, che tuttavia è difficile avere se si è privi di una formazione scientifica adeguata e di attenzione per il cosidetto “metodo”.

Sono curioso di capire quali affinità ci sono tra immigrazione e metodo scientifico.

Basta avere ben chiaro il concetto di flusso, che tra l’altro è alla base di qualunque forma di energia. Facciamo un esempio pratico: quello dell’energia elettrica. Affinché vi sia energia elettrica sono necessarie tre condizioni: una differenza di potenziale tra due poli opposti, un elemento di connessione tra i due poli e un sistema che mantenga la differenza di potenziale, altrimenti il flusso di energia prima o poi si esaurisce, come nel caso delle pile per capirci. Per spiegare il concetto di immigrazione non serve altro. La differenza di potenziale è la differenza di condizioni di benessere e di diritti fondamentali tra gli abitanti di Africa e Asia e quelli dell’Europa, e l’elemento di connessione è qualunque mezzo di trasporto che permetta a quelle genti di passare da un continente all’altro. A questo punto è immediato capire quali sono le soluzioni al problema: o interrompiamo il canale comunicativo, cioè la possibilità di viaggiare da una parte all’altra, o accettiamo un flusso migratorio così imponente che prima o poi vada a livellare le differenze di condizioni tra migranti e residenti, oppure ancora – e questa è ovviamente la soluzione più saggia – aumentiamo le condizioni di benessere in loco, in modo tale da rendere i trasferimenti inutili o comunque ridotti a un livello fisiologico.

E come la mettiamo con chi, da una parte, sfrutta il traffico di esseri umani e chi – dall’altra, cioè qui da noi – fa affari con i dittatori di Stati che affamano i loro popoli garantendo loro il potere in cambio dello sfruttamento delle risorse del sottosuolo?

Homo homini lupus, diceva qualcuno. Dunque di che stupirsi? Ma il detto, che si adatta perfettamente all’uomo, è in realtà ingiusto nei confronti dei lupi.

Come vedi, infine, il futuro prossimo venturo? Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Credo tu sia scivolato sul connettivo logico.

Prego?

Il bicchiere non è mezzo pieno “o” mezzo vuoto, ma mezzo pieno “e” mezzo vuoto. E così è come io vedo il futuro dei prossimi anni.

Aga kes on Arno Saar?

Questo è un post in divenire, che si esaurirà solo nel momento in cui verrà svelata l’identità di Arno Saar.

Ne avevo già parlato qui qualche giorno fa.

Il 31 Maggio di quest’anno Mondadori ha pubblicato un giallo intitolato “Il Treno per Tallinn. La prima indagine di Marko Kurismaa” (questo sito ne propone una recensione davvero ben fatta ed estremamente dettagliata). L’autore – di cui sappiamo solo che è un importante scrittore italiano (più probabilmente padano) – ha optato per uno pseudonimo: Arno Saar; un nome e un cognome che sono tipicamente estoni, anzi, fin troppo estoni: così diffusi (“saar” significa “isola”) che non sarà facile capire chi vi si celi dietro.

Il mio amore profondo per l’Estonia mi ha spinto a voler sapere chi è veramente Arno Saar. Raccolgo la sfida.

L’editore deve aver fatto le cose per bene, e che nulla sia stato lasciato al caso lo si capisce anche da questo sito: www.arnosaar.com. E poi c’è questa intervista anonima* in cui l’autore fornisce alcune informazioni di sé; ecco quali:

1. non è al suo esordio
2. ha scritto polizieschi e “romanzi duri” alla Georges Simenon
3. per lavoro trascorre lunghi periodi in Estonia
4. definisce l’affondamento del traghetto Estonia una strage “all’italiana”
5. è appassionato di architettura e bioarchitettura scandinava
6. ha “rubato” lo pseudonimo a un amico
7. a breve il suo romanzo verrà pubblicato in Estonia

I diversi elementi, sopratutto i punti 1., 2. e 4., mi fanno pensare a una persona di età compresa tra i 40 e i 55/60 anni e il punto 4. mi suggerisce possibili connessioni con il giornalismo di inchiesta.

Da tutto ciò ha preso avvio il mio percorso alla ricerca della soluzione di questo enigma. Di seguito darò conto di come mi sto muovendo.

Giuliano Pasini è stata la prima persona che ho contattato (via Whatsapp). Ma di fronte al mio “tu sei Arno Saar, vero?” la risposta è stata “magari!”. E da qui deduciamo che, se non altro, Pasini conosce il romanzo, ma non necessariamente l’identità del suo autore. Anzi, io ritengo molto probabile che non la conosca. Per camuffare le mie reali intenzioni, il primo messaggio è stato un testo in Inglese introdotto da un saluto in Estone: «Tere hommikust**, good morning Giuliano, this is…». Ebbene, la risposta è stata «Good morning Tore, …», dunque Pasini ha pensato che quel “Tere hommikust” fosse un “Tore Hommikust”, cioè il mio presunto nome e cognome (Tore è un nome proprio maschile molto diffuso in Scandinavia e nel mio messaggio accennavo al fatto – vero – che sono un appassionato di romanzi gialli norvegesi).
Di lui ho letto il romanzo d’esordio “Venti Corpi nella Neve”, che è così diventato il primo giallo non scandinavo a finire sul mio comodino.

Il secondo scrittore è stato Alessandro Perissinotto (ne ho parlato qui). Il sito www.unilibro.it aveva associato in modo esplicito Arno Saar all’autore torinese e da lì è nata l’idea di scrivergli una mail; da allora siamo rimasti in contatto (ho da poco terminato di leggere il suo “Semina il Vento”). Perissinotto è un esperto di semiotica e per mia fortuna ben sapevo che un’importante scuola di questa disciplina è proprio a Tartu; inoltre il nome di Perissinotto compare in alcune conferenze tenutesi a Torino in cui, tra gli altri relatori, vi erano docenti dell’università di Tartu. Tuttavia si tratta di collegamenti deboli. Perissinotto ha negato di essere Arno Saar («ahimè non c’è nulla che mi colleghi all’Estonia, neppure Arno Saar: il giallo più nordico che ho scritto è ambientato in Belgio e si intitola “Al mio giudice”», «sono andato a vedere il sito di www.unilibro.it e sono stato sorpreso di trovarvi il mio nome, ma su internet si scrivono tante cose…»), ma è stato a Tallinn e a Tartu (e in altre parti dell’Estonia), tuttavia è realmente un docente universitario, cosa che gli rende impossibile passare lunghi periodi in Estonia (sempre che questa affermazione contenuta nell’intervista anonima sia vera).

Ho poi scritto al fotografo Arno Saar, nella speranza che fosse lui il misterioso amico protagonista del “furto” di identità. Per ora nessuna risposta.

Ha invece risposto lo scrittore Kalle Käsper; non ha nulla a che fare con la letteratura noir, ma è stato a Ferrara per cercare l’ispirazione per il suo ultimo libro, così ho pensato che magari potesse conoscere l’autore de “Il Treno per Tallinn”. Invece, nel suo Toscano simpatico e maccheronico, mi ha risposto che conosce l’Arno Saar fotografo e che secondo lui lo scrittore misterioso sarei io.

Con non poca soggezione, vista la caratura del personaggio, ho scritto anche a Jüri Talvet, poeta, saggista e professore presso l’università di Tartu. Era abbastanza logico che Talvet non potesse aiutarmi, tuttavia ho voluto tentare ugualmente. Mi ha risposto quasi subito, in un Toscano da lui definito “povero”, ma in realtà pressoché perfetto. Come sto imparando da questa esperienza, più le persone sono importanti e più sono cordiali e disponibili.

In alcuni casi la scelta dei nomi da contattare è caduta volutamente su figure che hanno poco o nulla a che fare con la letteratura gialla e poliziesca, ma che hanno una buona conoscenza della realtà estone. Credo infatti che per arrivare alla soluzione di questo mistero si debba tentare ogni approccio e lasciare aperta la porta all’imprevisto e al caso. Ecco perché ho scritto all’imprenditore biellese Paolo Moglia, a Tallinn ormai da oltre vent’anni e titolare di questa famosa agenzia di modelle. Moglia ha avuto la cortesia di rispondere alla mia mail, tuttavia questa volta non sono stato fortunato: da lui non è arrivata alcuna indicazione utile.

Di grande soddisfazione personale la risposta del traduttore “per antonomasia” Giorgio Pieretto. Non solo mi ha fornito utili indicazioni sulla possibile futura versione in Estone del titolo del libro (“Rong Tallinnasse”, “Tallinna rong”, di fatto confermando quanto avevo trovato con l’aiuto del traduttore di Google), ma ne ha approfittato per introdurmi la figura del giallista estone Indrek Hargla, autore a me sconosciuto e di cui mi procurerò a breve qualche traduzione in Inglese.

Il traduttore tartumense*** Ülar Ploom (una specie di leggenda vivente), mi ha fornito una serie notevole di spunti (troppi per essere elencati qui). Si è rivelata persona molto disponibile, direi squisita, tra l’altro con una padronanza della lingua toscana davvero impressionante. E anche lo scambio di mail con lui ha avuto inattese e interessanti ricadute, a partire dalla conoscenza della figura di Oskar Luts, che non mancherò di studiare e approfondire nelle prossime settimane.
Una delle ipotesi più spiazzanti di Ploom è che dietro all’autore del libro si possano in realtà nascondere più scrittori. La cosa mi ha fatto sùbito pensare al giallista fittizio Lars Kepler, creato dalla coppia svedese, di vita e di lavoro, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril. Ma, per un appassionato di matematica come me, il pensiero è andato anche all’eteronimo Nicolas Bourbaki, sotto cui si sono riuniti, tra il 1935 e il 1983, diversi matematici sopratutto francesi.

Daniele Monticelli, semiologo e traduttore che vive e lavora a Tallinn, si è interessato al caso. In termini anagrafici è più giovane di me di due giorni. Ci siamo accordati per un caffè (lui) e una birra (io) in quel di Tallinn, Vilnius o Milano.

È arrivata anche la risposta di Mari Kurismaa, architetto di una certa notorietà. Lei, e sopratutto il marito, sono amici del fotografo Arno Saar; spera che questi mi risponda.

Chiara Magi di Tere Italia mi ha ringraziato per averla contattata; anche lei promette di contribuire alla risoluzione del caso. Gaia Zuffa, sempre di Tere Italia, invece, non ha idea di come si potrebbe stanare l’autore del romanzo.

Altri soggetti a cui ho scritto e che per ora non hanno risposto: Nicola Piovesan (regista, vive e lavora a Tallinn), Luca Bochese (conoscente, vive a Tallinn), Davide Abbatescianni (regista italiano, vive e lavora a Tallinn), Daniele Perez (ristoratore pistoiese, vive e lavora a Tallinn)Anti Saar (traduttore), Jüri Saar (criminologo, università di Tartu), Fausto Di Nella (fondatore di Tere Italia).

Scrivo queste righe il 30 Giugno 2016, a una settimana dalla pubblicazione del primo nucleo di questo post e a un mese esatto dall’inizio delle mie ricerche. Negli ultimi due o tre giorni la mia “indagine” ha subìto una battuta d’arresto. I contatti continuano, ma ciò che manca sono le indicazioni utili; oltre al fatto che non tutti mi hanno risposto, a partire proprio dal fotografo Arno Saar, che curiosamente è tra le amicizie personali di alcune delle persone sopra. Questa notte, tuttavia, mi sono imbattuto in un nuovo Arno Saar, una specie di architetto (se ho capito bene un esperto di visualizzazioni 3D e di rendering); è decisamente un po’ troppo giovane rispetto al candidato ideale, ma chissà, l’autore del libro potrebbe in realtà essere amico del padre o di un eventuale fratello maggiore. Alle prime luci dell’alba gli ho inviato una mail che per il momento non è tornata indietro, quindi l’indirizzo – per quanto appaia vetusto – esiste. Ora vediamo se arriverà anche una risposta.

04 Luglio 2016. Ho fatto un tentativo per scoprire eventuali riferimenti nascosti nel nome Arno Saar utilizzando un generatore di anagrammi. Il risultato è il seguente:

narra osa
narra sa o
narra so a
saran [ora aro]
[ornar narro] sa a
sonar ara
rana [saro rosa raso orsa arso]
[sana ansa] raro
rara [sano naso]
rara sa no
[sara rasa arsa] orna
[sara rasa arsa] nor a
ara nor sa

A parte quel primo (casuale) “narra osa” direi che questo sentiero non è percorribile.

05 Luglio 2016. Contattato anche il regista sardo Giampietro Balia che ha vissuto e lavorato a Tallinn per diverso tempo, ma anche da lui nessuna traccia proficua, nonostante la cortesia della mail di risposta.

05 Luglio 2016. In tarda serata è arrivata la risposta di Domenico Cianci, traduttore e guida turistica in quel di Tallinn da alcuni anni. Messaggio molto frizzante e proattivo il suo; chissà che non possa realmente darmi una mano.

06 Luglio 2016. La giornata odierna, finalmente, fa registrare un primo piccolo progresso degno di nota. Dopo aver contattato, negli scorsi giorni, le principali case editrici di Tallinn e Tartu sono riuscito a risalire al nome della società che si occuperà della pubblicazione del libro per il mercato Estone. Si tratta della Kirjastus Tänapäev di Tallinn. A rispondermi è stato il direttore capo Tauno Vahter, che tuttavia si è rifiutato, pur sapendolo, di rivelare l’identità del traduttore. Il libro non uscirà in Estonia prima della fine dell’anno.

07 Luglio 2016. Uno dei vantaggi di scrivere alle mail generiche del tipo info@… è che si possono ricevere più risposte. E così, dopo Tauno Vahter (di cui ho riferito nel paragrafo precedente), oggi mi ha contattato anche Sash Uusjärv, uno dei quattro direttori**** in forze alla Kirjastus Tänapäev. Uusjärv mi ha riferito che al momento il testo è in fase di traduzione e che verrà pubblicato a Dicembre.

08 Luglio 2016. Sirje Kokamägi è una guida turistica e una traduttrice specializzata in lingua toscana. Dopo aver scoperto la casa editrice del libro mi sono dedicato all’individuazione del traduttore. La Kokamägi è la prima a rispondermi delle circa dieci persone contattate con questa qualifica. E così apprendo che anche lei conosce personalmente il fotografo Arno Saar: i due hanno lavorato insieme al giornale Õhtuleht.
Sirje Kokamägi non è la traduttrice, ma devo dire che è stata molto carina: si è offerta di spedirmi la versione estone del libro a Milano o qui a Vilnius, non appena il testo sarà pronto.

08 Luglio 2016. Stina Tromp, la seconda traduttrice a rispondere, non sta lavorando al libro. Messaggio di una sola riga il suo, in tipico stile estone.

08 Luglio 2016. In serata è arrivata anche la risposta di Katrin Veiksaar, traduttrice che vive e lavora a Bologna da me contattata il 25 Giugno. Al momento nessuna indicazione che permetta avanzamenti nella risoluzione del caso.

09 Luglio 2016. Andrea Forlani (a cui faccio pubblicamente i complimenti per il sito) è un fotoreport e uno scrittore lombardo che si divide tra Milano e Tallinn. Anche Forlani si è messo sulle tracce di Arno Saar («…un po’ per curiosità e un po’ per deformazione professionale…»). È capitato sul mio blog, vi si è iscritto e così ieri sera l’ho contattato. Per ora ne è nato uno scambio di mail che, tra le altre cose, ha avuto per oggetto anche le differenze tra birre lituane ed estoni (chi segue queste pagine sa che il “pane liquido” è, assieme a musica e matematica, una delle mie grandi passioni).

09 Luglio 2016. Nella notte di ieri mi ha risposto la terza delle traduttrici (in questo caso anche guida turistica) contattate nei giorni scorsi: Kadri Strööm. La Strööm, che si è detta appassionata di gialli, non aveva ancora sentito parlare de “Il Treno per Tallinn”, né di Arno Saar, ma – incuriosita – è intenzionata a comprare il libro nella versione originale in occasione del suo prossimo viaggio.
In ogni caso la sua è stata una mail molto simpatica, scritta in un ottimo Toscano.
Inaspettatamente Kadri Strööm mi ha risposto anche “per conto di” Marco Iovino, un importante imprenditore veneto-danese (a Tallinn dal 2006) che avevo tentato di raggiungere via mail un paio di settimane fa.

09 Luglio 2016. Risposta da parte della traduttrice Anu Metsallik, ma anche da lei nessun elemento di novità.

09 Luglio 2016. Mari Ligi-Barry ha sentito parlare del “caso” Arno Saar, ma non è lei la traduttrice; nella sua mail si dice dispiaciuta di non potermi aiutare.

10 Luglio 2016. Una discreta percentuale delle persone fin qui contattate era già a conoscenza del libro “Il Treno per Tallinn”. La stampa estone, infatti, non ha tardato ad accorgersi del fenomeno; si veda per esempio l’articolo Itaalias lööb laineid salapärase eesti nimega autori Tallinnast rääkiv krimipõnevik apparso il 6 Luglio su Eesti Päevaleht (uno dei più importanti quotidiani del Paese, controllato dal pontente AS Ekspress Grupp).
Curiosamente il pezzo è firmato da tal Sandra Saar. Senza dubbio ciò conferma la diffusione del cognome Saar, ma allo stesso tempo mi suggerisce un approfondimento nei confronti della giornalista.

10 Luglio 2016. Anche Ülle Kirsimäe ha sentito parlare del libro, ma nemmeno lei è la traduttrice che sta lavorando al testo. In ogni caso la ringrazio per avermi risposto in modo allegro e spiritoso.

10 Luglio 2016. Dea Saar (ecco che il cognome ritorna ancora una volta) con una riga in Toscano un po’ approssimativo mi comunica che non è la traduttrice, né ha sentito parlare del libro.

12 Luglio 2016. Qualche debole indizio sembrava andare nella direzione del torinese Maurizio Foddai, ma l’autore – che mi ha confessato di non amare i gialli scandinavi – ha smentito ogni collegamento.

13 Luglio 2016. Visto che i tipi di libreriamo.it sono riusciti nell’impresa di intervistare l’autore (come ho riferito all’inizio del post) ho provato a sentire i responsabili del sito per capire come muovermi nei confronti di Mondadori. Salvatore Galeone mi ha riposto come segue: «in questo momento ci è stato detto dall’Ufficio Stampa Mondadori che [l’autore] non rilascia interviste».

14 Luglio 2016. Alia Via è una delle tante agenzie di Tallinn che si occupano di traduzioni. L’ho scelta praticamente a caso e ho scritto a Tiia Falk e Heidi Rannik, le due titolari. Mi ha risposto la prima, buttandomi lì quello che secondo lei era l’unico nome italiano tra gli amici Facebook dell’Arno Saar fotografo. Peccato che si trattasse di una ragazza spagnola (o, al più, sudamericana).

15 Luglio 2016. Quelli di libreriamo.it me lo avevano detto: l’Ufficio Stampa Mondadori ha fatto sapere che mr. Arno Saar non ha intenzione di rilasciare (altre) interviste. Ma io a quell’ufficio stampa ho scritto lo stesso; ieri mattina. La responsabile Carmen Mugione avrà n ragioni per non rispondermi, io almeno 2n per non lasciare nulla di intentato.

16 Luglio 2016. E se Saar non fosse un cognome? Se fosse… un toponimo? In Valle d’Aosta esiste il Comune di Sarre, poco meno di 5.000 abitanti a 631 metri sul livello del mare. Bene. Ma esiste un collegamento tra qualcuno dei suoi abitanti e l’Estonia? Esiste eccome; il problema è capire se è quello giusto. A Sarre vive e lavora Fulvio Vicquéry, grafico, designer, pittore e scrittore. Nel 2011 è uscito (per la piccola casa editrice Stylos) il suo unico libro, intitolato addirittura “Tallinn”; e il suo amore per l’Estonia traspare in modo evidente. Ma Fulvio Vicquéry è l’Arno Saar che sto cercando? Parrebbe di no. Però l’ho chiesto direttamente a lui. Se, come è vero, ci accomuna la passione per l’Estonia, mi attendo una risposta.

18 Luglio 2016. Mi ha riscritto Ülle Kirsimäe e mi ha suggerito il nome di Carlo Lucarelli. Lucarelli è stato il primo scrittore a cui avevo pensato; certamente appare un po’ troppo famoso per un’operazione di questo tipo, tuttavia il motivo dell’esclusione è che da internet non emerge alcuna relazione tra il poliedrico e prolifico autore di Parma e l’Estonia. In ogni caso la Kirsimäe è in buona compagnia: alcuni lettori hanno già indicato in Lucarelli il possibile Arno Saar dal momento che – a detta loro – l’impianto de “Il Treno per Tallinn” risulterebbe compatibile con l’architettura tipica dei gialli dello scrittore.

18 Luglio 2016. Tra i commenti di coloro che hanno letto il libro e sono residenti in Estonia ne ho trovato uno molto interessante e ben articolato di un tal Macaroni. Dopo aver escluso Lucarelli il lettore fornisce i seguenti elementi (ne elenca di più, ma il traduttore di Google e la lingua estone non vanno esattamente d’amore e d’accordo): le descrizioni di Tallinn sono particolarmente accurate (poche le imprecisioni), mentre quelle di Narva – al contrario – fanno pensare che l’autore non abbia mai messo piede nella cittadina al confine russo; il libro è piacevole e si lascia leggere agevolmente; l’idea alla base del giallo è un po’ debole e il finale non è la parte meglio riuscita del lavoro; si parla dell’affondamento del traghetto Estonia negli stessi termini di alcuni disastri italiani mai risolti (per esempio Ustica); infine, i rapporti di tensione tra Estoni e Russi sono presentati con enfasi eccessiva rispetto a come questi si svolgono nella quotidianità.

18 Luglio 2016. Dopo undici giorni mi ha ricontattato Sash Uusjärv (Kirjastus Tänapäev) che ha così risposto, almeno parzialmente, alle mie domande sul traduttore del libro: «Our translator is much younger than those gurus you mentioned, but she’s professional and we know that she’d do a great job». I guru a cui fa riferimento sono la triade Giorgio PierettoÜlar Ploom e Daniele Monticelli.
I nuovi elementi raccolti sono un piccolo passo in avanti: la ricerca del traduttore si restringe per genere ed età.

18 Luglio 2016. Marco Scarsella è il fondatore della LumiDigital, azienda con sedi a Milano e Tallinn. Lo avevo contattato alcune settimane fa via LinkedIn e oggi è arrivata la sua risposta: «Non sapevo di questo libro e la storia è interessante, anche io sono appassionato di lettura e scrittura. Purtroppo non ho indicazioni da darti, ma se scopri qualcosa fammi sapere».

18 Luglio 2016. Eva Kolli dell’Eesti Digiraamatute Keskus (EDRK) di Tartu mi ha risposto in mattinata scusandosi per il grande ritardo. Nemmeno lei è la traduttrice.

19 Luglio 2016. Angelo Palmeri, originario di Bari, un paio d’anni o forse tre più giovane di me, è un giornalista sportivo freelance che vive a Tallinn da una dozzina d’anni. In Estonia credo lo conoscano praticamente tutti, sopratutto per aver fondato la Rumori Calcio, un progetto che definire peculiare è riduttivo (qui per approfondimenti).
L’ho contattato nel pomeriggio e mi ha risposto dopo pochi minuti. Con mia grande sorpresa non solo Palmeri ha sentito parlare del libro e del suo autore ma, come me, è seriamente intenzionato a pervenire alla soluzione dell’enigma. Si è documentato e sta indagando attivamente.

20 Luglio 2016. Monica Perosino lavora per la direzione esteri del quotidiano La Stampa; è specializzata in Scandinavia e Baltico (sopratutto la prima) e in quei luoghi è spesso inviata. Contatta qualche giorno fa, mi ha risposto nella notte: «…sono in viaggio in Svezia fino alla prossima settimana. Le scrivo non appena tornata…».

22 Luglio 2016. Reili Brandt della Luisa Tõlkebüroo di Tallinn è informata di quel che sta succedendo intorno al libro, ma la traduttrice (che mi dice di non conoscere) non fa parte dell’organico della loro agenzia.

25 Luglio 2016. Arno Saar potrebbe anche essere donna. La milanese d’adozione ma veneziana d’origine Marialuisa Moro ha scritto numerosi romanzi; uno è ambientato in Norvegia, un altro a Helsinki. E Tallinn da molti viene scoperta quasi per caso a seguito di una “gita fuori porta” che parte proprio da Helsinki. Le ho scritto nel fine settimana, vediamo se riceverò risposta.

25 Luglio 2016. Marco Cesati Cassin è uno scrittore di thriller. In uno di questi (“Non Siamo Qui per Caso”) parla dell’affondamento del traghetto Estonia mostrando sia conoscenza approfondita degli eventi che comprensione per il dramma subito dal popolo estone. Ieri ho scritto anche a lui.

27 Luglio 2016. Andrea Atzori è uno scrittore, giornalista di viaggio e traduttore sardo.
Anche Atzori, come molti dei nomi che vanno alimentando questo post, è a conoscenza del caso Saar. Mancando dall’Estonia da diversi anni, non ha potuto essermi di auto. Lo ringrazio in ogni caso per la cordialità e genuinità della sua risposta.

28 Luglio 2016. Il commissario Marko Kurismaa, il protagonista del libro, guida una vecchia Lada verde del 1976. La foto dell’auto si può vedere qui. Sulla fiancata destra si nota un adesivo: è quello dell’azienda di costruzioni Fort Ehitus, una divisione del gruppo Merko Ehitus Eesti. Peeter Luks è l’unico nominativo che sono riuscito a rintracciare e non ho perso tempo a scrivergli. Vedremo se arriverà una risposta. L’autore del libro potrebbe aver chiesto il permesso per l’utilizzo di quella foto, anche se mi rendo conto che la cosa è piuttosto improbabile.

30 Luglio 2016. Tra le tante persone contattate in questi giorni ci sono Giovanni Angioni (esperto di poker che vive e lavora a Tallinn), il grande linguista, traduttore e studioso di filologia baltica Pietro Umberto Dini, Simone Romeo (traduttore dal Finlandese che vive a Helsinki), suo padre Claudio, il traduttore di lingua finlandese Nicola Rainò (direttore del giornale La Rondine, con base a Helsinki) e la direttrice dell’Estonian Literature Centre (ELiC) Ilvi Liive.
Come sempre, nelle attività di ricerca e indagine si raccoglie molto meno di quanto si semina.

30 Luglio 2016. Claudio Romeo, che ringrazio per avermi risposto di sabato, non è a conoscenza del giallo di Arno Saar. Nella sua mail mi informa che il figlio Simone si trova attualmente in Iran per lavoro e ci resterà a lungo (come dire: potrebbe non essere in grado di rispondermi celermente né di essermi d’aiuto).

31 Luglio 2016. Ci sono persone che in quattro righe ti fanno intuire il loro spessore e la loro autorevolezza. Nicola Rainò, a mio parere, rientra in questa casistica. Ecco che cosa mi ha risposto: «Sinceramente non conosco il caso che lei mi segnala, ma adesso mi ha instillato il virus della curiosità… Cercherò di fare qualche indagine, sperando di contribuire alla soluzione del giallo».

31 Luglio 2016. Mi segnalano che l’articolo di Sandra Saar pubblicato il 6 Luglio scorso su Eesti Päevaleht è ora disponibile solo a pagamento. Chi è interessato può leggerne una versione grezza, ma integrale, qui.

31 Luglio 2016. Antonio Pagliaro, ricercatore con una laurea in fisica e scrittore palermitano, fa menzione della città di Tallinn nel suo libro d’esordio “Il Sangue degli Altri” (2007, Sironi Editore); da qui l’idea di contattarlo. La risposta è stata quasi immediata. Dopo avermi assicurato di non essere Arno Saar, lo scrittore siciliano mi ha confessato come anch’egli nutra grande curiosità per il caso in questione. In realtà un legame tra Pagliaro e il Baltico esiste, tuttavia non essendo rilevante ai fine della mia ricerca, e sopratutto trattandosi di una questione non lavorativa, non ne verrà fatto cenno in questa sede.

01 Agosto 2016. Pietro Umberto Dini mi scrive da Gottinga: «Mi spiace non poter esserle di aiuto… Ho chiesto anche ad alcuni colleghi e amici, ma il mistero sul nome dell’autore resta fitto».

04 Agosto 2016. Ilvi Liive ha letto i miei messaggi su Whatsapp da alcuni giorni; per ora non è arrivata alcuna replica.

05 Agosto 2016. Qualche giorno fa sono entrato in contatto con il giornalista investigativo Fabio Sanvitale, a cui avevo scritto nel tentativo di ricevere supporto qualificato in merito alle mie ricerche. Al momento è in corso un interessante scambio di mail.

06 Agosto 2016. Marco Malvaldi, classe 1974, ha l’età giusta per essere Arno Saar, è nato a Pisa (dove scorre il fiume Arno) e nel suo romanzo del 2014 “Il telefono senza fili” (appartenente alla serie del BarLume) viene citata una certa Terje Luts di Tallinn (con Tallinn immancabilmente storpiato in Tallin). Per fortuna le Terje Luts estoni non sono molte; ho fatto qualche ricerca e ho scritto a un paio di loro. Marco Malvaldi, invece, è più difficile da raggiungere: la sua mail universitaria sembra avere qualche problema tecnico; ho fatto un ulteriore tentativo di contatto tramite il fanclub ufficiale.

09 Agosto 2016. Lo pseudonimo Arno Saar contiene due nomi di donna: Nora e Sara. Nelle scorse settimane ho pensato a un possibile indizio, tuttavia la cosa mi è apparsa talmente improbabile che non ne ho nemmeno fatto cenno. Alberto Majrani (di cui riferirò tra poco) mi fa ora notare che Arno e Saar sono anche due nomi di fiumi. Sul primo non vi è dubbio, anzi ne ho parlato io stesso nel paragrafo precedente a proposito di Marco Malvaldi; sul secondo, invece, non vi avevo riflettuto, anzi, per mia ignoranza geografica non sapevo nemmeno dell’esistenza di questo corso d’acqua, che è tuttavia di grande rilievo, se non altro perché attraversa l’importante città industriale di Saarbrücken (lo so, avrei potuto arrivarci dal nome). Anche in questo caso, però, mi sembra che siamo di fronte a una semplice coincidenza. Gli scrittori di gialli legati all’Arno sono diversi, ma non si trovano collegamenti con la Saar. Oppure ciò potrebbe voler dire che l’autore che stiamo cercando è molto legato all’acqua. Alessandro Perissinotto, per esempio, lo è. L’unico suo romanzo che ho letto (“Semina il Vento”) è ambientato tra Parigi e Badallo (storpiatura di Varallo Sesia) e il passaggio chiave del libro è un evento che ha luogo proprio lungo il Sesia. Nel nostro scambio di mail privato, inoltre, lo scrittore mi ha confessato di ritirarsi in solitudine lungo un fiume quando deve scrivere, e mi ha citato un “bagno” in un famoso lago estone. Ma ciò è sufficiente? Direi di no. Si corre qui il rischio di incamminarsi lungo sentieri interpretativi un po’ troppo avventurosi. Per capire chi è Arno Saar servono prove più convincenti.
Alberto Majrani è l’autore di una teoria rivoluzionaria che, dopo oltre tremila anni, risolverebbe in modo geniale (perché logica e semplice) la cosidetta questione omerica. Chi fosse interessato all’argomento può procurarsi il suo libro “Chi ha ucciso realmente i Proci? Ulisse, Nessuno, Filottete. Scoperto dopo tremila anni il protagonista nascosto dell’Odissea”, che – tra le altre cose – vanta un’autorevole prefazione di Giulio Giorello. Informazioni su Alberto Majrani si possono trovare su www.filottete.it e astutoomero.blogspot.it (ma anche qui e qui).
L’idea che mi ha spinto a contattare Majrani era in realtà un’altra; gli avevo chiesto un piccolo – si fa per dire – favore (cosa che ha poi fatto): mettermi in contatto con Felice Vinci, il fisico nucleare divenuto famoso per l’affascinante teoria presentata nel suo Omero nel Baltico.

11 Agosto 2016. Trovato un Arno Saar che fino a poco tempo fa lavorava presso la compagnia Eesti Energia. I suoi ex colleghi, tuttavia, fanno quadrato e non vogliono rivelarmi la sua mail attuale.

11 Agosto 2016. Devo un grande ringraziamento a Felice Vinci, autore del libro Omero nel Baltico, per aver risposto alla mia mail. Vinci è uno degli scrittori verso cui nutro massima stima.

13 Agosto 2016. Pirkko Vähi-Mohsen ha tradotto in Estone il tutt’altro che semplice Omero nel Baltico di Felice Vinci. Per quanto persona molto disponibile oggi non vive più in Estonia e ha abbandonato il mondo dell’editoria a favore dell’interpretariato; si è dunque detto impossibilitato ad aiutarmi.

14 Agosto 2016. L’affondamento del traghetto Estonia è stato trattato da vari autori internazionali, tra i quali il prestigioso giornalista statunitense William Langewiesche, che si è occupato del caso in questo lungo e toccante articolo pubblicato sul The Atlantic del Maggio 2004 e nel libro “The Outlaw Sea: A World of Freedom, Chaos, and Crime” dell’anno successivo. L’Arno Saar della nostra indagine, dunque, potrebbe aver appreso della vicenda per via indiretta, forse perché all’epoca (28 Settembre 1994) ancora adolescente. Esiste un’interessante connessione tra William Langewiesche e Roberto Saviano. Nel 2005 l’autore di Gomorra ha scritto un articoloº su Langewiesche e i due si sono incontrati a Ferrara il 7 Ottobre 2007ºº. Ma Saviano è mai stato in Estonia? Il più settentrionale dei tre Stati baltici è forse uno dei suoi insospettabili e motivati rifugi? Difficile dirlo. Quel che è certo è che il suo libro del 2013 ZeroZeroZero è stato tradotto in Estoneººº, e ancor prima il suo ormai conosciutissimo e celebratissimo Gomorra; anzi il traduttore di questo lavoro è proprio quel Pirkko Vähi-Mohsen di cui ho riferito nel paragrafo precedente. C’è ovviamente il fatto incontestabile che Saviano non è uno scrittore di gialli.

14 Agosto 2016. Uno scrittore con una conoscenza approfondita del mondo russo-baltico è Paolo Nori, nato a Parma nel 1963. L’età è senza dubbio quella giusta, ma allo stesso tempo Nori ha uno stile talmente unico e caratteristico, e sopratutto talmente diverso da quello che si ritrova tra le pagine de “Il Treno per Tallinn”, che le possibilità di una coincidenza Nori-Saar sono davvero scarse. Sussistono tuttavia elementi di curioso avvicinamento. Per esempio nel 2008 viene pubblicato il libro “Baltica 9. Guida ai misteri d’oriente” (scritto in collaborazione con Daniele Benati) in cui è menzionata la città di Narva. Nel 2013 l’autore è coinvolto in un grave incidente stradale (da cui si riprenderà) e anche Marko Kurismaa, a un certo punto del romanzo, si risveglia in ospedale. Certamente Nori non è uno scrittore di gialli, ma ha più volte dichiarato di volersi dedicare al genere. Per la segnalazione di Nori devo ringraziare Antonio Pagliaro.

15 Agosto 2016. Anche se non ne sono mai stato molto convinto ho pensato alla possibilità che Arno Saar fosse Marco Vichi. Le ragioni: è di Firenze (l’Arno), ha un fanclub a Helsinki (spesso – come già ricordato – Tallinn si conosce partendo dalla capitale finlandese), si chiama come il protagonista del romanzo, non è all’esordio, ha l’età “giusta”, e alcuni critici hanno collegato la sua produzione a quella di Georges Simenon. Infine, della vita privata di Vichi si sa pochissimo; come dire: se vuole tenere nascosto qualcosa sa perfettamente come fare. Gli ho scritto in modo volutamente provocatorio, quasi mettendolo di fronte al fatto che lui “fosse” Arno Saar. Vichi non si è scomposto, limitandosi a poche righe asciutte, senza l’aggiunta di alcun dettaglio o di elementi extra. Nella sua ultima mail ha scritto: «Dai, ne hai fatte di indagini… Sei bravo e molto preciso (non ho letto tutta la pagina [questo post], ma ho visto il metodo)». Parole lusinghiere.

17 Agosto 2016. Un autore tradotto in Estone è Niccolò Ammaniti. La casa editrice Pegasus di Tallinn ha pubblicato i romanzi “Io non ho Paura” del 2001 (“Ma ei karda”) e “Io e Te” del 2010 (“Mina ja Sina”). In entrambi i casi la traduzione è stata affidata a Kaidi Vahar (che si è occupata anche de “I Segreti di Roma” di Corrado Augias). La Vahar sembra tuttavia irrintracciabile.

17 Agosto 2016. Tiia Puustusmaa è una delle quattro traduttriciºººº de “I Segreti di Roma” di Corrado Augias (“Rooma saladused. Ühe pealinna lugusid, paiku ja inimesi”, Kirjastus Tänapäev). È stata molto gentile a rispondermi, ma purtroppo non è lei la traduttrice che cerco. Le faccio volentieri un po’ di pubblicità, visto che con il marito, il sommelier Andre Peremees, ha dato vita alla Vabrik Vinoteek, locale che non vedo l’ora di visitare la prossima volta che sono a Tallinn.

18 Agosto 2016. Se Arno Saar dice di essere così addentro alla società estone (cosa che è tutta da verificare e su cui nutro molti dubbi) è possibile che qualcuno dei grandi scrittori estoni lo conosca personalmente. Quindi mi sono mosso anche in questa direzione. Per ora ho contattato Maimu BergMeelis Friedenthal. Nessuno di loro conosce lo scrittore; Friedenthal ha sentito parlare del caso, la Berg no.

18 Agosto 2016. Oggi la nostra indagine fa un ulteriore significativo passo in avanti. Finalmente conosciamo il nome della traduttrice de “Il Treno per Tallinn”: è Kaidi Vahar. Come ovvio proteggerò la mia fonte, ma l’informazione è davvero importante. Proprio ieri ho ricordato che la Vahar ha trasposto in Estone due romanzi di Niccolò Ammaniti e “I Segreti di Roma” di Corrado Augias. Ma ha lavorato anche su altri autori: Mariana Frigeni Careddu (deceduta nel 1997), l’aretina Carla Malerba (viva e vegeta, ma non una scrittrice di gialli), Alfonso Signorini, la scrittrice di storie per bambini Rosalba Troiano e l’illustratore Tony Wolf (ovvero Antonio Lupatelli, classe 1930). La Vahar ha poi tradotto molti libri di illustrazioni per i più piccoli, a cura di vari artisti e grafici†.
Verrebbe a questo punto da concludere che Arno Saar, se non è il non più giovanissimo Augias, dev’essere per forza Ammaniti. Ma ovviamente è ancora tutto da dimostrare e nulla ci dice che Kaidi Vahar, proprio per l’abilità e la versatilità dimostrata con i due scrittori appena citati, non sia stata “promossa” a “gestire” un caso “delicato” come quello di Saar. In ogni caso ho scritto a Niccolò Ammaniti.

18 Agosto 2016. Jaak Jõerüüt, scrittore di prosa, poeta, diplomatico e politico estone mi scrive: «Buongiorno! Sorry, but I actually do not really understand how it would be possible to comment a text which is not published :)». Evidentemente il nostro conosce l’argomento sufficientemente bene.

18 Agosto 2016. Facendo una delle mie innumerevoli ricerche incrociate mi sono imbattuto nella figura di Arno Strobel. Strobel è un giallista tedesco nato il 18/08/1962 (il fatto che giorno e mese siano proprio quelli odierni è davvero una casualità sorprendente) a Saarlouis††, cittadina tedesca bagnata dalla… Saar. E come se non bastasse Arno Strobel ha vissuto a Roma, dove ha fatto ricerche per il suo libro del 2007 “Magus – Die Bruderschaft”, che parla di Vaticano, non è ancora stato tradotto in lingua toscana, ma è stato tradotto in Estone†††.
Le coincidenze sono notevoli; che l’amico cui Arno Saar ha “soffiato” il nome sia proprio Strobel? Approfondirò nei prossimi giorni.

19 Agosto 2016. Due giorni fa (17/08/2016) Daniele Monticelli ha scritto sull’Eesti Ekspress questo articolo dedicato al caso Arno Saar. Ringrazio lo scrittore Peeter Helme per la segnalazione, nel frattempo ho chiesto a Monticelli di inviarmi il pezzo integrale, visto che l’Eesti Ekspress rende accessibile gratuitamente solo la parte iniziale.

19 Agosto 2016. Ringrazio la cara amica paleontologa Liisa Lang dell’università di Tartu per avermi inviato il testo completo dell’articolo di Monticelli. In effetti si tratta di un pezzo molto lungo in cui il semiolgo milanese-tallinese affronta diversi elementi, sopratutto di carattere sociale, che tuttavia non sono purtroppo utili all’identificazione dell’autore. Monticelli ripete in pubblico quanto mi aveva già comunicato in privato: «Mul pole õrna aimugi sellest, kes võiks olla raamatu reaalne autor» (Non ho la minima idea di chi potrebbe essere il vero autore del libro). Tuttavia è ora più chiaro che, come del resto ho sempre sospettato, la conoscenza del mondo estone da parte dell’autore è molto meno profonda di quel che vorrebbe farci credere. Non solo è meno profonda, ma è come se fosse una fotografia che proviene dal passato.

19 Agosto 2016. Al fine di verificare la possibilità che Arno Strobel sia l’amico segreto di Arno Saar mi sono mosso su tre fronti. Ho contattato Umberto Gandini, che ha tradotto il thriller “Trama di Sangue” (titolo originale: Das Skript, pubblicato nel 2012). Ho contattato la già citata Triin Pappel (che in realtà oggi si chiama Triin Van Doorslaer). Infine ho inviato una mail a Ursula Poznanski, che con Strobel, nel 2015, ha scritto il romanzo giallo “Fremd” (2015). Curiosamente la pagina Wikipedia della Poznanskiquesta – oltre che (come ovvio) in Tedesco ha una versione in Francese e una in… Estone.

20 Agosto 2016. Un grosso ringraziamento a Daniele Monticelli che ieri sera mi ha inviato l’articolo originale in forma completa (decisamente più estesa di quella recuperatami da Liisa Lang); nello stesso viene fatta menzione anche del mio lavoro, cosa che ho particolarmente apprezzato. L’articolo pubblicato sull’Eesti Ekspress ha una dimensione di circa i 2/3 dell’originale (evidentemente si “taglia” anche in Estonia).

20 Agosto 2016. Mi ha risposto Umberto Gandini: «Non sono in contatto con Strobel, ma solo con il suo editore italiano».

21 Agosto 2016. Ho scritto a Giulietto Chiesa, che mi ha risposto dopo una manciata di minuti nonostante oggi sia domenica. Molti dei miei interlocutori lo hanno indicato come il possibile Arno Saar, fatto che – invece – logica e buon senso mi hanno portato a escludere sin dall’inizio. Chiesa è stato molto gentile e mi ha chiesto informazioni sul caso editoriale in oggetto; l’ho dunque invitato alla lettura di questo post.

21 Agosto 2016. Di tutte le persone contattate sin qui, Alessandro Perissinotto è lo scrittore più “simenoniano” in cui mi sono imbattuto; inoltre – come ho ricordato a inizio post – è stato in Estonia. Qualcosa mi spinge a non abbandonare questa pista. Ho così avviato una specie di opera di “accerchiamento” contattando alcuni suoi colleghi universitari. Il primo a rispondermi è stato Mattia Thibault. Anche Thibault, come ogni buon semiologo da Umberto Eco in poi, è stato a Tartu, ma sul mistero di Arno Saar non ha saputo dirmi nulla di utile, purtroppo.

21 Agosto 2016. Marco Tiano è il curatore del blog Il Giallista, nonché l’autore del romanzo “La Bambinaia” (2013, Fazi Editore). In questo post Tiano aveva segnalato l’uscita de “Il Treno per Tallinn” già il 1 Giugno 2016, e così ho provato a contattarlo per capire se nel frattempo si fosse fatto un’idea dell’identità di Saar. Ma anche lo scrittore siciliano non è in possesso del nome che cerchiamo.

22 Agosto 2016. Oggi Antonio Pagliaro mi ha buttato lì un’ipotesi intrigante: e se Arno Saar fosse Stefano Bartezzaghi? Vista la calura che in questi giorni ha invaso la Lituania, sono andato a farmi un bagno nel Lago Bėlys e, una volta di ritorno, ho avviato le mie ricerche. Secondo Pagliaro Arno Saar potrebbe essere uno scrittore molto abile ma che si cimenta con il filone giallo per la prima volta. Inoltre Bartezzaghi è un semiologo (o comunque si è occupato di semiotica), quindi ciò potrebbe collegarlo alla scuola di Tartu e dunque all’Estonia. Naturalmente ciò implicherebbe che buona parte dei contenuti dell’intervista anonima di cui abbiamo riferito nelle righe iniziali di questo post sono falsi, ma il problema non è questo. Il fatto è che non esistono collegamenti diretti tra Stefano Bartezzaghi e l’Estonia, e tutto quel che si trova è una mediazione che il più delle volte chiama in causa sua maestà Umberto Eco.

22 Agosto 2016. Kätlin Kaldmaa è una nota poetessa, traduttrice, giornalista e critica letteraria estone. L’avevo contattata tempo fa, ma non ricordo esattamente quando e nemmeno cosa le avessi scritto di preciso: ormai questa ricerca sta diventando così estesa che comincio a perdere alcuni pezzi. In ogni caso anche la Kaldmaa mi sembra cadere un po’ dalle nuvole: «I got your email. What is this about? Is this a real book or some sort of joke? Any further information on the subject?». Tre domande in quattro frasi striminzite. Nessun dubbio che sia donna. Le ho girato un po’ di materiale, ora vediamo se e quando mi risponderà.

23 Agosto 2016. Mi ha riscritto Meelis Friedenthal: «In principle I could forward the letter you sent me to Indrek Hargla, but I’m pretty sure he will not answer it». Gran simpaticone dev’essere questo Hargla.

24 Agosto 2016. Jaan Pärn è un artista che crea gioielli in ambra. L’ho contattato in quanto parte dell’Associazione Italia Estonia. Tuttavia non è a conoscenza del libro e, di conseguenza, non ha potuto fornirmi aiuto. Si è però offerto di inoltrare la mia mail a Ülle Toode (la presidente dell’associazione) che in passato avevo già tentato di raggiungere, ma senza esito.

24 Agosto 2016. In data 17 Luglio avevo contattato Rosalba Castelletti della redazione esteri di Repubblica. Trenta minuti fa la risposta. La giornalista, che in queste settimane era a Cleveland per la convention repubblicana, mi fa sapere di avere un’amica che lavora presso un importante ministero della capitale estone. La ringrazio sin da ora per l’interessamento al caso, per la cortesia della sua mail e per la disponibilità mostratami.

24 Agosto 2016. Andrea Bronzini è un ingegnere pisano che da molti anni lavora e vive a Tallinn. Mi sono imbattuto nel suo nome in modo del tutto casuale, dal momento che compare tra gli amici Facebook della mia ex fidanzata estone. Pur se distante dalla giallistica, è un lettore “olimpionico” di libri: chissà dunque che da lui non possa arrivare qualche spunto interessante e non convenzionale.

25 Agosto 2016. Anche l’avvocato Toomas Laanemaa fa parte dell’Associazione Italia Estonia. Anche da lui non ci sono informazioni utili alla nostra indagine.

26 Agosto 2016. Stefano Bartezzaghi mi fa sapere, nell’ordine, che: non è mai stato in Estonia, non è mai stato in Lituania, non è Arno Saar, non si capacita di come qualcuno possa pensare che l’autore del “Il Treno per Tallinn” sia lui, non ha ancora letto il libro.

29 Agosto 2016. Tauno Vahter (Kirjastus Tänapäev) non ha preso molto bene il fatto che ho scoperto il nome della traduttrice. Pazienza.

29 Agosto 2016. In uno dei passaggi de “Il Treno per Tallinn” compare la parola “falansterio“. Inserendo il termine in Google Libri ho trovato i nomi di alcuni autori che nelle loro pubblicazioni si sono occupati di questa particolare struttura abitativa. Laura Tundo, dell’Università del Salento, è una di queste persone. Che però non ha mai sentito parlare di Arno Saar.

29 Agosto 2016. Dario Martinelli, andriese, è… talmente tante cose interessanti che per capire di cosa si occupa vi rimando alla sua pagina Wikipedia, oppure – meglio ancora – al suo dettagliatissimo CV. Lo scorso anno, in quel di Torino, ha preso parte alla conferenza internazionale “The Meaning of Conspiracy – Plot and Mystery in Communication“, tuttavia mi dice di non conoscere Alessandro Perissinotto, motivo per il quale lo avevo contattato. Piuttosto curioso il fatto che, nonostante risieda qui in Lituania (a Vilnius), abbia una moglie lituana (piuttosto importante) e parli Lituano non ha una versione lituana della sua pagina Wikipedia, ma ne ha una in Estone. Quando si dice il potere della semiotica e della scuola di Tartu.

30 Agosto 2016. Antonio Pagliaro mi ha fatto avere una preziosa informazione tecnica (ovviamente non dirò quale) che consente di restringere la rosa dei candidati a 239 nomi. Il numero può apparire enorme, ed è certamente molto grande, tuttavia c’è la certezza che Arno Saar è uno di loro.

30 Agosto 2016. Avevo scritto a Claudio Saragosa, professore di urbanistica presso l’Università di Firenze, per lo stesso motivo che mi aveva spinto a contattare Laura Tundo. Un po’ fuori tema la sua risposta: «Mi dispiace, ma non sono io. Ho scritto alcuni libri in circolazione ma non in forma anonima».

31 Agosto 2016. Ho scritto a Massimiliano Smeriglio, politico e scrittore italiano, con le stesse motivazioni già usate per Laura Tundo e Claudio Saragosa. Risposta laconica la sua: «No, non ne so nulla».

31 Agosto 2016. Peeter Torop, il massimo esponente della semiotica estone, conosce il libro di Saar ma non l’identità dell’autore. Facendo seguito alla mia richiesta, mi ha gentilmente fornito la mail del suo allievo Bruno Osimo, che contatterò a breve. Curiosamente la pagina Wikipedia in lingua toscana dedicata a Torop è molto più ampia e articolata delle corrispondenti versioni in Estone e Inglese.

31 Agosto 2016. Mi scrive un prestigioso anonimo: «Alla fine l’ho letto, e non è granché. Scorrevole, sì, ma trama molto esile e dialoghi scarsi». Viene dinque confermato il giudizio già espresso da Macaroni e di cui ho riferito il 18 Luglio.

31 Agosto 2016. Eliminando gli autori passati ad altra vita la lista dei possibili candidati scende da 239 a 224 nominativi. E tra questi c’è Alessandro Perissinotto.

01 Settembre 2016. Maria Teresa Rolla della Greco & Greco Editori, a cui mi ero rivolto per avere un recapito di Giuseppe D’Amato, mi fa sapere che «purtroppo è parecchio tempo che cerchiamo di contattare il dott. D’Amato ma senza successo, non possiamo far altro che riprovare e inviare la sua email ai contatti in nostro possesso». D’Amato è un giornalista e scrittore con una conoscenza specialistica e molto approfondita delle questioni russe e sovietiche, e avrebbe potuto essere d’aiuto al mio lavoro di ricerca.

01 Settembre 2016. Bruno Osimo mi ha scritto una mail molto bella e si è dimostrato persona cordiale, semplice e alla mano. Non è un lettore di gialli, ma nelle scorse settimane – in modo indipendente – ha comunque tentato di scoprire l’identità dell’autore tramite i suoi canali tartumensi; per ora senza riuscirvi. Credo resteremo in contatto.

01 Settembre 2016. A quasi due mesi dal mio primo tentativo di contatto mi ha scritto Ülle Toode, presidente dell’Associazione Italia Estonia e a capo del Centro Studi sull’Estonia e il Baltico. Probabilmente la sua è la mail più interessante che ho fin qui ricevuto, anche per alcuni motivi che vanno al di là di questa ricerca e che potrebbero condurre a interessanti sviluppi per il futuro. Tra le altre cose Ülle Toode ha portato alla mia attenzione il saggio Hõbevalge, quasi certamente il lavoro più importante e significativo dell’ex presidente Lennart Meri.
La Toode, che è anche giornalista, ha avuto parole di apprezzamento per il mio lavoro e si è fatta un’idea della possibile identità di Arno Saar. A suo avviso sarei andato piuttosto vicino alla soluzione.

01 Settembre 2016. Federica Turco e Alessandra Chiappori, semiologhe presso l’università di Torino, conoscono Alessandro Perissinotto, ma non sono in grado di dirmi se esiste una connessione tra lo scrittore torinese e Arno Saar. In ogni caso le ringrazio per la prontezza e la cortesia della loro risposta.

02 Settembre 2016. Una delle mie preziose fonti anonime ha fatto un’analisi dei siti web: sia www.arnosaar.com che www.alessandroperissinotto.it sono su Aruba, per entrambi il server type è Microsoft-IIS/8.5, inoltre tutti e due usano ShinyStat per le statistiche.

02 Settembre 2016. Un’altra mia fonte sostiene che Alessandro Perissinotto conduca, almeno saltuariamente, un’attività parallela come ghostwriter, sebbene nessuno fino ad ora sia mai riuscito a scoprire quali sono i nomi che si sono avvalsi dei suoi contributi (si noti che questo tipo di ricerca non è oggetto del presente lavoro, né lo sarà mai in futuro).

Oggi, venerdì 2 Settembre 2016, alle 16:52, ora di Cantoira (17:52 qui nell’est della Lituania), dopo 94 giorni, questo articolo giunge finalmente e felicemente al termine. Ringrazio Arno (un minimo di confidenza a questo punto mi sarà concesso), ho ricevuto mail e foto, e prometto che gli risponderò molto presto. Ora che il caso è chiuso posso finalmente cominciare a leggere “Il Treno per Tallinn”.

Chi non ne avesse abbastanza e non si fosse ancora annoiato può dare un’occhiata a questo link: Autointervista. Come ho scoperto chi è Arno Saar.

Tra coloro che mi hanno contattato o ricontattato dopo la risoluzione del caso (e che comunque ringrazio) segnalo: Bruno Osimo (03 Settembre 2016), Fabio Sanvitale (04 Settembre 2016), Rosalba Castelletti (06 Settembre 2016), Niccolò Ammaniti (06 Settembre 2016), Antonio Scurati (06 Settembre 2016), Ülle Kirsimäe (07 Settembre 2016), Marialuisa Moro (10 e 29 Settembre 2016), Giorgio Pieretto (10 Settembre 2016), Daniele Monticelli (12 Settembre 2016), Ursula Poznanski (12 Settembre 2016), Domenico Cianci (23 Novembre 2016), Remo Gramigna (16 Gennaio 2017), Rosalba Troiano (28 Febbraio 2017). Alla lista si aggiunge anche Kaidi Vahar (07 Settembre 2016); lo scambio di mail con la traduttrice de “Il Treno per Tallinn” resterà tuttavia una faccenda privata.

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* con l’immancabile Tallin al posto di Tallinn, errore tipico della superficialità giornalistica italiota/padaniota

** tere hommikust = buongiorno

*** se questo aggettivo non esiste lo faccio esistere io

**** gli altri tre sono Mihkel Mõisnik, Mari Karlson e Priit Põhjala

º “Langewiesche, scrittore d’aria, di terra e di mare”

ºº dall’esperienza di quell’incontro pubblico è nato un volumetto di 56 pagine intitolato “Raccontare la realtà. Un grande reporter americano incontra l’autore di Gomorra” (Internazionale, 2008)

ººº “NullNullNull : kuidas kokaiin maailma valitseb” (Varrak, 2014)

ºººº le altre tre sono Leena Uibokand, Külli Mariste e Kaidi Vahar

† Claudio Cernuschi, Sarah Bocconi, Dario Calì, Gian Luca Oliveri, Maria Rita Gentili, Francesca Pesci, Lorella Flamini, Barbara Bacchini

†† lo scrittore oggi vive nei pressi di Treviri, città ritenuta da molti studiosi la più antica di tutta la Germania

††† la traduttrice è Triin Pappel, il titolo in Estone “Maguse vennaskond” (2008), la casa editrice la Kunst di Tallinn

Inagurato lo IoT Lab di Tartu

Qui i dettagli.

Jaan Tallinn (cofondatore di Skype) spiega come la tecnologia Blockchain può contribuire a risolvere molti problemi dell’umanità

Vi rimando all’articolo originale Skype founder Jaan Tallinn proposes saving the world using Blockchain technology.

Ožiukai prie stalo (caprette a tavola)

L’amica Ernesta Mažalskaitė spiega in questo breve articolo (solo in Lituano, ma vredrete che bastano le immagini) come far mangiare le verdure ai nostri figli.

Arno Saar è Alessandro Perissinotto?

È quanto emerge dalle mie ricerche in Rete, anche se le tracce digitali che collegano lo scrittore torinese all’Estonia sono davvero scarse e piuttosto indirette. Auguriamoci dunque che non si tratti di una bufala o di una cantonata (o magari di una falsa pista inscenata ad arte). In ogni caso ho scritto una mail direttamente a Perissinotto; se mi risponderà potremo saperne qualcosa in più.

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Aggiornamento del 20 Giugno 2016 (ore 09:46):

Perissinotto mi ha gentilmente risposto ieri sera; ecco le sue parole: «ahimè non c’è nulla che mi colleghi all’Estonia, neppure Arno Saar: il giallo più nordico che ho scritto è ambientato in Belgio e si intitola “Al mio giudice”».

Nel frattempo la mia personale ricerca dell’autore che si nasconde dietro Arno Saar è diventata una cosa abbastanza seria che ha dato origine al post Aga kes on Arno Saar?.

BeLeave in Britain

Mi piacciono i giochi di parole e quello confezionato dal The Sun di questi giorni è davvero efficace nella sua semplicità.

Le autorità lituane vietano agli Iron Maiden di esibire il poster della loro mascotte Eddie

La ragione è che le immagini sarebbero troppo forti e rischiano di indurre effetti negativi sui più piccoli. Qui i dettagli della notizia e il poster sotto accusa.

Jack lo Squartatore in lavorazione a Vilnius

In questo link tutti i dettagli della produzione tedesca diretta dal regista Sebastian Niemann.

La campagna Hug-A-Brit sposorizzata dal sindaco di Vilnius

Anche nei Paesi Baltici c’è grande preoccupazione per la possibilità che il referendum del 23 Giugno 2016 sulla Brexit si traduca in una vittoria dei secessionisti.
Il tema è di natura strettamente economica. I Lituani, i Lettoni e gli Estoni che vivono e lavorano nel Regno Unito sono una frazione significativa delle rispettive popolazioni d’origine e anche nei Paesi Baltici esiste una discreta comunità britannica. Inoltre il Regno Unito è coinvolto in maniera diretta e pesante nelle operazioni NATO a salvaguardia del Baltico da possibili aggressioni russe.
I cittadini dei Paesi Baltici, dunque, sono fermi sostenitori della Bremain. E per fare questo c’è chi si è inventato iniziative curiose, come la la campagna “Hug a Brit”, che in questo video è sponsorizzata dal sindaco di Vilnius Remigijus Šimašius.

Qual è l’opposto della Brexit?

Da mesi sentiamo parlare del referendum del 23 Giugno 2016 (ormai imminente) che porterà i cittadini britannici a decidere, con il loro voto, se il Regno Unito dovrà uscire dall’Unione Europea o restarvi.
Il termine “Brexit”, che ben sintetizza la posizione secessionista, ha ormai raggiunto una considerevole popolarità, tanto che, anche qui da noi, quasi tutti ne conoscono il significato.
Ma esiste un qualcosa di analogo utlizzato dagli “unionisti”? Anche se gli organi di informazione nostrani non ne parlano quasi, la risposta è sì: “Bremain”.

Arriva a Milano Melnais Piens (Latte Nero) di Alvis Hermanis

Se amate il teatro o la Lettonia, o meglio ancora tutti e due, questa è una di quelle occasioni da non lasciarsi sfuggire. Per sapere di cosa si tratta vi rimando all’esaustivo post che Paolo Pantaleo ha appena pubblicato sul suo blog.

CML_robot: il bot Telegram del Centro Meteorologico Lombardo

Se siete residenti in Lombardia*, se il vostro Comune ha una centralina meteo collegata al Centro Meteorologico Lombardo e se sul vostro smartofono è installato il messenger Telegram (una specie di WhatsApp in versione più evoluta e sicura) potete usufruire di un servizio davvero interessante chiamato CML_robot.
In pratica il bot non è altro che un contatto virtuale (da aggiungere agli altri contatti della vostra rubrica Telegram) che può essere interrogato via chat.
Per fare cosa? Per conoscere, in tempo reale, alcuni dati meteo del vostro Comune; sono disponibili informazioni su temperatura, umidità relativa, punto di rugiada, velocità e direzione del vento, pressione, precipitazioni e loro intensità.
Qui potete trovare un esempio dei dati monitorati per il mio Comune di residenza.
Inoltre è possibile impostare alcuni alert che vi avvisano quando i parametri citati poco sopra raggiungono dei valori soglia da voi prestabiliti (nel mio caso ho messo un alert su temperatura minima e massima che si attiva quando i valori registrati scendono sotto i 5 ºC o sopra i 25 ºC).
Accedere al servizio CML_robot è semplicissimo; questa pagina spiega in pochi secondi cosa fare.

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* il CML gestisce anche alcune stazioni meteo al di fuori della Lombardia; l’elenco completo è consultabile a questo link

Inalava soda

Quale parola si nasconde dietro il titolo di questo post? Ecco alcuni altri anagrammi possibili.

avida lanosa
diavola sana
Olanda savia
Savona laida
soia vandala

Tosse secca e tosse grassa in Inglese

Tosse secca: dry cough
Tosse grassa: productive cough

Chi è Arno Saar?

Arno Saar, un nome e un cognome che suonano estoni. E difatti in Estonia c’è un fotografo che si chiama proprio così (titolare, tra l’altro, di una delle più sintetiche pagine di Wikipedia – questa – in cui mi sia mai imbattuto).
Tuttavia Arno Saar è anche lo pseudonimo di un misterioso scrittore italiano (o padano?) di cui non si sa praticamente nulla, se non che è l’autore di un recente romanzo giallo intitolato “Il treno per Tallinn. La prima indagine di Marko Kurismaa”, edito da Mondadori e da ieri disponibile nelle librerie.

Nel frattempo la mia personale ricerca dell’autore che si nasconde dietro Arno Saar è diventata una cosa abbastanza seria che ha dato origine al post Aga kes on Arno Saar?.

Apre il primo hotel Hilton di Tallinn

Qui tutti i dettagli.