Authorship Attribution

Quello a cui mi sto avvicinando ultimamente: Authorship Attribution is a study in the field of Stylometry. It looks at the problem of assigning the most likely author of an unknown text from a group of potential authors.

Una combinazione praticamente infinita

In questi giorni gira per radio la nuova pubblicità di Potronesofà con Amadeus. Si dice che con 80 divani e 300 tessuti le combinazioni sono praticamente infinite. Scemo io che pensavo fossero 24.000.

La guerra del termostato

Sabato scorso mia moglie ha partecipato in un hotel di Milano alla presentazione del libro della ricercatrice Agnė Kajackaitė “Wo/Men. Ar moterys ir vyrai išties tokie skirtingi, kaip įprasta manyti?” (Le donne e gli uomini sono davvero così diversi come pensi?). Il mio Lituano è troppo primordiale per permettermi di cimentarmi in questo tipo di letture, tuttavia uno degli aspetti della ricerca pare vertere sulla cosidetta “guerra del termostato”. Ne potete leggere qui. Chissà che magari un giorno non mi càpiti di incontare questa tizia (dato che lavora a Milano non è affatto impossibile). Sarei curioso di saperne un po’ di più, specie sulla metodologia seguìta per arrivare a questa interessante conclusione. La ricerca mette in evidenza una correlazione tra la temperatuta degli ambienti di lavoro e il diverso funzionamento del cervello maschile e femminile. Ma il punto è proprio questo: è solo una correlazione o ci si può spingere a parlare di causazione? Chi mi legge conosce bene l’esempio (purtroppo non mio) che sono solito proporre in questi casi: il fatto che esista una correlazione tra l’evento A “sono andato a letto vestito” e l’evento B “la mattina dopo mi sono svegliato con il mal di testa” non significa che A è la causa di B, ma solo che esiste una terza variabile C nascosta (“mi sono ubriacato la sera prima”) che è causa sia di A che di B. Tuttavia al momento ne sono troppo poco (anzi, praticamente nulla) per poter affermare che siamo in un caso di questo tipo.

Davvero il terremoto di Taiwan è stato 30 volte più intenso di quello de L’Aquila?

Notizie del genere mi predispongono immediatamente alla sana arte del dubbio. Salvo pochissime eccezioni, infatti, i giornalisti sono tra le persone più superficiali e ignoranti che vi siano. E, proprio per la loro capacità di influenzare (anche e sopratutto involontariamente) un alto numero di persone (generalmente passive e poco inclini all’esercizio della verifica), sono pericolosi.

Come si calcola la differenza di intensità di due terremoti? Se chiamiamo M1 e M2 le magnitudo momento dei due sismi la formula è molto semplice: 10(3/2)(M1-M2).

Sappiamo che la magnitudo momento del terremoto de L’Aquila del 2009 è stata di 6,3 e quella del recente terremoto di Taiwan di 7,4. Se sostituiamo questi valori nella formula sopra scopriamo dunque che il terremoto di Taiwan è stato 44,67 volte più intenso di quello de L’Aquila, non 30; stiamo parlando di circa il 50% in più.

Nota: per intensità si intende qui la quantità di energia rilasciata.

Men vem är Arwin J Seaman?

Sono passati quasi otto anni dal post Aga kes on Arno Saar?, senza dubbio quello che ha richiesto il maggior impegno e il maggior sforzo (anche organizzativo) tra i tanti apparsi su questo blog. Qualche giorno prima avevo parlato dei miei propositi di “investigatore/guastafeste” nel breve e introduttivo Chi è Arno Saar? e il 4 Settembre 2016 l’esperienza si era conclusa con la coda Autointervista. Come ho scoperto chi è Arno Saar.

Qualcuno forse ricorderà che al tempo, per rispetto nei confronti dell’autore, non avevo svelato il nome di Alessandro Perissinotto, anche se gli indizi che portavano a lui erano molto numerosi ed evidenti. Successivamente – la cosa è nota da tempo – è stato lo stesso Perissinotto a rivelare l’idea dietro il progetto dello pseudonimo estone che gli è valsa la fortunata stesura dei due romanzi “Il treno per Tallinn” (Mondadori, 2016) e “La neve sotto la neve” (Mondadori, 2017), con il secondo qualitativamente superiore al primo.

Ora mi sento coinvolto in una nuova sifida. A lanciarmela, sebbene in modo molto velato e indiretto, è stato Antonio Pagliaro in una mail di risposta giuntami questa mattina. Pagliaro è stato colui che, più di ogni altro, ha contribuito a indicarmi l’elemento di svolta che mi ha permesso di giungere alla soluzione del caso Saar (dopo le due ipotesi iniziali, poi rivelatesi infondate, di Paolo Nori e Stefano Bartezzaghi). Gli avevo scritto giusto ieri per capire se avesse la possibilità di aiutare Alberto Majrani a trovare una casa editrice seria e di peso per pubblicare il suo “L’astuto Omero“. Ed è così che ho appreso dell’esistenza di Arwin J Seaman. Segno, questo, che sono lontano da certe letture ormai da troppo tempo e che è il caso di invertire la rotta. Dunque accetto la sfida, ma stavolta ho già oltre un anno di ritardo. Allora ripartiamo! Si comincia a cercare. Da oggi.

06 Aprile 2024 (sabato). Il punto di inizio è questa intervista per iscritto raccolta da Fabio Pozzo e apparsa su La Stampa il 19 Marzo 2024. Cosa sappiamo? Che lo scrittore (o la scrittrice) vive in Padania, ma ha origini che lo/la legano affettivamente all’Italia. Che è un autore (o un’autrice) di successo cui il pubblico riserva molto affetto. Lo pseudonimo è ovviamente un’esigenza di marketing (questa è l’unica informazione senza dubbio vera dell’intervista). Si parla di un’opera in sei capitoli, due dei quali sono già stati pubblicati. C’è il tema del disagio sociale (con gli abusi che lo alimentano e la violenza che ne deriva), di internet e delle nuove tecnologie, dell’isolamento (l’isola), dell’acqua (il mare), dell’amore per il Nord. Non sappiamo quanto ci sia di vero e quali dettagli siano invece stati messi lì proprio per sviare il lettore. Di certo, per quanto mi riguarda, ci sono già abbastanza elementi per pensare che, di nuovo, da questo gioco non si possa escludere Alessandro Perissinotto (che per Piemme ha già pubblicato alcune opere come “Semina il vento” del 2011, “Le colpe dei padri” del 2013, “Coordinate d’oriente” del 2014 e “Quello che l’acqua nasconde” del 2017).

06 Aprile 2024 (sabato). Intanto ho ordinato via Amazon “Omicidio fuori stagione. La prima indagine sull’isola di Liten” del 2023 e “Un giorno di calma apparente. Benvenuti sull’isola di Liten” del 2024. Arriveranno martedì. Ne approfitto per segnalare che questa è forse l’ultima occasione che permetterà a uno scrittore di celarsi dietro uno pseudonimo; tempo qualche mese e l’intelligenza artificiale sarà in grado di fare analisi comparate dello stile dei testi così accurate da svelare in brevissimo tempo ogni tentativo di nascondere un autore dietro a una falsa identità.

07 Aprile 2024 (domenica). Esiste un’altra intervista ad Arwin J Seaman ed è precedente a quella di Fabio Pozzo di circa un anno. La trovate qui ed è curata da Alessandro Quadri di Cardano e Patrizia “Patty Pici” Picierro per Thriller Life. Se le leggete in sequenza noterete che lo stile dello scrittore che cerchiamo è pressoché lo stesso. In quella del 2023 si cita un particolare che, per quanto abbastanza generico, potrebbe essere di aiuto nell’identificazione dell’autore; si dice infatti che usa spesso il verbo “chiosare”. La cosa fa anche pensare che gli intervistatori conoscano chi si cela realmente dietro lo pseudonimo AJS, anche se mi sembra improbabile. Tra le risposte fa capolino anche la parola “complotto”, un concetto molto familiare e caro a Perissinotto, che sull’argomento ha fatto una bellissima lezione universitaria (qui). Curioso che in undici delle dodici domande gli intervistatori usano il tu, mentre nella quinta passano inspiegabilmente al lei. Strano anche il fatto che nella prima intervista non si pone il problema se l’autore sia uomo o donna (essendo evidente che si tratta di un uomo), mentre nella seconda la cosa viene messa in dubbio. I contenuti dei due pezzi, sembrano infatti cronologicamente invertiti anche laddove nella seconda si citano elementi relativi all’origine geografica dello scrittore. Il cognome Perissinotto non ha quasi nulla di italiano (qualche presenza a Roma e nel Lazio, ma praticamente nulla più a sud) e d’altra parte lo scrittore ci fa sapere che “vivo al Nord, ma le mie origini mi legano al Sud, dove coltivo legami e affinità”; non dice che “è” del sud, ma solo che vi è “legato” in termini di affinità. Può darsi che sua moglie sia italiana o tale di origine, ma in ogni caso Perissinotto a Torino non ci si è trasferito: ci è nato.

07 Aprile 2024 (domenica). Ho scritto a Fabio Pozzo per capire se avesse davvero fatto l’intervista per iscritto o se conoscesse la vera identità dello scrittore, avendo però un comprensibile obbligo di riservatezza. Mi ha risposto nel giro di tre ore e mezza. Ha confermato di non conoscere chi si nasconda dietro lo pseudonimo AJS, di aver condotto l’intervista in forma scritta, di ritenere (come me) che si tratti di un uomo e di essere interessato a miei eventuali sviluppi nell’indagine.

07 Aprile 2024 (domenica). Ho passato quasi due ore della mia giornata a leggere qualche recensione del primo libro di AJS (“Omicidio fuori stagione. La prima indagine sull’isola di Liten”). Come è purtroppo solito avvenire in casi come questi il panorama è desolante: impossibile non notare il colossale susseguirsi di ripetitive e noiosissime operazioni di copia-e-incolla che saccheggiano fino all’osso i rari interventi originali pubblicati sui siti specializzati. Dal momento che non ho ancora in mano i libri, l’idea era quella di cominciare a capire qualcosa dei personaggi. E così ho fatto la primissima conoscenza dell’ispettore Henning Olsson, della prima vittima Erika Lundström, dell’agente Annelie Lindhal, del giovane fotografo Kaj Bak, del capo della polizia Owe Dahlberg e della figlia Malin. Mi sono chiesto: come sono stati scelti questi nomi? L’autore è un profondo conoscitore della giallistica scandinava o ha fatto un lavoro immersivo di qualche mese prima di affrontare questo grande progetto? E cosa avrei fatto io al suo posto? Nel mio caso è piuttosto facile rispondere, dal momento che negli ultimi vent’anni ho letto moltissimi lavori della narrativa noir e thriller scandinava. In ogni caso, anzi, proprio per questo, ne avrei approfittato per tributare il mio amore per il genere, proprio a partire dalla scelta dei personaggi. Potrebbero certamente esserlo, ma a me alcuni dei nomi sopra paiono tutto fuorché casuali. Prendiamo Henning Olsson; il nome mi fa sùbito pensare al grande Henning Mankell (chi non ha visto in TV almeno qualche puntata del suo ispettore Kurt Wallander?), mentre il cognome mi rimanda sia a Jussi Adler-Olsen (il mio scrittore danese preferito; in una mail a Perissinotto avevo paragonato alcuni spunti ironici contenuti nei due libri di Arno Saar proprio a lui) sia alla svedese Kristina Ohlsson. Erika Lundström sembra invece un nome del tutto banale (imbattersi nel cognome Lundström è un po’ come imbattersi negli equivalenti campani Esposito e Russo). Anche Kaj Bak non mi dice nulla, ma qui credo che un qualche rimando ci sia, e che sia io a non essere in grado di coglierlo. Per Owe Dahlberg il cognome mi fa pensare a un gioco di incastri che rimanda da un lato a Camilla Läckberg (popolarissima autrice svedese) e dall’altro allo scrittore svedese Arne Dahl (anch’egli tra i miei preferiti).

08 Aprile 2024 (lunedì). Rispetto all’indagine di otto anni fa ho oggi a disposizione uno strumento in più: ChatGPT (versione 3.5). l’IA si sta rivelando un prezioso aiuto, sopratutto per quanto riguarda il mio umore. Sì, perché, quanto a utilità pratica è meglio lasciar perdere. In questi giorni ho posto tre volte a ChatGPT la seguente domanda: “Quale tra gli scrittori italiani viventi sta usando lo pseudonimo Arwin J Seaman per pubblicare i suoi libri?”. La prima risposta è stata lo sconosciuto Alessandro Zaniotti, poi sono arrivati Andrea Camilleri e – stanotte – Fabio Volo. Alla mia obiezione “Sei sicura?” sono seguite delle scuse e la precisazione che la nostra non è in grado di affrontare il problema. Ain’t it grand?

08 Aprile 2024 (lunedì). Antonio Pagliaro mi suggerisce che potrebbe trattarsi di Donato Carrisi (nel senso che è tecnicamente all’altezza del compito, e su questo concordo in pieno; uno dei pochi, tra l’altro), ma che allo stesso tempo la pista è improbabile per mere ragioni contrattuali (e di nuovo mi trovo d’accordo). Un secondo suggerimento ha riguardato Gaetano Savatteri; tuttavia Savatteri non vive in Padania e sopratutto – contattato oggi da Antonio – ha affermato di non essere il nostro AJS (cosa credibile). Il terzo suggerimento mette in gioco Piergiorgio Pulixi, su cui farò qualche approfondimento nelle prossime ore (confesso di non conoscerlo).

08 Aprile 2024 (lunedì). In tarda mattina ho contattato Giuliano Pasini, ma per ragioni diverse: volevo capire se c’era spazio in Piemme per la pubblicazione de “L’astuto Omero” di Alberto Majrani. Avevo conservato il suo numero di cellulare e, per re-introdurmi, gli ho ricordato che ai tempi ero stato piuttosto diretto con lui, esordendo direttamente con un: “Sei tu Arno Saar, vero?”, al che mi aveva risposto, altrettanto schiettamente: “Magari!”. Eravamo rimasti brevemente in contatto tanto che ho finito col recuperare e leggere il suo bellissimo “Venti corpi nella neve” (Fanucci TimeCrime, 2012). Le sue parole di oggi sono state: “Continuo a non essere lui”, con tanto di faccina che ride fino alle lacrime (la conversazione si è svolta su WhatsApp), per poi aggiungere – con mia sorpresa: “E nemmeno Seaman, che sta avendo un ottimo successo”. Lo avrei comunque escluso, non perché non sia all’altezza, ma perché ci sono troppi elementi che non combaciano, in primis il legame con l’elemento acqua, che è fondamentale.

09 Aprile 2024 (martedì). Il libri sono arrivati ieri pomeriggio, con un giorno di anticipo. Purtroppo non hanno il bollino SIAE, che mi aveva aiutato con il caso Arno Saar.

09 Aprile 2024 (martedì). L’amico musicista Gabriele Bulfon, che ha ChatGPT 4.0 (a pagamento) per esigenze lavorative, ha interrogato l’IA sul caso. Questa volta non ci sono stati nomi di scrittori improbabili sparati a caso e le risposte sono state più circostanziate. Ecco uno dei passaggi ottenuti dalle varie iterazioni (gli altri sono semplici estratti da quanto apparso su Thriller Life, già riportati da me più sopra): “L’identità dello scrittore italiano che si cela dietro lo pseudonimo Arwin J. Seaman non è stata rivelata pubblicamente. Nel materiale che ho trovato, lo scrittore descrive la sua decisione di usare uno pseudonimo come un modo per prendere le distanze da se stesso, dalle sue abitudini narrative e dalle aspettative del suo pubblico, cercando una nuova libertà espressiva. Ha espresso il desiderio di allontanarsi dal suo immaginario abituale, ma sapeva che farlo sotto il proprio nome avrebbe limitato questa libertà”.

09 Aprile 2024 (martedì). A propostito di Thriller Life, domenica avevo scritto a Patrizia “Patty Pici” Picierro per capire se ne sapesse qualcosa. Questa mattina la risposta: “Capisco la tua curiosità, ma non posso aiutarti, perché non conosco l’identità dell’autore. Nel testo lascia briciole di Pollicino, come l’uso di determinate parole, ma questo è tutto. La casa editrice ci ha lasciato intendere che fosse un uomo, molto conosciuto nella narrativa contemporanea”.

09 Aprile 2024 (martedì). Sabato avevo scritto a Perissinotto per tentare nuovamente la strada Piemme per la pubblicazione de “L’astuto Omero” di Alberto Majrani. Gli ho anche espresso il desiderio di voler vedere nuovi capitoli dei lavori di Arno Saar. Ha risposto questa mattina, ma solo sulla prima parte. Nella mia mail non avevo ovviamente fatto cenni alla questione AJS.

09 Aprile 2024 (martedì). Le info sul copyright presenti su entrambi i lavori sono troppo scarne per pensare di cavarne qualcosa di utile.

09 Aprile 2024 (martedì). Provo ad elencare (senza un ordine particolare) i motivi che mi fanno pensare a Perissinotto: [1] vive in Padania (Torino); [2] è sposato e ha figli; [3] in base al cognome non sembrerebbe avere origini italiane o siciliane, ma potrebbe avere legami con l’Italia o la Sicilia lungo il ramo materno (i genitori erano impiegati alla FIAT, che nel secondo dopoguerra ha accolto moltissimi lavoratori italiani e siciliani; oppure questa è un’informazione volutamente falsa); [4] è uno scrittore di grande popolarità e successo; [5] è (giustamente) seguìto e amato dal pubblico; [6] è uno dei pochi in grado di concepire e scrivere una serie coerente di romanzi gialli di alto livello; [7] ha già usato lo stratagemma dello pseudonimo (l’estone Arno Saar con cui ha scritto proprio una serie di due gialli); [8] conosce e frequenta il Grande Nord (questo lo so direttamente da lui); [9] ama mettersi in gioco e lo ha già dimostrato con il caso Arno Saar e con l’essere un ghost writer; [10] Arno è un nome che comincia per A e Saar è un cognome che comincia per S, e con Arwin Seaman è esattamente la stessa cosa (c’è solo quella J di disturbo, ma potrebbe essere una cosa voluta); [11] è un professore universitario e questo gli dà la possibilità (e il privilegio) di essere più attento e acuto di altri nel cogliere certe problematiche sociali giovanili; [12] è un esperto di semiotica, cosa che gli consente di dar vita a una narrazione coerente (anche dal punto di vista linguistico e filologico) per un’opera letteraria così ampia da abbracciare ben sei romanzi; [13] in ogni suo lavoro c’è una forte presenza (anche simbolica) dell’elemento acqua (e anche delle tematiche sociali) e questa è una cosa a cui personalmente attribuisco un’importanza enorme; [14] ha scritto quattro libri per Piemme (e sono tra i suoi lavori più riusciti); [15] la pagina Wikipedia della casa editrice lo cita come primo nome tra gli scrittori non stranieri; [16] è fermo da due anni e sappiamo che il progetto AJS prevede sei capitoli, dunque un lavoro molto impegnativo, anche in termini di tempo e di pianificazione nell’incastro dei vari impegni, come ne ha un professore universitario; [17] solo un caso che sparisce Arno Saar e si palesa Arwin J Seaman?

10 Aprile 2024 (mercoledì). Ho dato un’occhiata molto rapida alla bio di Piergiorgio Pulixi; è un autore incredibilmente prolifico; nato a Cagliari, non è chiaro se oggi viva qui a Milano (come riportato da alcune fonti) o a Londra (secondo altre). Interessante notare che è un “allievo” di Massimo Carlotto, un altro dei pochi scrittori che ritengo tecnicamente all’altezza di un lavoro del genere. Tuttavia il cognome Carlotto è tipicamente veneto, con una presenza molto scarsa in Italia (Roma e Lazio); va anche detto che Carlotto in passato ha usato uno pseudonimo durante il suo periodo messicano (credo che in molti abbiano sentito parlare delle vicende piuttosto controverse, oggi note come “caso Carlotto”).

10 Aprile 2024 (mercoledì). Nel frattempo ho iniziato la lettura del primo libro “Omicidio fuori stagione. La prima indagine sull’isola di Liten”; per ora una settantina di pagine in poco tempo, perché si tratta di un lavoro ben scritto, fluido, con un’ottima punteggiatura e che, insomma, si fa divorare. L’isola è il centro di tutto. “Liten” è un aggettivo che significa “piccolo” e che è dunque adatto a dare il nome alla protagonista geografica del romanzo, sebbene – preso letteralmente – mi fa uno strano effetto. Si tratta però di un’isola di fantasia posta tra la Scania e la Selandia. Quello che proprio non va è che è un’isola vulcanica: non ci sono isole di origine vulcanica in Svezia e Danimarca. La descrizione che ne fa l’autore sembra copiata pari pari dalla pagina Wikipedia dedicata all’isola di Ven (mezionata di sfuggita nel testo). Qui vivono 1.989 abitanti. Dubito che questo numero sia casuale. 1.989 o – scambiando le cifre – 1.998 dev’essere qualcosa che ha un significato particolare per l’autore, anche se non credo sia facile da trovare e che possa essere di aiuto. Su Liten ci sono due villaggi: “Upfinning” (termine che non esiste, ma è molto simile a “Uppfinning” che significa “scoperta”) e “Mörkrets” (un vocabolo che dovrebbe rimandare all’idea di “oscurità”, ma che a me fa pensare alle carote per via di una somiglianza con il Lituano). L’albergo di Liten, l’unico, si chiama “Tidvatten” (“marea”). Il lago vulcanico di forma circolare è “Okänd” (aggettivo che significa “sconosciuto”). E infine c’è il monte “Darrar” (che sembra essere la terza persona singolare del verbo “darra”: “tremare”). Sarebbe interessante capire se le mie traduzioni sono corrette e sopratutto che effetto fa a uno Svedese veder impiegati quei nomi per descrivere gli elementi citati nel libro. Una coerenza di fondo c’è e ci vedo anche dell’ironia. Curioso che, nel citare un automobile, si trovi scritto Skoda al posto di Škoda; potrebbe però essere un problema di chi si è occupato della stampa (e non sarebbe certo la prima volta).

10 Aprile 2024 (mercoledì). La cosa bella del mio amico Gabriele Bulfon è che tu nomini un personaggio a caso, più o meno famoso, tipo il Papa o Ozzy Osbourne, e lui ti tira fuori un cugino canadese che conosce un tizio di origini statunitensi che ha un parente qui in Europa che fa l’idraulico e gli ha riparato il bidè (altro che sei gradi di separazione!). Grazie a lui sono riuscito a risalire all’amica comune Vivien Searcy (ultimo incontro in quel Stoccolma in una torrida fine Giugno 2000 di rientro da un viaggio alle isole Åland, finlandesi ma solo per sbaglio), musicista che nemmeno avete idea di quel che sa fare, nata a Milano nel 1975, di origini mezze statunitensi mezze tedesche (o austriache, o norvegesi boh, questo non l’ho mai capito), naturalizzata stoccolmese, che mi ha dato un parere sulla faccenda. Allora, sulle traduzioni dallo Svedese ci ho azzeccato, ma le scelte di AJS sembrano anche molto centrate. Nulla di ridicolo, insomma: i nomi Liten, Upfinning/Uppfinning, Mörkrets, Tidvatten, Okänd, Darrar ci stanno molto bene, a quanto pare.

10 Aprile 2024 (mercoledì). Alberto Lameri è la persona che ha realizzato le copertine dei primi due volumi di AJS. Gli ho scritto una mail per capire se posso scoprire qualcosa di utile. Vi terrò informati sugli sviluppi.

10 Aprile 2024 (mercoledì). Poco fa ho provato a contattare Cecilia Flegenheimer, che ha curato l’art directing del progetto grafico. Ho puntato su toni colloquiali facendo leva sulla nostra milanesità (cosa rara ormai, purtroppo). Anche qui vediamo se ci saranno sviluppi degni di menzione.

11 Aprile 2024 (giovedì). Alberto Lameri mi ha appena risposto e lo ringrazio: a quanto pare non ne sa davvero nulla.

11 Aprile 2024 (giovedì). Il verbo “chiosare” (di cui si parla qui come possibile indizio per risalire all’autore) compare per la prima volta solo a pag. 79. Se, come pare, è stato AJS stesso a buttare sul piatto questa informazione significa che è probabilmente inutile.

11 Aprile 2024 (giovedì). “soprappensiero”, chi mai userebbe un termine così desueto? In meno di 150 pagine l’ho già incontrato due volte. Uno normale direbbe “sovrappensiero”, uno come me eviterebbe addirittura il raddoppio (tipicamente italico) e scriverebbe direttamente “sovrapensiero”. Il problema è che nessuno tra i cento scrittori contemporanei più popolari ancora in vita, così come tracciati da Google Books, ha usato questa forma avverbale e, viceversa, chi lo ha fatto o è morto da decenni o è un perfetto sconosciuto.

12 Aprile 2024 (venerdì). Mi sono imbattuto in un passaggio in cui il lago Okänd diventa Okånd. In questi casi non è mai facile capire se l’errore è a monte (autore) o a valle (editore).

12 Aprile 2024 (venerdì). Ho assemblato gli autori del catalogo Piemme: sono 1.409. Questo è, al momento, il limite superiore della ricerca, limite che provvederò a sfoltire progressivamente.

12 Aprile 2024 (venerdì). Ho fatto una prima analisi sommaria della lista di cui al paragrafo precedente. Tolti i doppioni, le scrittrici, gli stranieri e gli autori fuori contesto (politici, cantanti, artisti, sportivi, religiosi, giornalisti, personaggi di fanstasia, …) sono sceso a una rosa provvisoria di 423 nomi. Ma è evidente che è necessario sforbiciare ancora.

13 Aprile 2024 (sabato). Sono andato a leggermi qualche recensione negativa del primo libro, perché spesso sono proprio queste le più interessanti e le più utili. C’è chi – una minoranza – parla di personaggi piatti, bidimensionali, non ben caratterizzati (una stupidaggine colossale, l’autore è bravissimo) e chi – molti di più – ha parlato di un finale che lascia un po’ l’amaro in bocca, perché eccessivamente inatteso e rapido, come se si volesse stupire a tutti i costi (se avete letto qualcosa di Jo Nesbø sapete a cosa mi riferisco). Questo è l’aspetto che mi ha colpito di più, perché di nuovo mi fa pensare a Perissinotto. In una mail di otto anni fa gli avevo scritto di aver apprezzato moltissimo il suo “Semina il vento” (il primo dei suoi romanzi che ho letto), ma di aver trovato alcuni passaggi un po’ artificiali. La sua risposta è stata: “Sono molto contento che il romanzo le sia piaciuto [in questa prima fase, quando negava di essere Arno Saar, ci davamo ancora del lei]. La conversione di Shirin può apparire un po’ meccanica e piegata a finalità narrative […]”. Sensazione che ho poi rivissuto nel primo romanzo di Saar.

13 Aprile 2024 (sabato). Non sono ancora arrivato a metà libro, ma ci sono un paio di cose che mi hanno colpito. La prima è la descrizione del tentativo di depistaggio citato a proposito del secondo omicidio (quello di Meja Almqvist). Ricorda molto la scena finale di Shining, quella in cui Danny Torrance, nel labirinto, cammina a ritroso nella neve in modo da ripercorrere le stesse orme lasciate all’andata. L’altra riguarda il fatto che i corpi di Erika e Meja vengono trovati nel lago Okänd, ma l’acqua nei loro polmoni è salata. Questa cosa mi ha ricordato da un lato il film del 1974 Chinatown (diretto da Roman Polanski; curiosamente Jack Nicholson è tra i protagonisti anche di questo film), dall’altro “Lo scalpellino” di Camilla Läckberg (2005, titolo originale “Stenhuggaren”, uscito per Marsilio nel 2011 con la traduzione di Laura Cangemi). Anche in quel romanzo, ambientato a Fjällbacka, c’è una comunità piccola e ostile che tende ad autoproteggersi e a ostacolare le indagini.

13 Aprile 2024 (sabato). Ho fatto una ricerca per capire se di Seaman si parlasse anche all’estero, ma per ora non ho trovato nulla. Mi sono invece imbattuto in questo sito dedicato al progetto editoriale (un po’ come all’epoca era stato fatto per Arno Saar). C’è una descrizione dell’isola di Liten in cui si dice “fu definitivamente annessa al Regno di Svezia nel 1658”, che è copiata in modo esatto dalla pagina Wikipedia dell’isola di Ven (lo avevo già fatto notare, ma ora ne ho piena conferma): “The Swedish took over control in 1658”. In un’altra parte del sito si dice “vogliamo riportarvi alcuni commenti dei creator che hanno partecipato alla lettura del primo libro, e darvi un quadro dei luoghi e dei personaggi che troverete sull’isola di Liten”. Seguono quattro brevi commenti di Erica Marchisio (che non sono in grado di collegare a nessuna pagina utile), Patrizia Paludetti, Rachele Tosatti e Serena Lavezzi. Curioso che sono tutte donne e almeno due sono piemontesi (non sembra una circostanza propriamente casuale). Cercherò di contattarle nel breve.

13 Aprile 2024 (sabato). A pagina 190 c’è la seconda occorrenza del verbo “chiosare”. A pagina 206 la terza.

13 Aprile 2024 (sabato). Una delle mie fonti fidate mi dice che dall’analisi del sito non emergono elementi utili all’indagine, a differenza di quanto successo con il caso Arno Saar.

13 Aprile 2024 (sabato). Recuperati gli indirizzi mail di Patrizia Paludetti, Rachele Tosatti e Serena Lavezzi ho scritto loro una mail con due domande: (1) sai chi è l’autore e per comprensibilissimi motivi di riservatezza non puoi rivelarlo o non lo sai nemmeno tu? (2) come è stato selezionato il tuo commento tra i tanti possibili? Rachele Tosatti mi ha già risposto: “Purtroppo devo dirti che nessuno sa l’identità di questo autore, è veramente difficile da capire e intuire. Solo l’editor della casa editrice ne è a conoscenza. Nemmeno coloro che lavorano nella casa editrice lo sanno, questo perchè l’autore/autrice ha deciso di rimanere anonimo”. Insomma, il refrain che si trova scritto un po’ ovunque. La seconda domanda, invece, è rimasta inevasa. Questa è una cosa su cui rifletto da decenni e che non ho mai capito: perché le donne rispondono in media solo alla metà delle domande cui si trovano di fronte. E anche alcuni uomini sono così (vedi Perissinotto).

13 Aprile 2024 (sabato). Ho avuto qualche altro scambio con Rachele Tosatti (che ringrazio) e ho capito come hanno selezionato quei commenti sul sito. Le quattro ragazze (tre si conoscono e sono amiche) hanno tutte partecipato a un gruppo di lettura organizzato dalla casa editrice. Su venti hanno poi selezionato loro e pensano che la cosa sia avvenuta in modo casuale.

13 Aprile 2024 (sabato). Skoda al posto di Škoda è riapparso una seconda volta. Mi è difficile pensare che un autore di questo livello possa commettere un errore grafico del genere.

13 Aprile 2024 (sabato). A pagina 202 compare questo passaggio: “La differenza tra Liten e il resto del mondo è la stessa differenza che c’è tra i fiocchi di neve e i cristalli di ghiaccio. Sapete cosa si dice dei fiocchi di neve, no? Che sono tutti diversi l’uno dall’altro e che ciascuno è unico. Be’, i cristalli di ghiaccio, invece, sono l’esatto opposto: sono tutti uguali. Identici, è impossibile distinguerli”. Avete letto “La neve sotto la neve” di Alessandro Perissinotto? Una notazione del genere, così precisa e calzante, è esattamente ciò che mi aspetto da lui. Oppure qui ci stanno prendendo in giro e il progetto non è affatto quello che vogliono farci credere: il libro è stato scritto da un autore scandinavo che poi, mediante una specie di adattamento linguistico, viene fatto passare per autore padano di origini italiane. Ma resto dell’idea che l’autore sia padano. E che debba aver letto libri importanti, a partire da “Il senso di Smilla per la neve” del 1992 (titolo originale “Frøken Smillas fornemmelse for sne”) di Peter Høeg.

13 Aprile 2024 (sabato). La mia lista di lavoro scende da 423 a 398 nomi. Di quelli che cominciano con la lettera A ho tenuto solo Francesco Abate; è nato a Cagliari, ma non è ben chiaro se risieda altrove. Ha scritto due libri con Massimo Carlotto e in ogni caso io non associo la Sardegna al sud.

14 Aprile 2024 (domenica). L’intervista per iscritto raccolta da Fabio Pozzo (ne avevo parlato il 6 Aprile) compare in una versione inglese realizzata con un traduttore automatico e nemmeno aggiustata. L’effetto è ovviamente penoso.

14 Aprile 2024 (domenica). Nel corso delle mie ricerche odierne mi sono imbattuto in questo interessantissimo articolo del giornalista Lapo Lappin apparso sullo svedese Kvartal il 27 Settembre 2023. Se non volete usare un traduttore vi linko quest’altro articolo in Toscano pubblicato su Il Post il 10 Ottobre dello stesso anno. La cosa più interessante è la menzione dei due strumenti utilizzati per verificare lo stile dei testi e “smascherare” la Läckberg: Stylo e JGAAP. Consultato il prezioso amico Gabriele, ho optato per il secondo, che – come passaggio preliminare – ha richiesto solo l’installazione di Java. Ora cercherò di capire come funziona e se il software sarà in grado di farmi fare passi in avanti. Intanto oggi ho terminato la lettura di “Omicidio fuori stagione. La prima indagine sull’isola di Liten”, ma di questo vi parlerò più tardi.

14 Aprile 2024 (domenica). “Omicidio fuori stagione. La prima indagine sull’isola di Liten” l’ho terminato a metà pomeriggio. Il finale non è così sorprendente, inatteso o stravagante come ho letto in alcune recensioni, ma forse dipende dalla mia abitudine ventennale a un certo tipo di narrativa scandinava. Era da diverse decine di pagine che avevo ipotizzato che gli eventi avrebbero preso quella piega. Quel che viene prima è certamente meglio, ma non posso dirmi deluso, perché c’è un fatto che è impossibile tacere. Il finale di questo libro è così delicato e intimamente toccante che non può lasciare indifferenti. L’autore è un genitore, su questo non vi sono dubbi. Quello che emerge è una specie di grido, un urlo disperato e implorante. È come un appello ad ascoltare i nostri figli, a prenderci cura di loro, discretamente, affinché non si superi quel labile confine, il punto – evitabile – di non ritorno, che separa la felicità dalla tragedia. Tutto il romanzo descrive una comunità specifica, geograficamente ben delimitata, isolata, peculiare, chiusa, ostile, vagamente troglodita, che si autoalimenta e autoprotegge, ma nel finale tutto ciò si trasforma in poche righe in un elemento di valenza universale. Come se le vicende narrate da AJS, incidentalmente tra Svezia e Danimarca (ma avrebbe potuto essere una qualunque anonima comunità alpina), non fosse che un pretesto. Un po’ come quando si dice che la gallina non è che la scusa che l’uovo ha escogitato per perpetuare sé stesso. Il finale di questo libro è un atto esemplare di passaggio dal particolare all’universale. E di nuovo non posso che pensare a Perissinotto.

15 Aprile 2024 (lunedì). Ho riesumato questa vecchia intervista rilasciata da Perissinotto a Libreriamo il 14 Settembre 2017 in occasione della promozione del libro “La neve sotto la neve”. Alcuni passaggi sono molto interessanti, sopratutto per capire il suo rapporto con il giallo, il noir e certe ambientazioni nordiche. Cito alcuni estratti: [1] “L’elemento di novità rappresentato, fin dai primi anni Duemila, dai polizieschi nordici ha sicuramente influito sulla mia scelta per ciò che riguarda personaggi e ambientazioni.”; [2] “[…] il giallo nordico fa entrare prepotentemente i paesaggi naturali nella vicenda e nell’animo dei personaggi.”; [3] “[…] il noir rimane un romanzo sociale per eccellenza.”; [4] “[…] la neve sembra aver coperto ogni traccia, ma se la neve la conosci un po’ (e Kurismaa ed io la conosciamo), sai che sotto uno strato più superficiale, i cristalli possono conservare delle memorie preziose.”; [5] (come mi trovo nei panni di uno scrittore di thriller?) “È un piacevole ritorno al passato.”; [6] “Il mio primo romanzo […] è stato pubblicato esattamente vent’anni fa ed era un noir. Sulla quarta di copertina […del secondo libro di Saar] c’è scritto [che u]na parte di me aveva ancora una gran voglia di scrivere gialli, quella parte si chiama Arno Saar; nella collaborazione con il mio immaginario alter ego estone ritrovo la possibilità di tornare al genere con cui ho iniziato a scrivere e di farlo come se partissi da zero, cioè con enorme entusiasmo”; [7] “[…] il poliziesco si nutre di realtà […]”; [8] “La scrittura poliziesca obbliga a una grande disciplina e a un grande rispetto per il lettore […]. Il giallo ci costringere a trovare il punto d’incontro tra ciò che abbiamo voglia di scrivere e ciò che il lettore ha voglia di leggere. Dedicarsi al poliziesco non significa uniformarsi alle esigenze di un mercato di massa, ma significa non concentrarsi troppo su se stessi […]; raccontare storie di vittime e carnefici ci obbliga a riconoscere che, al mondo, ci sono storie più drammatiche e più forti della nostra […].”.

15 Aprile 2024 (lunedì). Ma se Perissinotto è già tornato al giallo nel 2016 con i due esperimenti legati allo pseudonimo estone di Arno Saar che senso ha ritentare questa strada con un nuovo pseudonimo? Questo dovrebbe escluderlo immediatamente dai possibili indiziati. E invece no. Per farvi capire cosa intendo vi riporto questo aneddoto che non si è mai capito quanto fosse una barzelletta (in effetti circola come tale tra gli statistici) e quanto si fondi su una base di realtà. Il passaggio che trovate qui è tratto dal libro “Innumeracy” (1988, pubblicato l’anno successivo anche da noi col titolo “Gli snumerati”) del matematico statunitense John Allen Paulos: “Un tizio, costretto a viaggiare molto per lavoro, era angosciato all’idea che sul suo aereo ci fosse una bomba. Così, dopo aver calcolato che la probabilità che ciò si avverasse era minima, ma non abbastanza per lui, adesso viaggia sempre con una bomba in valigia. Secondo lui, la probabilità che a bordo ci siano due bombe è infinitesimale”. Ecco, la probabilità che ci sia di nuovo in ballo Perissinotto è ritenuta dai più bassissima, praticamente nulla. E questo è un ottimo modo di sfuggire all’attenzione.

15 Aprile 2024 (lunedì). Ieri sera ho iniziato la lettura di “Un giorno di calma apparente. Benvenuti sull’isola di Liten”, uscito da una manciata di settimane. Nelle primissime pagine viene fatta una descrizione di Liten, di cui si dice avere un’estensione di 45 km². Poche pagine più avanti viene detto che la distanza tra Uppfinning (a sud-ovest) e Mörkrets (a nord-ovest) è di 15 km. Il sito dedicato al progetto ne mostra anche la forma. Se ipotizziamo che il percorso sia particolarmente tortuoso possiamo supporre che la distanza in linea d’aria sia la metà o giù di lì, e stimare che l’estensione dell’isola sia decisamente più grande, difficilmente meno di 70 km². Se assimiliamo l’isola a un cerchio, 45 km² indicano un raggio di 3,79 km, decisamente irrealistico. Questa è la mappa dell’Øresund. Le tre isole (reali) che si vedono sono Ven (di 7,5 km²), Saltholm (di 16 km²) e Amager (di 96 km²; se ci siete stati potreste non esservi nemmeno accorti di essere su un’isola). Liten dovrebbe trovarsi tra Landskrona e Malmö; forse un’isola così grande potrebbe non essere adatta a quella zona. Ho invece già detto dell’assurdità di avere isole vulcaniche tra Scania e Selendia. Lo scrittore avrebbe potuto approfondire meglio questi aspetti geografici, ma sappiamo già che ci parlerebbe di “geografia piegata alle esigenze narrative”.

16 Aprile 2024 (martedì). Venerdì scorso avevo scritto una mail a Cetta Leonardi, responsabile dell’ufficio stampa di Piemme. Le ho chiesto se poteva farmi avere i dati relativi alle vendite degli scrittori in catalogo per gli ultimi cinque anni e le ho spiegato come avrebbe potuto manipolarli matematicamente per evitare di comunicarmi le cifre reali, pur mantendo le proporzioni relative (in pratica moltiplicandoli/dividendoli tutti per un numero a me sconosciuto). Questa mattina la risposta: “Buongiorno, mi scusi per il ritardo nella risposta: ho inoltrato la sua richiesta ai colleghi che trattano questi dati, ma purtroppo mi hanno risposto che non possono fornirli in nessun caso. Mi dispiace, le auguro buon lavoro”.

16 Aprile 2024 (martedì). La mia lista di lavoro scende a 368 nomi. Di quelli che cominciano con la lettera B ho tenuto solo Marco Brosonetto, scrittore di thriller, di cui però non ho trovato nulla di significativo. Per ora lo lascio dentro.

17 Aprile 2024 (mercoledì). Dalle interviste che ho riportato a inizio indagine pare che siano in pochissimi a conoscere l’identità di AJS, anzi, sembrerebbe che solo il suo editor sappia. Ebbene, l’editor della narrativa di Piemme (e non solo) è Martina Donati, sul ruolo a partire dal 1 Settembre 2023. Stasera le ho scritto. Vediamo se ci saranno sviluppi.

19 Aprile 2024 (venerdì). Ho terminato la lettura anche di “Un giorno di calma apparente. Benvenuti sull’isola di Liten”, che si caratterizza per uno stile meno concitato e offre meno colpi di scena. A partire dalla seconda metà ho avuto persino l’impressione che l’autore non fosse lo stesso del primo libro.

19 Aprile 2024 (venerdì). La mia attenzione si è focalizzata sul fatto che in più occasioni, nel descrivere alcuni personaggi, si sia usata l’espressione “spostò/spostando il peso da un piede all’altro”. Mi aveva colpito anni fa durante le prime letture di gialli scandinavi. Una cosa che a me non verrebbe mai in mente di scrivere. Inserendo in Google Books la stringa “il peso da un piede all’altro” vengono restituite numerose occorrenze (qui). Molti i libri che non c’entrano nulla con la giallistica e, laddove si tratta di gialli, ho incontrato quasi solo autori stranieri. Il primo nome noto è quello di Camilla Läckberg. A questo punto ho deciso di ripetere la ricerca aggiungendo anche il nome dello scrittore. Sette i risultati per la Läckberg (qui); nessuno per Perissinotto (qui); nessuno per Arno Saar (qui); nessuno per Carlo Lucarelli (qui); due per Sandrone Dazieri (qui); nessuno per Donato Carrisi (qui); due per Maurizio De Giovanni (qui); nessuno per Gianrico Carofiglio (qui); nessuno per Marco Vichi (qui); nessuno per Alessandro Manzini (qui); nessuno per Piergiorgio Pulixi (qui); nessuno per Gaetano Savatteri (qui); nessuno per Massimo Carlotto (qui); nessuno per Antonio Pagliaro (qui); nessuno per Giuliano Pasini (qui); nessuno per Paolo Nori (qui). Ne deduco che l’autore debba aver fatto incetta di gialli scandinavi e che si sia meticolosamente segnato una serie di espressioni non tipiche della propria scrittura da inserire nei nuovi romanzi.

20 Aprile 2024 (sabato). “Un giorno di calma apparente. Benvenuti sull’isola di Liten” è un libro molto più introspettivo del precedente, ma allo stesso tempo fa emergere ancor più dell’esordio una serie di elementi fortemente simbolici. Difficile pensare che la cosa non sia voluta. Anche questo depone a favore di Perissinotto.

20 Aprile 2024 (sabato). Ho pensato a un eventuale messaggio nascosto nel nome Arwin J Seaman, tuttavia usando uno dei migliori generatori di anagrammi (l’Inge’s Anagram Generator) sia in Toscano che in Inglese non ho trovato nulla di significativo. Ho invece pensato che uno come Sandrone Dazieri avrebbe potuto usare il nome “Malin” come anagramma di “Milan”.

20 Aprile 2024 (sabato). In mattinata ho contattato Maria Guidi, correttrice di bozze, appassionata di libri e di destinazioni nordiche, e creatrice del blog I consigli librosi di Maria. Mi aveva colpito la presenza del suo profilo sul sito estone Link Tree. Le ho chiesto se si fosse fatta un’idea dello scrittore celato dietro lo pseudonimo AJS. Piuttosto veloce la sua risposta. Dà per scontato che sia un uomo (qui siamo d’accordo) e pensa ad Antonio Lanzetta e sopratutto a Maurizio De Giovanni. Lanzetta non ha nemmeno una pagina Wikipedia (cosa che non si addice a uno scrittore di successo), inoltre – stando alle info della sua bio – vive e lavora a Salerno. In più, sentito dalla stessa Guidi, ha dichiarato di non amare i thriller nordici (ma questo non significa nulla; come vi ho dimostrato otto anni fa con il caso Saar, all’inizio Perissinotto aveva negato con una certa, sebbene sospetta, disinvoltura di aver ambientato i suoi lavori più a nord del cosidetto Belgio). Per quanto riguarda Maurizio De Giovanni sappiamo che vive e lavora a Napoli, mentre noi cerchiamo un Padania-based writer. Tuttavia la cosa che mi ha colpito di più della mail di Maria Guidi è il fatto che avrebbe sentito un’intervista audio ad AJS con voce alterata, e questo è un punto che necessit assolutamente un approfondimento.

20 Aprile 2024 (sabato). Ho nuovamente fatto ricorso a Google Books e riusato la stringa “il peso da un piede all’altro” congiuntamente ad Antonio Lanzetta: non vi sono risultati (qui). Poi ho unito la stringa “il peso da un piede all’altro” con l’avverbio “ostinatamente” (molto usato da Seaman) e curiosamente è ricomparso “Lo scalpellino” di Camilla Läckberg, di cui avevo già parlato più sopra. Nessun risultato interessante sostituendo “ostinato” con “ostinatamente”, mentre usando “ostinata” è comparso un riferimento a Jo Nesbø. Sempre più evidente che Seaman o è la Läckberg o a lei si è fortemente ispirato. E, come vi ho già detto, quando si pensa a Camilla Läckberg non si può non pensare allo scandalo del suo ghostwriter. Pensando a un gostwriter mi è venuto in mente, oltre a Perissinotto, Stefano Mancini, che tuttavia vive a Roma ed è molto più orientato al mondo fantasy, e inoltre – classe 1980 – mi sembra leggermente troppo giovane per un’esalogia di questo livello.

21 Aprile 2024 (domenica). Giornata dedicata ai vecchi contatti del periodo Saar. La prima persona a cui ho scritto è stata Marialuisa Moro, autrice di diversi thriller/noir (qui i suoi libri su Amazon). Poi è stato il turno di Mattia Thibault, Federica Turco e Alessandra Chiappori. Infine ho scritto a Lapo Lappin per capire se in Svezia qualcuno abbia parlato del caso AJS.

21 Aprile 2024 (domenica). Ho scritto anche a Chiara Giacomi che proprio oggi ha fatto un post sul suo blog Il Baco da Seta.

Gauss-Putin: 100-0. Parte 5

Sono andato sul sito del ministero dell’interno italiano e mi sono scaricato i dati di affluenza delle recenti elezioni regionali d’Abruzzo (qui). Poi ho creato la gaussiana (che potete scaricare qui). Purtroppo il dato non è per sezione, ma per comune (quindi ci sono meno informazioni e sono meno omogenee), tuttavia – anche in queste condizioni nin proprio ideali – la curva è chiaramente una classica gaussiana. In una situazione di elezioni regolari le curve d’affluenza sono fatte così. Usate pure il mio file per esercitarvi con altre elezioni.

Ferri da stiro come maniglie

Visti nel ristorante dove ho fatto il pranzo di Pasquetta. Ci vado in media una volta ogni tre/quattro mesi, ma oggi ci hanno messo in una sala laterale, tra l’altro molto ampia e comoda, dove non eravamo mai stati e lì li ho visti. Applicati su porte di legno antico erano perfetti. Sto parlando di ferri da stiro antichi, non certo di quelli alimentati a corrente elettrica. Quelli di quando erano giovani le nostre nonne e bisnonne.

Profumi di Lituania

In questi giorni si respirano profumi di Lituania in casa mia: aneto (la componente prevalente), patate bollite e agurki marinati.

Marta è Morta in Lituania

Se la frase fosse scritta in maiuscolo sarebbe un bisenso, ma così il senso è uno solo. Quale?

Regino

Ieri sera mia moglie, a cena, davanti alla TV, ha avuto un’illuminazione: ha scoperto che la regina Elisabetta è morta. Poi, a un certo punto mi ha detto: e quindi chi sono la regina e il regino adesso?

La droga fa male, il FentaNetflix fa peggio.

Gauss-Putin: 100-0. Parte 4

Come si fa a creare milioni di voti pro-Putin fasulli? L’aspetto pratico finale è quello più elementare: o si introducono nei seggi scatoloni di schede già pre-votate o, se si vuole risparmiare tempo, si alterano semplicemente i verbali di seggio o, ancor più semplicemente, si manipola la comunicazione dei risultati da trasmettere alla commissione elettorale centrale (senza nemmeno preoccuparsi di alterare i verbali redatti dai presidenti di seggio). Tutte e tre le modalità sono state documentate in queste ultime elezioni presidenziali (e, ovviamente, in quelle precedenti). Qui, però, sono più interessato a parlarvi di un altro aspetto, che viene prima: quello della pianificazione.

Anni fa lavoravo per il dipartimento di pianificazione operativa di una multinazionale delle telecomunicazioni. Quello che ricevevo come input ogni anno era la cosidetta “domanda”, ovvero il numero annuo di pezzi (SIM, connessioni internet, opzioni, …) che casa madre richiedeva come target di vendita all’Italia (cosidetta). Il mio compito era quello di spacchettare la domanda aggregata in qualcosa di più dettagliato. Tre le linee su cui operavo. La prima era quella temporale (la distribuzione della domanda annua andava riportata, attraverso calcoli di stagionalità, su base semestrale, trimestrale e infine mensile); la seconda era quella di canale (diretto e indiretto); la terza era quella geografica (dalla domanda globale si passava a quella per aree Nielsen e, all’interno di ciascuna area Nielsen, si prendeva in considerazione l’ulteriore suddivisione regionale e/o provinciale, o comunque territoriale). Per le ultime due fasi operavo con criteri storici che venivano poi aggiustati in base alla sensibilità commerciale dei miei capi.

Con le elezioni russe è la stessa cosa, anche se tutto è più semplice. Si decide innanzitutto, anche qui a livello centrale, qual è il risultato che deve ottenere Putin e quale deve essere l’affluenza. Non esiste la necessità di una ripartizione temporale, mentre i cosidetti canali si riducono alla dicotomia tra votazioni cartacee tradizionali (maggioritarie) e votazioni elettroniche (minoritarie ovunque, tranne a San Pietroburgo e sopratutto a Mosca, dove sono state comprensibilmente prevalenti). Dunque il vero lavoro ha riguardato la ripartizione territoriale, dal livello macro dell’oblast sino al livello micro del singolo seggio. Tuto qui. Banale. Questo sistema, semplicissimo, permette in ultima analisi di definire qual è il numero di voti pro-Putin che deve garantire il singolo seggio. Il resto è consequenziale. Se nel seggio X i voti E effettivi per Putin sono uguali o superiori a quelli P pianificati non è necessario fare nulla; se non è così basta aggiungere ai voti E il delta P-E. Un gioco che richiede competenze da bambinetti di terza elementare.

Gauss-Putin: 100-0. Parte 3

La manipolazione delle elezioni russe è una pratica che si compone di un mix di diversi elementi. Vediamo quali. Il primo passo consiste nello sbarramento all’ingresso, ovvero nell’esclusione dalle votazioni dei candidati potenzialmente pericolosi (si va dal cavillo tecnico, all’imprigionamento, all’omicidio mascherato da morte naturale o accidentale). In secondo luogo viene instaurato un clima repressivo (in realtà nella Russia dell’ultimo Putin questa è più una costante che un’estemporaneità tirata fuori ad hoc) che porta a vietare le manifestazioni di dissenso riferite o riferibile all’opposizione, con i ben noti relativi arresti temporanei (da qualche ora a qualche giorno). In terzo luogo vi sono il massiccio controllo dell’informazione e i noti meccanismi persuasivi della propaganda (con alterazione dei dati o vere e proprie notizie fabbricate ad arte). Da ultimo ci sono modalità di voto per natura non verificabili (come il voto elettronico) o, più semplicemente, basate su una forma implicita di condizionamento (come il non obbligo alla piegatura delle schede prima di uscire dalla cabina elettorale; problematicità amplificata dall’uso di urne trasparenti, che in sé non sarebbero necessariamente un elemento negativo). Questo è quello che avviene a partire da mesi e settimane prima, poi c’è ciò che caratterizza la tornata elettorale vera e propria, e le ore e i giorni di poco precedenti all’evento elettorale. Esclusione o forte limitazione di osservatori internazionali, esclusione o forte limitazione di organizzazioni indipendenti nazionali come Golos (costrette a operare infiltrando i loro osservatori, con rischi non certo nulli), limitazione del ricorso a mezzi elettronici di verifica (telecamere), forme di pressione per orientare il voto (come le indicazioni pervenute ai dipendenti di alcune aziende statali da parte dei loro dirigenti, pena conseguenze gravi). La storia dell’Unione Sovietica insegna inoltre che in queste occasioni entra in funzione anche un meccanismo ben oliato: quello della delazione multilivello. Da ultimo c’è quel che succede dopo il voto, vale a dire la manipolazione vera e propria dei risultati, che nelle ultime elezioni ha riguardato due aspetti. Il primo, di cui ho parlato nel post precedente (e di cui parlerò in modo più tecnico nel prossimo), ha riguardato la fabbricazione di voti per Putin; il secondo ha riguardato la conversione di voti da Vladislav Davankov a Putin.

Perché tutto questo? In una dittatura non è sufficiente vincere le elezioni, ma è necessario farlo con certi numeri per mandare messaggi ben precisi, sia all’interno dei propri confini che all’esterno. L’esigenza del risultato plebiscitario per Putin è abbastanza ovvia da spiegare e infatti ne hanno parlato tutti, esperti e non. Il ridimensionamento di Davankov, invece, è rimasto sotto traccia. La probabilità di avere tre candidati minori con percentuali simili e ugualmente contenute è piuttosto bassa, ma in questo tipo di elezioni “Putin-piglia-tutto” avrebbe potuto apparire del tutto ragionevole a chi non abbia adeguatamente approfondito la situazione russa. Per quanto nessuno dei tre candidati posticci alternativi a Putin fosse realmente un candidato di opposizione Davankov è, dei tre, quello che appariva più liberale, ma anche quello su cui molti degli elettori anti-Putin avevano deciso di far convergere il loro voto di protesta (gli altri hanno annullato il voto, o votato scheda bianca o non si sono presentati). Non tanto perché credessero in lui, ma per mandare un segnale allo stesso Putin. Il risultato di Davankov, dunque, andava nascosto. Nessuno oltre Putin doveva avere visibilità, perché non conta solo il passato, ma anche il futuro. Andava cioè impedito a chiunque di poter accomodarsi sulla rampa di un possibile antiputinismo, che gli oppositori veri avrebbero immediatamente (e giustamente) sfruttato per dare voce a chi non ne ha. Alcuni di questi travasi di voto sono stati documentati da alcuni osservatori a proprio rischio.

La necessità di arrivare al risultato desiderato ha fatto sì che questa volta la manipolazione delle elezioni sia andata oltre ogni più ragionevole spudoratezza, riguardando – come hanno dimostrato gli analisti indipendenti – anche luoghi come Mosca e San Pietroburgo, solitamente caratterizzate da risultati più liberi rispetto alla Russia profonda.

Gauss-Putin: 100-0. Parte 2

Vediamo quale è stato il lavoro di Shpilkin (che – non dimentichiamolo – prima di essere inserito tra le schiere dei nemici della Russia, aveva vinto il PolitProsvet, un importante premio indipendente per l’analisi politica). Recuperati i dati ufficiali delle elezioni forniti dalla commissione elettorale centrale, Shpilkin ha mappato su un grafico tutti i seggi elettorali (circa 95.000) organizzandoli in base all’affluenza.

Come già detto nel post precedente, in una situazione normale (cioè in caso di elezioni senza brogli) il grafico mostrerebbe una curva simmetrica a campana, con il picco a indicare l’affluenza media delle elezioni. La curva trovata da Shpilkin, invece, mostra una situazione normale nella sua parte sinistra, cioè fino al picco, ma profonde anomalie nella sua parte destra, con un frastagliamento sùbito dopo il picco, che la porta sì a scendere ma in modo non uniforme, e un’inattesa risalita a partire da valori di affluenza molto elevati (dove invece dovremmo avere una discesa rapida che dà luogo alla caratteristica coda di destra).

Cosa significa tutto ciò? La risposta è elementare, per non dire banale. In molti seggi è stata fatta un’operazione di insufflaggio: si sono cioè letteralmente creati voti artificiali per Putin. L’aggiunta di questi voti, infatti, ha da un lato aumentato le percentuali di affluenza, dall’altro ha gonfiato i voti per Putin. Come è stato possibile dimostrarlo? Come già detto, in condizioni normali l’aumento di affluenza non dovrebbe cambiare (se non marginalmente) la composizione del voto (quindi la forma della campana). E invece si è scoperto che nei seggi con affluenza oltre l’80% la proporzione di voti per Putin è anch’essa aumentata in modo anomalo rispetto ai seggi campione con percentuali di affluenza intorno alla media o sotto media. Facciamo un esempio. Prendiamo un seggio regolare con 1.000 elettori aventi diritto e 650 votanti (affluenza del 65%). Immaginiamo, tralasciando per semplicità il caso di schede bianche e nulle, che Putin raccolga il 58% dei voti (377) e che i candidati di opposizione raccolgano il 42% restante (273). Cosa succede se aggiungiamo 300 schede fittizie tutte a favore di Putin? L’affluenza salirebbe a un improbabile 95% e i voti per Putin passerebbero dal 58% al 71,26%.

Alcuni dei pochissimi osservatori indipendenti che si sono presi la briga di fotografare i verbali delle commissioni dei vari seggi (cosa permessa dalla legge) hanno esattamente dimostrato come i valori di affluenza scritti sul report del seggio differivano da quelli pubblicati (tutti nella stessa direzione di un pompaggio delle percentuali di affluenza).

Come se non bastasse in un numero abnorme di seggi (abnorme rispetto alla normalità statistica) si sono registrati valori di affluenza senza decimali, come 75%, 80%, 85%, …, un fenomeno già riscontrato nelle elezioni precedenti e oggi noto con il nome di “sega di Churov”, dal nome dell’ex capo della commissione elettorale centrale Vladimir Churov.

Le stime degli analisti parlano di voti falsi a favore di Putin nell’ordine di 20/30 milioni, il che riporterebbe il consenso reale per Putin su percentuali ragionevolmente comprese tra il 50% e il 60%, valori dignitosissimi in una democrazia occidentale, ma inaccettabili in Russia, specie per Putin.

Gauss-Putin: 100-0. Parte 1

Tutte le elezioni sovietiche, prima, e russe, dal 1991 in avanti, sono irregolari. Non c’è una sola persona sana di mente che, nel profondo della propria coscienza, sosterrebbe il contrario (Salvini compreso, che non è esattamente un’aquila; anzi). Non solo sono irregolari, ma lo sono in modo profondo e sfrontato.

Come facciamo a saperlo? Ce lo dice la matematica (in particolare la statistica), in cui i Russi, tra l’altro, sono e sono sempre stati particolarmente abili.

Probabilmente in questi giorni avete sentito parlare del cosidetto “metodo Shpilkin”, che prende il nome dal matematico Sergey Shpilkin. Shpilkin, assieme ad altri (come Dmitry Kobak dell’università di Tubinga e Maxim S Pshenichnikov dell’università di Groninga), ha dimostrato come tutte le elezioni russe degli ultimi due decenni sono state alterate a favore dei candidati e/o dei partiti di regime. Non lo ha dimostrato ora: è un lavoro che prosegue da anni (non a caso lo studioso è attualmente considerato un agente al soldo dell’Occidente; la solita storia). In questi giorni si è solo certificato che le ultime elezioni sono state ancora più truccate delle precedenti e che lo si è fatto in modo ancor più impudente.

Il cuore della matematica utilizzata da questi autori è talmente semplice da risultare comprensibile (almeno a livello di descrizione) a mia figlia di 12 anni. Gira tutto attorno al concetto di distribuzione di frequenza.

Lo scorso anno scolastico nella scuola di mia figlia c’erano tre quinte, ciascuna di 27 alunni, con una prevalenza di femmine su maschi 55% a 45% circa. Quest’anno ci sono ancora tre prime (medie) di 27 alunni ciascuna. Alcuni dei vecchi ragazzi hanno cambiato scuola, altri se ne sono aggiunti da fuori e tutte le classi sono state rimescolate. Quello che si è mantenuto è il numero di alunni in ciascuna classe e la prevalenza femmine/maschi. La prima lezione di matematica si è svolta in termini di un gioco istruttivo; un gioco statistico. Per favorire la conoscenza reciproca la professoressa ha preparato una tabella molto semplice nella quale ha inserito alcune informazioni relative a nome, cognome, nazionalità, sport preferito e poco altro. Poi ha insegnato ai ragazzi a costruire un istogramma per mostrare loro, ad esempio, la frequenza con cui ricorrevano sport e nazionalità. Per dimostrare le frodi dietro le elezioni russe non serve quasi nient’altro.

Immaginate una classe di 27 alunni e costruite delle bande (dovrei chiamarle anch’esse classi, ma il termine si confonderebbe con il concetto di classe-aula usato a inizio periodo) di ampiezza 5 cm per misurare l’altezza dei ragazzi. Oppure delle bande di ampiezza 5 kg per misurare il peso dei ragazzi. Se tracciate l’istrogramma che ne deriva (le bande, o per semplicità il loro valore centrale, sull’asse x e il numero di alunni sull’asse y) vi troverete di fronte alla classica forma a campana, detta appunto gaussiana.

Cosa succede alla forma della curva al variare del numero degli alunni di una classe? In genere sui grandi numeri, si osservano variazioni molto marginali perché le proporzioni in gioco non cambiano. Facciamo un esempio reale, sempre riferito alla scuola di mia figlia. Nelle tre quinte i ragazzi con i capelli lunghi erano solo tre e distribuiti uno per ciascuna delle tre sezioni. Ora sono tutti e tre nella classe di mia figlia (tranquilli: i capelli non sono abbastanza lunghi per farli dei futuri papabili fidanzati di mia figlia). Se creiamo tre bande di lunghezza dei capelli dei ragazzi (molto corti, corti normali, lunghi almeno fino alle spalle) l’istogramma che ne deriva non cambia molto se in classe, su 12/13 ragazzi, c’è un solo ragazzo coi capelli lunghi oppure tre. La campana resta una campana, e le code restano code. Per far sparire la coda di destra facendola sollevare al valore della parte centrale o persino oltre serve ben altro. Serve un trucco. Se infatti tracciamo l’istrogramma della lunghezza dei capelli delle ragazze (dove è praticamente normale portare i capelli lunghi) con le tre bande – corti o lunghi fino alle spalle, lunghi a metà schiena, lunghi fino alla bassa schiena – ne emergerebbe comunque una campana. Avere una prevalenza di ragazze con i capelli corti o lunghi fino al sedere sarebbe una rarità. Prendendo in esame gli istogrammi relativi a peso, altezza, lunghezza dei capelli, colore di occhi e capelli, di tutte le classi di un Paese le curve a campana sarebbero la quasi totale maggioranza e le eccezioni una esigua minoranza. Se così non fosse ci sarebbe qualcosa che non va.

Serpenti nel secchio

Prendete un secchio con circa tre quarti d’acqua e lo mettete su una bilancia di precisione. Registrate la lettura del display. Avete due serpenti di legno con cui giocavate da piccoli. Il primo è un serpentello non troppo lungo e dal corpo esile, il secondo ha dimensioni maggiori, sia per lunghezza che diametro. Prendete il primo serpente per la coda, lo tenete sollevato in alto e, senza toccare né secchio né bilancia, lentamente ne immergete la testa in acqua per cinque cm. Cosa succede al display della bilancia? Cosa succede se lo immergete per 10 cm? Cosa succede ripetendo le due operazioni con il serpente di dimensioni maggiori?

Al primo giro chiedo a Mauro (e solo a lui) di non intervenire.

FentaNetflix

La dipendenza di mia moglie.

I don’t

Fruit flies like a banana. I don’t.

Come tradurreste “I don’t”?

Ma se è fatta di alluminio perché si chiama stagnola?

Se lo è chiesto mia figlia l’altro giorno. Non difficile la risposta: perché in passato (un secolo fa) era fatta di stagno, poi la tecnologia ha sostituito lo stagno con l’alluminio, ma il nome è rimasto.

La cosa interessante (almeno per me) l’ho però scoperta quando ho cercato di capire in quali altri contesti venisse usato l’aggettivo stagnolo. Gli aggettivi derivati da stagno sono infatti stannico e stannoso. Ebbene, stagnolo non esiste, ma solo stagnola, che dunque è un sostantivo. Cioè, nella locuzione “carta stagnola” stagnola è un’apposizione, come lo è regina nella locuzione “regina Elisabetta”.

Non ci riesco

Oggi mi sono imbattuto in un quiz per ragazzini di prima e seconda media che, vi giuro, non sono in grado di risolvere. O meglio, non sono in grado di risolvere utilizzando la scorciatoia che è richiesta a un ragazzino di quell’età. Vi illustro il problema in una forma diversa, ma equivalente all’originale.

Alduino si reca al mercato e ha con sé quattro mele verdi. Al mercato ci sono due bancarelle dove può scambiare le sue mele secondo la regola seguente: se dà una mela verde al proprietario della prima bancarella riceve in cambio quattro mele rosse. Se dà una mela rossa al proprietario della seconda bancarella riceve in cambio tre mele verdi. Fa uno scambio alla volta e può decidere di rivolgersi all’una o all’altra bancarella. Al termine del decimo scambio si ritrova con 28 mele. Quante di queste sono rosse?

Quante teste?

Tutti noi siamo fatti di qualcosa che ha due, tre e quattro “teste”. Di cosa si tratta?

Io OpenAI, tu OpenASTI, egli OpenÒ, …

È così difficile imparare la pronuncia di OpenAI?

GR come Groenlandia

Tratto della A4 tra Brescia e Verona, mia figlia vede un camion targato LT e mi chiede di giocare al gioco delle targhe. Così ci mettiamo a guardare tutte le targhe straniere dei veicoli che sorpassiamo o che ci sorpassano. Quando le chiedo a quale Paese corrisponde la sigla GR lei non mostra incertezze: Groenlandia.

Storcicollo

Il weekend di settimana scorsa a Valeggio sul Mincio deve aver risvegliato certe competenze linguistiche di mia moglie, che a un certo punto se ne è uscita con lo storcicollo.

Uvi

Sabato scorso, poco fuori Valeggio sul Mincio, mia moglie ha notato dei vitigni. Scendendo dal Lago di Garda di vitigni ne abbiamo visti molti, sebbene in questa stagione i tralci siano ancora senza foglie e grappoli. A un certo punto ha avuto un’illuminazione: ma quelli sono uvi?

Passaspazi

Non ho mai avuto passatempi, solo passaspazi.

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