Roberto Maroni, presidente della Lombardia, è intenzionato a indire un referendum consultivo per conoscere il parere di noi Lombardi circa la possibilità di trasformare il nostro territorio in una regione a statuto speciale. Tempo perso e soldi buttati (tanti soldi). Lo Stato italiano, che ci occupa e preleva le nostre risorse (non sapendole nemmeno spendere), non può concedere lo statuto speciale perché ciò equivarrebbe a un suicidio economico (e subito dopo politico). Se dunque si vuole fare un referendum si seguano strade più serie, come nel caso di Veneto e Catalogna. Un referendum, anche se solo a livello di consultazione, dovrebbe contenere quattro quesiti, non due:
(a) mantenere lo statuto ordinario
(b) adottare lo statuto speciale
(c) costituire uno Stato indipendente
(d) richiedere la confederazione con la Svizzera
Va da sé che io sono favorevole all’opzione (c) e sopratutto a uno scontro frontale con l’Italia, nel quale si faccia appello e ricorso a tutti gli organismi e a tutte le convenzioni internazionali possibili. Ma sono certo che Maroni andrà per la sua strada, dimostrando per l’ennesima volta che la Lega Nord, nei suoi organi dirigenti, non è interessata all’indipendenza della Padania.
Un referendum con quattro quesiti sarebbe interessante anche in termini di psicologia statistica. Ci si potrebbe chiedere se l’ordine con cui vengono presentate le opzioni può avere un impatto significativo sull’esito referendario. Scoprirlo non sarebbe difficile. Dal momento che quattro quesiti possono essere presentati secondo 24 ordinamenti diversi*, si potrebbero scegliere 24 campioni casuali di individui cui sottoporre le scelte. Un’analisi statistica elementare permetterebbe di isolare facilmente, se esiste, un eventuale effetto-ordinamento.
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* 4! = 4*3*2*1 = 24: il primo quesito può essere scelto in 4 modi diversi, il secondo in tre modi diversi, il terzo in due, l’ultimo è determinato di conseguenza
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